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Tra Ankara e Teheran è alta tensione. Cosa c’è dietro al video del dissidente

Lo scontro Turchia e Iran sullo sfondo del rapimento del separatista iraniano su cui Ankara ha diffuso ai media informazioni e immagini per mettere in imbarazzo Teheran

È impossibile raccontare la vicenda di Habib Chaab come un mero fatto di cronaca. Co-fondatore della fazione separatista Asmla, noto anche come gruppo al-Ahvaziya, è stato attirato ad Istanbul con una trappola di miele (ossia adescato da una donna) e lì prelevato da una squadra dei servizi iraniani, ma Chaab non è nemmeno il protagonista della vicenda. Rapito e consegnato alle autorità di Teheran, ora rischia il patibolo per crimini contro la nazione e la Rivoluzione, ma al centro della questione c’è la Turchia e l’Iran e il degradamento dei rapporti reciproci.

È per questo che, dopo l’arresto di dodici persone coinvolte nel rapimento, Ankara ha fatto in modo di far arrivare a Sky News informazioni (leggasi immagini) del team dei Saberin che lo hanno rapito. Far uscire questi dettagli serve alla Turchia per segnare certi paletti: come successo col caso Kashoggi nei confronti dell’Arabia Saudita (nemica nel fronte intra-sunnismo) ora tocca all’Iran. Ankara sa che all’interno del suo territorio si muovono molte dinamiche. Agenti di vario genere si incontrano, scambiano informazioni e spesso si spingono anche oltre. Le maglie sono lasche, spesso le autorità chiudono un occhio.

D’altronde se certi movimenti sono possibili è anche per questo, oltre che per collegamenti con un sottobosco grigio. Criminalità comune e organizzata che spesso viene usata come mezzo per operazioni clandestine. Alcuni dei personaggi arrestati per aver collaborato con la squadra dei servizi iraniani appartengono a questo mondo. E quando certe vicende diventano pubbliche è perché c’è convenienza nel farle uscire. E in questo caso la storia racconta una dinamica geopolitica piuttosto chiara. Turchia e Iran sono arrivate a un punto critico della tensione.

La vittoria nel Nagorno-Karabakh ha ulteriormente rinforzato le ambizioni di Recep Tayyp Erdogan, che spinge in un impegno a 360 gradi lungo tutti i suoi confini. L’Iran, parte in causa nella partita con gli azeri (e gli armeni), è un Paese con cui la Turchia non ha ostilità, ma qualcosa potrebbe cambiare. Anche perché è possibile che se la nuova amministrazione statunitense dovesse riuscire a riagganciare Teheran in un dialogo, Washington punterà la sua attenzione verso l’espansionismo di Ankara – e userà la Repubblica islamica come operatore di disturbo.



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