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Gli Stati Uniti tra 5G e Gps. Il “caso Ligado” da Trump a Biden

Con un duro editoriale su DefenseNews, il presidente del comitato Armed services del Senato, il repubblicano Jim Inhofe, è tornato sul discusso caso Ligado, attaccando il via libera della Fcc che potrebbe creare qualche problema all’infrastruttura Gps. Il progetto è stato spinto dalla presidenza Trump per avanzare sul 5G. Con Biden la partita potrebbe riaprirsi

Libero mercato per accelerare sul 5G o massima tutela delle reti Gps militari? È uno dei quesiti che Donald Trump lascia in eredità a Joe Biden, tutto concentrato sull’annoso “caso Ligado” che ha diviso l’amministrazione uscente e creato più di qualche fibrillazione tra Congresso, Pentagono e dipartimento dei Trasporti. Riguarda l’autorizzazione concessa a fine aprile dalla Federal communication commission (Fcc) all’azienda di telecomunicazioni satellitari Ligado Networks per ampliare la banda di operatività che, secondo i vertici militari, potrebbe creare problemi all’infrastruttura Gps.

LA QUESTIONE

La questione è scoppiata lo scorso aprile, con le prime indiscrezioni sull’imminente autorizzazione da parte della Fcc alla Ligado Networks per ampliare la capacità dei propri satelliti di operare nello spettro radio per comunicazioni a banda larga. La richiesta risale al 2011, quando l’azienda si chiamava LightSquared. In dieci anni il Pentagono, insieme a tante altre agenzia federali, si è sempre opposto, perché in quella banda opera anche l’infrastruttura di navigazione e puntamento satellitare Gps, indispensabili per le Forze armate e per tante altre strutture Usa.

IL NODO TECNICO

A sbloccare il via libera della Fcc sarebbe stata soprattutto la pressione della Casa Bianca, convinta da Ligado ad appoggiare il progetto nell’ambito del potenziamento della capacità nazionali 5G a cui l’amministrazione Donald Trump ha sempre tenuto molto. Con il satellite SkyTerra-1 lanciato nel 2010, l’azienda afferma di poter costruire una rete 5G che aumenti la connettività per il mercato dell’Internet of Things, scenario che l’azienda, consapevole dell’attenzione dedicata al tema dalla presidenza, ha alimento con forza negli ultimi mesi. Il problema è che lo vuole fare operando nella banda L, un range di frequenze (tra 1 e 2 GHz) a cui si affida anche il Gps per la capacità di penetrare nuvole e vegetazione. E così, nonostante l’intervento di membri di spicco del Congresso e di funzionari della Difesa, l’autorizzazione della Fcc è arrivata alla fine di aprile.

IL CORSIVO DI INHOFE

La partita però non si è chiusa, e lo dimostra oggi la lettera aperta su DefenseNews del repubblicano Jim Inhofe, presidente del comitato Armed services del Senato. Sul tema si era già esposto più volte; tra gli strenui oppositori dell’opposizione a Ligado, è tornato a spiegare i rischi per il Gps, nonché i costi (a suo avviso troppo elevati) che il Pentagono dovrebbe sostenere per modificare e aggiornare i propri sistemi dopo l’ampliamento dell’operatitività dell’azienda. Inhofe ha anche denunciato l’attività di lobby condotta da Ligado negli ultimi mesi (“3 milioni di dollari nel 2020 verso membri del Congresso”), ritenuta dal senatore funzionale a nascondere ai propri investitori i rischi di una nuova bancarotta dopo quella del 2012, rischi che avrebbero spinto l’azienda a premere con forza sul nuovo progetto per la banda L.

IL FATTORE AMMINISTRAZIONE

La transizione da Donald Trump e Joe Biden potrebbe rendere ancora più difficile la situazione per Ligado, facendo venir meno l’appoggio della Casa Bianca e di parte dell’amministrazione. Tra coloro che avrebbero spinto per l’autorizzazione della Fcc figurano soprattutto Larry Kudlow, direttore del National economic council della Casa Bianca, e l’attorney general William Barr che sul caso Ligado si è esposto in prima persona in favore della luce verde alla banda L. Più cauto Mike Pompeo, mentre l’ormai ex capo del Pentagono Mark Esper è uscito allo scoperto a maggio con una dura lettera contro il via libera a Ligado.

LA COMPOSIZIONE DELLA FCC

Lo stesso Inhofe ricorda che sono state presentate alla Fcc otto petizioni diverse che chiedono di riconsiderare l’approvazione a Ligado, firmate da 22 realtà private (tra cui molti operatori e utilizzatori di Gps) e da 14 agenzie federali, tra le quali spicca la Ntia, responsabile per le telecomunicazioni su scala nazionale. Il 9 dicembre, nota Inhofe, il Senato ha confermato la nomina all’interno della Fcc di Nathan Simington, già stato consigliere presso la stessa Ntia. Lì ha partecipato alle varie note inviate dall’agenzia alla commissione con cui si chiede di imporre a Ligado alcune condizioni, molte delle quali suggerite proprio nelle varie petizioni. L’auspicio di Inhofe è che possa aumentare il peso dei contrari tra i cinque commissari della Fcc, presieduta da Ajit Pai.

LE PREVISIONI DEL CONGRESSO

E se il lobbying di Ligado ha funzionato nei comitati Trasporti e Comunicazioni di Capitol Hill, ha trovato invece un’opposizione compatta e bipartisan in quelli dedicati agli Armed Services. È per questo che nel National defense authorization act (Ndaa) per il 2021 approvato a larga maggioranza dal Congresso (ma stoppato dal veto di Donald Trump) ci sono un paio di disposizioni che puntano a limitare l’azienda. Prima di tutto, si specifica che il Pentagono non potrà assumersi l’onere di ogni eventuale modifica dei sistemi Gps che si rendesse necessaria a causa del progetto di Ligado. In secondo luogo, si prevede l’esclusione di Ligado da ogni contratto con la Difesa Usa in caso di provocate interferenze ai sistemi pubblici.



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