Quest’anno sono aumentate le raccolte differenziate domestiche degli imballaggi, mentre hanno registrato un brusco calo quelle presso le isole ecologiche (in particolare i rifiuti elettrici ed elettronici) e quelle legate alle attività industriali e commerciali . Il rapporto l’Italia del Riciclo, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular
La pandemia da Covid-19 ha colpito duramente anche il settore dei rifiuti, che è riuscito comunque a tamponare le emergenze, garantendo la raccolta, il trattamento e il riciclo. Quest’anno, infatti, sono aumentate le raccolte differenziate domestiche degli imballaggi, mentre hanno registrato un brusco calo quelle presso le isole ecologiche (in particolare i rifiuti elettrici ed elettronici) e quelle legate alle attività industriali e commerciali.
E non poteva essere altrimenti viste le molte chiusure di molte attività legate al lockdown e non solo. “Per centrare gli obiettivi di Circular Economy fissati a livello europeo, serve semplificazione amministrativa e nornativa e misure di sostegno al mercato dei prodotti riciclati, da attivare anche sfruttando i fondi che arriveranno nel prossimi mesi con il Piano Next Generaion Eu”.
Sono queste le principali evidenze emerse nel corso della presentazione, rigorosamente on line, del rapporto annuale L’Italia del Riciclo, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular, l’Unione delle imprese per l’economia circolare. Le performance delle varie filiere raccontano di un 2019, l’anno che ha preceduto la pandemia, particolarmente favorevole per quanto riguarda il riciclo degli imballaggi: oltre 9 milioni e mezzo di tonnellate avviate a riciclo, raggiungendo il 70% dell’immesso al consumo. Un tasso che pone il nostro Paese su livelli di avanguardia in Europa, testimoniato anche dei livelli di recupero dei vari materiali: la carta all’81%, il vetro al 77%, la plastica al 46%, il legno al 63%, l’alluminio al 70%, l’acciaio all’82%. Livelli che sfiorano e a volte superano gli obiettivi che la nuova direttiva impone di raggiungere al 2025.
Luci e ombre, invece, per le altre filiere. Ancora non centrano gli obiettivi europei le raccolte dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) che hanno raggiunto il 38%, ancora distante dal quel 65% fissato per il 2019. Stesso discorso per la raccolta delle pile (43%, due punti sotto il target), così pure per la percentuale di reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso, al di sotto della soglia dell’85% del peso del veicolo, decisamente lontana dal 95% di recupero complessivo previsto per il 2015. Mostrano trend in crescita i rifiuti tessili, quelli da costruzione e demolizione, gli oli minerali e quelli vegetali, così pure la frazione organica dei rifiuti urbani. Per quanto riguarda gli pneumatici fuori uso, la raccolta ha raggiunto l’obiettivo nazionale, avviando a recupero di materia oltre 150 mila tonnellate e a recupero energetico 116 mila tonnellate.
“Per sviluppare l’economia circolare, favorire innovazione e nuovi investimenti – ha commentato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – sarebbe utile ridurre i tempi troppo lunghi per le autorizzazioni di attività di riciclo che generano prodotti (End of Waste), sottoposte a un doppio regime di controllo. Nell’uso delle risorse europee del Recovery Fund è necessario finanziare la ricerca e l’innovazione delle tecniche di riciclo in settori che hanno potenzialità ambientali e di sviluppo, come le plastiche miste e i Raee, e per aumentare l’impiego di materiale riciclato in sostituzione di materie prime vergini”.
Il Rapporto fornisce anche una panoramica degli effetti che ha avuto la pandemia sul riciclo dei rifiuti urbani e speciali. L’indagine, condotta tra settembre e ottobre di quest’anno, ha coinvolto imprese, consorzi di filiera, utility, associazioni di categoria. Oltre la metà degli intervistati ha riscontrato, tra marzo e maggio, riduzioni significative delle raccolte differenziate superiori al 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Prendendo in esame i risultati dei primi quattro mesi del 2020, si è registrato, rispetto allo stesso periodo del 2019, in incremento di oltre il 7% della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio dovuto all’aumento del commercio on line (per la carta si è registrato un +10%).
Riduzioni importanti, superiori anche al 10%, per tutte le filiere legate alle attività industriali e commerciali. Ripercussioni pesanti i sono registrate su altri due fronti. La riduzione degli sbocchi verso l’estero e verso l’interno a causa del blocco/crisi di alcuni settori produttivi ha determinato il crollo della richiesta di materie primi riciclate e una maggiore competizione da parte delle materie prime vergini per il crollo dei loro prezzi. Altro effetto negativo è stato il rallentamento e i tegli agli investimenti programmati nel settore dei rifiuti.
“L’epidemia – ha sottolineato Paolo Barberi, Presidente di Fise Unicircular – ha evidenziato alcune carenze di dotazioni impiantistiche e la necessità di nuove tecnologie di riciclo per alcune tipologie di rifiuti. Il sistema italiano del riciclo è in grado di affrontare e nuovi e più ambiziosi target europei per l’economia circolare, purchè si facciano ulteriori sforzi per migliorare la qualità delle raccolte, venga promosso l’uso dei prodotti ‘circolari’ e siano recuperati i ritardi e le carenze impiantistiche ancora presenti in alcune aree del Paese”.
Con l’aumento della quantità di rifiuti riciclati, evidenzia il rapporto, occorrerà promuovere un impiego più consistente dei materiali generati dal riciclo dei rifiuti, ricorrendo a prodotti e beni riciclati negli acquisti pubblici (Green Public Procurement) e introducendo l’obbligo, per determinati prodotti e opere, di un contenuto minimo di riciclato, anticipando quanto previsto dal Piano europeo sull’economia circolare.