“Lo spazio si conferma uno dei settore più in grado di creare valore aggiunto”. Il sottosegretario Riccardo Fraccaro ha presieduto oggi la riunione del Comitato interministeriale per le politiche spaziali. È la chiusura di un anno “stellare”, con i contratti dall’Esa e la firma sulla partecipazione ad Artemis, il programma Usa per tornare sulla Luna
Già vale circa 1,2 miliardi di euro il rafforzamento della partecipazione italiana all’Agenzia spaziale europea (Esa). A novembre del 2019, a Siviglia, l’Italia decise di portare a 2,3 miliardi il proprio impegno nell’Esa per i prossimi anni, terzo contributore dopo Germania e Francia, coprendo il 14% del budget comune. Dopo dodici mesi, i contratti arrivati dall’agenzia all’industria italiana valgono oltre il 50% della sottoscrizione. Il punto è arrivato oggi dalla dodicesima riunione del Comitato interministeriale (Comint) di palazzo Chigi, l’organo sorto con la riforma del 2018 che ebbe a Siviglia il suo primo banco di prova.
IL VALORE DEL SETTORE
“Lo spazio si conferma uno dei settore più in grado di creare valore aggiunto e le politiche portate avanti dal governo stanno consentendo all’Italia di trarne tutti i benefici”, ha commentato il sottosegretario Riccardo Fraccaro, delegato dal premier Giuseppe Conte per le politiche spaziali e dunque chiamato a presiedere il Comint. “Nella ministeriale dell’Agenzia spaziale europea dello scorso abbiamo deciso di siglare sottoscrizioni per 2,3 miliardi di euro: ad oggi sono già stati firmati contratti a favore di aziende italiane per un valore superiore al 50% della sottoscrizione”, ha ricordato. “Un risultato straordinario che ci riempie di soddisfazione e ci spinge a continuare a investire con forza nel settore dello spazio”.
I CONTRATTI RECENTI
“Durante l’ultima ministeriale di Siviglia – ha rimarcato – il nostro Paese ha accresciuto il proprio peso all’interno dell’Esa, ma ha anche adottato una visione strategica tesa a rafforzare la propria leadership in settori specifici”. Grazie a questo approccio, ha detto Fraccaro, “l’Italia guida i programmi per lo sviluppo del modulo abitativo internazionale nella stazione in orbita cislunare, due nuove missioni del programma Copernicus per l’Osservazione della Terra e di Space Rider”, l’innovativo sistema di rientro riutilizzabile. I riferimenti non sono casuali. Nelle scorse settimane sono arrivati i contratti per l’I-Hab, il contributo europeo al Lunar Gateway americano. È il modulo abitato che sarà realizzato da Thales Alenia Space, la joint venture in prima fila anche sulle nuove sentinelle di Copernicus. Partecipa anche a Space Rider, insieme a Avio, Telespazio e Altec.
L’APPROCCIO INTERNAZIONALE
“Ma gli ambiti di sviluppo sono molteplici”, ha aggiunto Fraccaro. “In quest’ultimo anno l’Agenzia spaziale italiana ha siglato ben 79 contratti e 78 accordi, tra cui quello relativo a Cosmo-SkyMed seconda generazione, più di quelli siglati nel 2019 nonostante la battuta d’arresto causata dalla pandemia”. E così l’Italia torna sempre più protagonista nel settore dello spazio. A guadagnarsi i riflettori del 2020 è comunque la firma della dichiarazione d’intesa con gli Stati Uniti su Artemis (e poi degli Artemis Accords). “Si apre una stagione inedita nell’esplorazione spaziale con tutte le sfide e le opportunità della New Space Economy; e l’Italia – ha concluso Fraccaro – è già in prima linea con un ruolo di primissimo piano”.