È fatta. La Camera ha votato il bilancio di previsione 2021. C’era stata esultanza il 22 dicembre alla approvazione definitiva da parte della Commissione bilancio dell’emendamento finalizzato, in sostanza, a dare una buona sistemata a Palazzo Olivieri, sede del Conservatorio Rossini.
La norma, presentata dal capogruppo di Forza Italia Maria Stella Gelmini in accordo con gli altri gruppi, dispone infatti che “Al fine di provvedere alle spese per interventi strutturali e di messa in sicurezza nonché di manutenzione ordinaria e straordinaria di edifici di particolare valore storico-artistico che non sono di proprietà dello Stato e che ospitano conservatori musicali nello stato di previsione del ministero della Università è istituito un fondo con una dotazione di sette milioni di euro per l’anno 2021”.
Ma c’è stato anche un brivido quando il mattino seguente, a conferma della saggia prudenza comunicativa della Fondazione Rossini, proprietaria del Palazzo, alle 9.25 il relatore Melilli comunicava che “l’Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione del provvedimento al fine di consentire un riesame di alcune disposizioni che presentano profili problematici…”. Era accaduto che la Ragioneria dello Sato aveva formulato “rilievi” su diversi emendamenti esposti in una comunicazione – trasmessa dal ministero della Economia alla Camera – suddivisa in vari paragrafi: “carenza di copertura”, “carenza di relazione tecnica”, ecc. Quello che interessa Pesaro, l’89.22, era ricompreso nel paragrafo “Riformulazioni e segnalazioni”, meno preoccupante dei primi, ma sempre fonte di incertezza.
Il rilievo però per me resta un mistero: consultati gli atti, nel testo della Ragioneria dello Stato, allegato al resoconto dei lavori della Commissione, risulta aggiunta solo una virgola dopo la parola euro, peraltro neppure riprodotta nel testo poi trasmesso di nuovo, poco prima di mezzogiorno del 23 dicembre, alla Assemblea.
Sono ormai decenni che una misura risolutiva volta a eliminare le numerose criticità di Palazzo Olivieri era attesa. E finalmente è giunto lo stanziamento di cui fruirà per sei milioni (questa è l’intesa con il ministro per l’Università che emetterà i decreti di erogazione) la Fondazione Rossini. Potranno così essere avviate le manutenzioni straordinarie dell’edificio settecentesco in assenza delle quali i Vigili del Fuoco, ad esempio, erano stati costretti tempo addietro a dichiarare la inagibilità dell’auditorium dell’Istituto con conseguente forte compressione della sua attività.
La norma approvata riveste una particolare finezza tecnica che va sottolineata. La Fondazione Rossini infatti non può essere diretta destinataria di finanziamenti da parte dello Stato per gli aspetti del Palazzo che l’ordinamento vigente collega al funzionamento didattico dell’Istituto, restando a suo carico la manutenzione della struttura. Si tratta di uno schema ricorrente per cui lo Stato fornisce un servizio pubblico, in questo caso l’istruzione musicale, e l’ente locale provvede alla logistica. Ed il creditore non può finanziare il debitore perché gli venga corrisposto il dovuto. Ne ho avuto esperienza diretta diversi anni fa quando, disponendo di una buona somma donata da un benefattore che avrei voluto utilizzare per il cadente portone principale, l’Avvocatura dello Stato mi indusse ad usarla per altra esigenza di funzionamento essendo la destinazione desiderata inibita “pena l’imputazione per danno erariale”: a quella manutenzione “era compito” della Fondazione.
In sede locale poi la situazione appariva ancor più frustrante a fronte del provvedimento governativo del settembre scorso che ha finanziato in modo consistente (fino a dieci milioni ciascuno) “gli immobili di proprietà pubblica” fruiti dai conservatori: essendo Palazzo Olivieri di proprietà privata (la Fondazione) non aveva potuto rientrare tra i destinatari delle risorse. A volere essere sottili anche il Conservatorio Rossini dovrebbe giovarsi di questi tipo di aiuti data la situazione atipica di Pesaro: la “proprietà” della Fondazione manca del principale requisito, la disponibilità, essendo l’uso del palazzo prerogativa esclusiva dello Stato.
Perché dunque non fornire i finanziamenti per renderne erogabile al meglio il servizio pubblico della istruzione accampando la molto formalistica motivazione della assenza di proprietà? Nel 1940 questa fu accollata alla sede locale al fine di gravarla degli obblighi manutentori. “Proprietario” dunque servus più che dominus. Comunque la espressione chiave della nuova norma è “edifici di particolare valore storico-artistico che non sono di proprietà dello Stato”. E qui ci siamo perché in data 24.7.1996 la Soprintendenza delle Marche ha apposto il vincolo e “sottoposto a tutela” Palazzo Olivieri, in Pesaro, in quanto bene storico-artistico aprendo una ulteriore valvola per interventi sull’immobile che si affiancano a quelli della Fondazione. Mi permetto di ricordare che fu la stessa via d’uscita da me utilizzata anni fa per ripristinare pavimenti sconnessi del piano terra del Palazzo. È vero che la manutenzione è a carico della Fondazione, argomentai, ma tra gli obiettivi dello Stato c’è anche quello di tutelare gli edifici storici con facoltà di legittimo intervento aggiuntivo, per la specificità della struttura, a quello manutentorio dell’obbligato. I Beni Culturali furono d’accordo e finanziarono.
Trovata la soluzione tecnica, mancava l’altra, ardua componente: il consenso politico.
“Non basta l’arte quando non ha per compagna la natura”, sosteneva un ambasciatore veneto. E le buone ragioni della malridotta sede del Conservatorio non avrebbero sfondato se la “natura”, val dire la politica, non avesse assecondato la richiesta. E qui Gianni Letta, presidente della Fondazione Rossini e, come noto, raffinato e colto tessitore di costruttive relazioni, insieme a Matteo Ricci, sindaco della “Città della musica”, il quale ha messo a frutto anche i suoi collegamenti ministeriali, con intenso ed encomiabile impegno – cui hanno attivamente concorso il vicesindaco Vimini ed il presidente Giordano – hanno portato maggioranza e opposizione a sostenere lo stesso obiettivo. È stato così ridato vigore, oltre che al Conservatorio e alla Fondazione, anche a Pesaro “Città della Musica”, tale riconosciuta dall’Unesco per la sua intensa, variegata e qualificata attività musicale. Ottimo esempio per l’alta politica dinanzi ai pesanti problemi che il Paese deve risolvere. E quando si passerà alla fase attuativa sarà bene non trascurare quei professionisti che conoscono a fondo i problemi del Conservatorio come l’architetto Marco Gaudenzi o l’architetto Simonetta Fabbri la quale, “monitorate” gratuitamente con elaborato progetto nel corso della mia gestione, insieme all’ing. Rossi, le criticità della struttura (adeguamento aule, caldaie, infissi, tetto, scarichi fognari, certificazione antincendi, servizi igienici, uscite di sicurezza, portone principale) aveva calcolato proprio in sei milioni la spesa necessaria quanto meno per le emergenze.
Giorgio Girelli, presidente emerito del Conservatorio Rossini