La società in orbita Cassa Depositi e Prestiti presieduta da Pasquale Salzano e fulcro del Patto per l’export è pronta per un grande salto di qualità. Non solo l’ingresso nel capitale delle aziende desiderose di scommettere all’estero, ma anche intercettare i mercati pronti ad accogliere le nostre eccellenze
L’Italia e le sue eccellenze non hanno certo bisogno di biglietti da visita. Ma di un buon compagno di viaggio, quello sì. La grande pandemia non ha piegato la voglia di export delle imprese italiane, ansiose di tornare protagoniste nei grandi scacchieri internazionali. Ma spesso le buone intenzioni, non bastano. Serve uno scudiero fedele e preparato su cui poter contare quando si vuole portare un business all’attenzione dei mercati. Possibilmente dotato di un buon fiuto, per intercettare mercati pronti ad accogliere a braccia aperte il meglio della nostra offerta.
Simest, società in orbita Cassa Depositi e Prestiti presieduta da 12 mesi dal presidente Pasquale Salzano, ex ambasciatore italiano in Qatar, vuole essere esattamente questo. E, numeri alla mano, ci sta riuscendo e con una marcia in più. Non solo advisor di buone idee e prodotti d’eccellenza, ma vera e propria forza motrice delle imprese grazie all’ingresso, pro-tempore e con una quota di minoranza (fino al 49%) nel capitale.
UN TURBO PER L’EXPORT
Il senso della missione di Simest, l’ha dato lo stesso Salzano, gran conoscitore delle dinamiche inerenti ai mercati esteri, che talvolta sfuggono agli imprenditori italiani. “Il nostro obiettivo è far sì che gli imprenditori non si sentano soli e recuperino la piena fiducia nel ruolo delle istituzioni e dello Stato e nella loro capacità di aiutarli. Anche all’estero”, ha spiegato Salzano in un’intervista al Sole 24 Ore. Non è un mistero che Simest sia a tutti gli effetti fulcro e polmone di quel Patto per l’export siglato lo scorso giugno e recante la firma del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ispiratore del progetto.
“Oggi”, racconta Salzano dalle colonne del quotidiano di via Monte Rosa, “riceviamo e valutiamo l’interesse delle imprese a intervenire nei mercati esteri”. Il punto è che “l’impresa, soprattutto quella medio-piccola, spesso non ha un approccio consapevole rispetto alla possibilità di investire al di fuori dei confini nazionali. E, invece, bisogna conoscere il contesto, studiare il paese verso cui ci si muove e chiedere aiuto a chi può garantire un sostegno efficace e Simest può essere anche un advisor istituzionale e non soltanto un partner di lungo periodo nel capitale delle aziende”.
LE DUE SVOLTE DI SIMEST
Due svolte per Simest: primo, la possibilità di entrare nel capitale delle imprese che vogliono andare a competere all’estero, ma senza impattare minimamente sulla governance. Secondo, un vero e proprio percorso di accompagnamento per le aziende italiane pronte a sbarcare oltreconfine grazie a un network di esperti, selezionati da Simest e dalla Farnesina, che avranno una duplice funzione. Da una parte fornire la consulenza più adeguata alle imprese, dall’altra effettuare una vera e propria azione di scouting per individuare contesti favorevoli al business tricolore.
Per Salzano, soprattutto il secondo, è quel “passo in più che potremmo e vorremmo fare: pensare a come poter sostenere ancora di più e meglio le aziende che operano oltreconfine. Vorremmo essere noi più proattivi e andare a cercare le opportunità di investimento sui mercati internazionali per le piccole e medie aziende della penisola”.
LA CERTEZZA DEI NUMERI
Missione non facile offrire questo doppio elisir a un portafoglio di 200 imprese. Ma ne vale la pena. E poi i numeri sono dalla parte di Simest. “Il nostro portafoglio equity”, sottolinea lo stesso manager dal lungo passato in Eni, “consta di 250 partecipazioni per un investimento complessivo di circa 730 milioni distribuito in tutti e cinque i continenti. Si tratta di un ruolo importante per le Pmi e le imprese familiari”.
C’è dell’altro, come i finanziamenti agevolati alle aziende, sotto il cappello del Fondo 394. Simest ha messo a disposizione delle imprese molti aiuti per fronteggiare i mesi di difficoltà. Negli ultimi mesi c’è stato un boom di domande, il 90% delle quali pervenute da piccole e medie imprese attive in alcuni settori di eccellenza. “Le notevoli agevolazioni introdotte – continua il presidente – come la possibilità di avere accesso senza garanzie e di ricevere una quota a fondo perduto fino al 50%, hanno reso i finanziamenti indubbiamente ancora più vantaggiosi e appetibili”. Buon segno, comunque, come un marinaio che sente il vento che porterà via le nuvole. “Le domande per l’accesso al Fondo 394 dimostrano che le imprese non si fermano per la crisi”.