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Smart working, Recovery Fund e vaccino. La road map di Tiziano Treu

L’economista, ex ministro del Lavoro e oggi presidente del Cnel: lo smart working ha cambiato il modo di lavorare ma è ancora in fase di sperimentazione, non servono nuove leggi. Basta col mito dei manager o della Cassa del Mezzogiorno, per gestire il Recovery Fund servono strutture interne e già rodate. Il vaccino? La campagna funzionerà, la nostra sanità è forte

La pandemia ha polverizzato interi settori dell’economia, dell’industria e riscritto il perimetro di numerosi mercati, a cominciare dal lavoro. Eppure, dice a Formiche.net Tiziano Treu, economista, presidente del Cnel ed ex ministro del Lavoro nei governi Prodi e Dini, i grandi cambiamenti possono avere un loro senso storico.

Treu, nel 2020 abbiamo imparato a conoscere e a convivere con il lavoro da remoto, il cosiddetto smart working. Il mercato del lavoro è cambiato per sempre?

Il lavoro nel 2020 non lo si può giudicare in modo normale, perché c’è una pandemia che ha colpito tutto il mondo e in modo drammatico, senza precedenti. In questo periodo molti fenomeni hanno subito una forte accelerazione, a cominciare dal lavoro da remoto. Il quale ha permesso, inutile nasconderlo, la prosecuzione del lavoro anche durante il lockdown. Si dice spesso che la tecnologia uccide il lavoro, ma stavolta non è andata così.

Siamo dinnanzi a un cambiamento strutturale o è stata solo una reazione d’emergenza a un’altra emergenza?

Credo che si tratti di un cambiamento profondo, dopo una fase di test che abbiamo visto nel 2020. E non ci sono distinzioni, il lavoro da remoto ha interessato pubblico e privato. La domanda da porsi non è se il lavoro agile continuerà o no, ma come riuscire a sfruttarne al meglio le potenzialità e come conciliare lo smart working con la vita privata.

Errori da non commettere? 

Arrivare a trasformare lo smart working in una sorta di cottimo digitale, con una aumento dello stress sulle persone. Ci sono contratti collettivi che hanno regolato il lavoro agile, ma il sistema è ancora fluido, ancora in fase di sperimentazione. E allora mi pare prematuro e inopportuno pensare di intervenire con delle leggi, magari invasive. Le attuali norme, come quelle di tre anni fa, vanno benissimo, lasciamole così finché la sperimentazione dello smart working e dei contratti collettivi ad esso legati non è finita.

Treu, poche settimane fa lei ha sollecitato il governo a compiere scelte forti per il dopo-pandemia. Crede che Giuseppe Conte fin qui non abbia scelto?

Il governo ha scelto finora di limitare i danni, di proteggere le persone. Cose che hanno fatto un po’ tutti i Paesi. Il problema ora è capire cosa fare domani e dopo-domani. Non solo gestione, serve cambiare marcia e prendere sul serio i progetti che l’Europa ci chiede, scegliendo quello che serve e non quello che non ci serve: innovazione, verde, istruzione. Noi siamo spesso deboli nella fase dell’implementazione.

Diciamolo chiaramente, 200 miliardi e passa non capiteranno mai più, forse. E allora non si può sbagliare…

Assolutamente. Vedo e percepisco una tensione emotiva positiva, anche tra le imprese e le istituzioni. Ma perché tanta segretezza sui progetti del Recovery Plan da parte del governo? Fuori i progetti e pancia a terra, pronti per ripartire. Guardi che benessere e posti di lavoro non si creano per decreto. Si fanno con la crescita, col Pil. Punto.

Treu, c’è il nodo della governance su tutto. Un assetto su misura o quanto meno efficace, ce l’ha in mente?

Al governo spetta la responsabilità politica dei progetti e usare strutture che siano incardinate nelle medesime strutture di governo, come hanno fatto in Francia. Ovvero governo, più strutture dirigenziali di sistema. Poi ci si può rivolgere anche a consulenti e manager, ma solo in un secondo momento. Non servono, adesso, marchingegni strani.

Qualcuno ha proposto una nuova versione della Cassa del Mezzogiorno…

Per carità! La storia non si ripete, la Cassa ha fatto delle buone cose, ma tanti anni fa.

Ogni previsione non può prescindere dai vaccini. Si aspetta una campagna di vaccinazione efficace?

Abbiamo dinnanzi una grande opportunità, mantenersi in salute con il vaccino e poi crescere. La nostra struttura sanitaria ha avuto qualche acciacco, ma è solida. Anzi, è tra le cose migliori che abbiamo in Italia.

 

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