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Terrorismo, geopolitica, Islam. Darnis spiega cosa lega al Sisi a Macron

Ben oltre ai collegamenti sul commercio militare, c’è una necessità sul terrorismo, una volontà geopolitica e uno spazio nel dibattito tra Macron e l’Islam a tenere insieme Francia ed Egitto. Conversazione con Jean Pierre Darnis, docente di Relazioni internazionali e Relazioni franco-italiane all’Université Côte d’Azur di Nizza e Scientific advisor dello Iai

Agli Invalides il ministro della Difesa francese, Florence Parly, ha accolto il capo di Stato egiziano, Abdel Fattah al Sisi, in pompa magna, le immagini del ricevimento sono state diffuse invece dal servizio stampa del Cairo, mentre non sono state date ai media francesi, che hanno scritto che probabilmente il governo era in parziale imbarazzo. La visita parigina del generale/presidente egiziano non doveva ricevere troppa pubblicità perché si portava dietro delle contraddizioni. Mentre l’egiziano incontrava il sindaco della capitale Anne Hidalgo all’Hotel de Ville, riceveva la Legion d’onore e partecipava a una cena di gala nel Salone delle Feste dell’Eliseo insieme a Emmanuel Macron e consorte, si criticava la debolezza dell’Eliseo nel pressarlo sui diritti umani nel suo Paese. L’equazione è chiara: il contesto geopolitico porta a scavalcare le violazioni dei diritti umani.

Macron aveva parlato di “disaccordi” con il Cairo sul tema dei diritti umani – anche per cedere alle pressioni delle varie associazioni francesi e internazionali – ma a prevalere in certi casi è la realpolitik. “Non condizionerò la nostra cooperazione in materia di difesa, così come in materia economica, a questi disaccordi”, precisava il presidente francese, mentre il suo ufficio comunicazione sottolineava che nulla delle visita era stato nascosto – e invece sembra che sul conferimento della Legion d’Onore e sulla cena di gala con i Macron la stampa francese non avesse informazioni. “Meglio mantenere una linea di dialogo esigente piuttosto che praticare un boicottaggio che ridurrebbe l’efficacia di uno dei nostri partner nella lotta contro il terrorismo e per la stabilità regionale”, ha spiegato.

“La Francia vede nell’Egitto un partner a vari titoli, a cominciare dall’anti-terrorismo: una priorità politica superiore a molte altre considerazioni, diventata necessità dopo il 2015 e a cui risponde il coinvolgimento francese nel Maghreb, nell’Africa del Nord e nel Medio Oriente. Questa è una specificità della Francia in Europa. Tutto con un occhio di riguardo molto importante nei confronti della Libia, dove Parigi (come Roma) si è trovata emarginata negli ultimi mesi”, spiega a Formiche.net Jean Pierre Darnis, docente di Relazioni internazionali e Relazioni franco-italiane all’Université Côte d’Azur di Nizza e Scientific advisor dello Iai. Per Darnis, l’alleanza con l’Egitto permette alla Francia anche di “solidificare” alcune relazioni con Paesi del Golfo come gli Emirati Arabi. “Inoltre – continua – c’è un chiaro intento geopolitico in chiave anti-turca. La Francia è in forte contrapposizione con la Turchia e cerca alleati per questa strategia sul Mediterraneo orientale; contrapposizione che è anche legata alla Libia (e condivisa da quei partner del Golfo, ndr)”.

C’entrano anche questioni interne, come il separatismo islamico – la tendenza di una minoranza della comunità islamica a non condividere, e mettersi in contrapposizione, i valori dello Stato francese – su cui Macron si è schierato decisamente, anche promuovendo una legge specifica? “Il presidente francese – risponde Darnis – ha riaffermato il valore laico della libertà di pensiero al di sopra di quello religioso come un suo elemento centrale. Su questo è stato molto interessante quando, su una domanda riguardo alle caricature (quelle di Maometto pubblicate da Charlie Hebdo, ndr) in conferenza stampa, Macron ha risposto che la Francia protegge anche chi fa caricature blasfeme, riaffermando la superiorità totale di quelli che lui chiama i valori umani, mentre al Sisi ha risposto che i valori religiosi sono superiori a quelli umani e non bisogna arroccarsi su certi valori umani se si scontrano con quelli religiosi”.

“Ecco – spiega – questo episodio per dire che in fondo il dialogo con al Sisi è molto utile a Macron anche per aprire spiragli di discussioni a chi fuori e dentro la Francia si sente violentemente urtato dalle affermazioni sulla superiorità dei concetti laici rispetto alle credenze religiose”. Lo scambio sulla laicità e sulla religione è arrivato in conferenza stampa dopo le domande sui diritti umani, e, secondo Darnis, ha permesso ad al Sisi di sviare la questione. “Il presidente egiziano ha mostrato le contraddizioni francesi, ha ricordato che i diritti dell’uomo sono importanti ma altrettanto lo è quel genere di interpretazione che lui ha della libertà religiosa. Ha portato la questione dei diritti nel dibattito tra laicismo e ruolo della religione nella società”.

Quello valutato dal docente francese è un aspetto molto importante, perché dà al dialogo col Cairo – sede della scuola di al Azhar – e con il suo leader una dimensione ulteriore, spazi dialettici che possono far uscire Macron dalla posizione di opposizione che quelle sue direttrici politiche, riconosciute come priorità strategica, hanno ricevuto dal mondo musulmano. Tutto senza dimenticare altre questioni più materiali, per esempio i collegamenti militari? “Negli ultimi anni, dopo una stagione felice, il commercio di armamenti francesi verso l’Egitto si è un po’ inceppato e altri Paesi come l’Italia hanno recuperato terreno. Ora si è tornati a parlare della vendita di un satellite militare da osservazione della Airbus alle forze armate egiziane e si può presupporre una riattivazione. Però io credo che la questione geostrategica e quella ideologica siano ben più centrali del collegamento sulla Difesa”.

(Foto: Eliseo)

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