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Tav, riecco l’incidente. Così si spacca la maggioranza

In Commissione Lavori pubblici al Senato l’ok al contratto di programma per la Tav passa con i voti del centodestra. I Cinque Stelle si astengono, come una settimana fa alla Camera. Un’altra tegola sulla verifica di governo

Galeotto fu quel treno. Il 2020 riserva un ultimo, ennesimo strattone al governo Conte-bis. Si consuma a Palazzo Madama, in Commissione Lavori pubblici, e porta il nome della Tav, il treno ad alta velocità Lione-Torino da sempre pomo della discordia fra Pd e Cinque Stelle.

Sulle grandi opere, dimostra il voto sul parere al contratto di programma sulla sezione transfrontaliera, c’è una maggioranza diversa da quella che siede oggi al governo. La risoluzione passa infatti con l’assenso di tutti i gruppi, compresa l’opposizione leghista e forzista (Fdi non era presente), ma senza l’ok del Movimento Cinque Stelle, che ha dato forfait al voto.

Due indizi forse non fanno una prova, ma non passano neanche inosservati. Si tratta infatti di un perfetto re-play dell’incidente in Commissione Trasporti alla Camera una settimana fa. Anche allora la risoluzione a firma del dem Davide Gariglio e con il parere favorevole del governo con il sottosegretario al Mise Alessia Morani era passata solo con i voti del centrodestra, con i Cinque Stelle assenti.

Una ripicca contro Conte, sussurrano in ambienti dem, per aver dato troppo spazio alle richieste di Pd e Italia Viva nella manovra. Quale sia la ragione il risultato non cambia. In mezzo al guado di una verifica di governo natalizia più ostica del previsto, tra delega sull’intelligence, fondi Ue e rimpasti ventilati, l’ombra dei no Tav grillini si staglia di nuovo su Palazzo Chigi, per la gioia del centrodestra che già sembra pregustare il prossimo incidente.

Al Nazareno sperano che si tratti di un episodio isolato. Ma il dubbio resta, e il sottosegretario dem al Mef Salvatore Margiotta si fa due domande. “Il tema è se questa è una posizione limitata a quest’opera o se è un rigurgito anti-grandi opere da una parte della maggioranza”. “Non ho segnali che sia così – precisa – ma non possiamo permettercelo perché bisogna investire sulle grandi opere, su questo non ci possono essere divisioni”.



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