Dalla A di aiuti da Usa, Cina e Russia alla V di virus e vaccino. Igor Pellicciari, professore di Storia delle Relazioni internazionali alla Luiss e all’Università di Urbino, rilegge il vocabolario geopolitico del 2020, “un anno indimenticabile, da dimenticare”
Tra i rituali di fine anno spiccano riassunti dei principali eventi del recente passato e previsioni per quelli nell’immediato futuro.
Benché la percezione sensoriale del passaggio al nuovo sia più marcata in altri periodi dell’anno (imbattibile quello tra fine Agosto e inizio Settembre), l’alternarsi del 31 dicembre con il 1 gennaio esercita il forte richiamo immaginario del concludersi di un ciclo.
A dispetto delle apparenze, commentare il 2020 non è facile in primis poiché, dal punto di vista dei fatti accaduti, è stato un anno molto breve.
Dopo i primi due mesi (gennaio e febbraio) trascorsi “all’antica” e ricchi di cronache di avvenimenti diversificati, ne sono seguiti dieci dominati dalla pandemia, dove le notizie sulle vittime hanno di molto superato quelle sugli stessi eventi che le hanno determinate.
Il virus è diventato un mono-tema che ha tagliato trasversalmente i classici argomenti dell’informazione, che hanno dovuto coniugarsi di conseguenza.
Alcuni (come immigrazione), pur se ridimensionati, si sono riposizionati; altri (come arte o spettacolo) sono scomparsi quasi del tutto.
Per quanto riguarda la dimensione internazionale, forse il modo migliore per riassumere l’anno passato è stilare un piccolo glossario dei principali temi a mo’ di sintesi delle tesi che abbiamo avanzato su Formiche nel 2020. In rigoroso ordine alfabetico:
Aiuti
In assoluto tra i termini più utilizzati durante il Covid ed il principale vettore di relazioni internazionali nella corso della prima fase pandemica, quando è comparso lo scenario inedito di un “Beneficiario ricco” (l’Italia) sul quale si sono messi in competizione donatori del calibro di Russia, Cina e Usa. Ma che ha anche registrato casi curiosi di “donatori poveri” come l’Albania. Tra le immagini iconiche resta l’aereo russo di aiuti agli USA, accettati da Trump e segnale di primi (deboli) tentativi di disgelo nel post-Russiagate. Ciononostante, è presumibile che nel futuro assisteremo a nuove guerre degli aiuti tra donatori in competizione su altri scenari di interesse geo-politico.
Bilaterale
La principale dimensione ad essersi avvantaggiata già dai primi giorni del Covid. I rapporti diretti e non mediati tra i singoli Stati-Nazione sono tornati ad avere – due secoli dopo – un’importanza da Congresso di Vienna. Ancora per un certo periodo non ci interrogheremo più se “serva” avere un ambasciatore italiano, ad esempio, a Berlino (e quale sia il suo “concreto lavoro”).
Cambiamento climatico
Forse l’argomento che maggiormente ha perso di rilevanza politica, con grande disappunto del Multilaterale che aveva investito molto per riconvertirsi sul tema nel tentativo di non dovere sfoltire le proprie strutture organizzative sotto la mannaia di spending review imposte dall’esterno. Per inciso, la scomparsa dai radar di Greta Thunberg è stata così repentina da fare sorgere più di un sospetto sulla spontaneità dell’originaria ascesa del suo mito.
Confini
Tornati grandi protagonisti grazie al ritorno del bilaterale. La loro rivendicazione e difesa è passata da argomento politico in mano ai sovranisti ad aspetto tecnico sostenuto in tutti i paesi da gran parte delle forze politiche dell’arco costituzionale. Lo dimostra il consenso interno registrato un po’ ovunque in occasione della sospensione unilaterale dell’accordo di Schengen da parte dei singoli Stati membri. Anche per il 2021 i confini (per paradosso, non solo quelli tra Stati ma anche tra Regioni e Comuni) resteranno demarcazioni più che reali nella testa del cittadino.
Conflitti tradizionali
Una delle poche cose buone del Covid è di avere ridotto l’attitudine a ricorrere a scontri armati classici. Se si esclude la recente Blitz-krieg azero-armena (che comunque covava nell’aria da tempo) è un dato di fatto che su scala mondiale non si sono registrati nuovi conflitti di rilievo destinati a durare mentre quelli vecchi hanno perso di intensità.
Immigrazione
Come per i confini, a livello Europeo gli immigrati continueranno ad essere trattati come problema sempre più tecnico e meno “politico”. Con buona pace dell’Italia e dei risvolti imprenditoriali che accompagnano la loro accoglienza (piuttosto che integrazione).
Leadership
Resta tra i fenomeni più interessanti come il Covid abbia indebolito leader forti e per converso rafforzato quelli deboli. Tra gli effetti collaterali più strani del virus vi è infatti avere distanziato i primi dal rapporto endemico con le masse – indebolendone il carisma – e congelato i secondi in ruoli che sembravano di breve durata. “Irresponsabile una crisi di Governo in pandemia” è frase che probabilmente sentiremo ripetere nel 2021, magari anche a emergenza finita. Non solo in Italia.
Multilaterale
Già da tempo in una spirale di profonda crisi, ha ricevuto il colpo di grazia dal Covid. Nessuna delle nuove questioni emergenziali è stata risolta in una delle numerose piattaforme multilaterali a disposizione. Tra i casi più eclatanti quello della Unione Europea che, assente nella prima ondata del Covid, a Dicembre 2020 sta ancora finalizzando i dettagli del Recovery Fund. Onu non pervenuta.
Organizzazioni Internazionali
Si è compreso perché si chiamino organizzazioni e non istituzioni. Semplicemente incapaci di governare i processi, si limitano a gestire un presente operando all’interno degli spazi segnati con il gessetto dai loro azionisti di riferimento, ovvero gli Stati-Nazione. Il Covid ha fatto emergere con chiarezza che, dietro a ridondanti nomi che farebbero intuire una governance mondiale, si celano belle scatole lucenti ma burocratizzate e piuttosto vuote. Ogni riferimento all’Oms non è casuale.
Tensioni Centro vs Periferia
Una macchia nella resistibile ascesa internazionale degli Stati (frutto più dell’inconsistenza cronica del livello multilaterale che di una strategia precisa). Ogni Capitale, seppure a gradi diversi, ha sperimentato a sua volta al suo interno la difficoltà di trasmettere alle periferie la linea di comando di contenimento del virus. Situazione destinata a restare nel 2021.
Terrorismo
Non solo è calato di intensità ma il virus gli ha tolto il primato di principale causa di timore nelle opinioni pubbliche occidentali. Solo un anno fa, un attacco come quello di Vienna a Novembre avrebbe dominato il mainstream per settimane intere. Evidentemente, basta la paura che fa il Covid.
Turismo
Il primo vero stress test dei rapporti tra Stati-Nazione dopo la prima fase del Covid. Fallito miseramente: ognuno ha cercato di tenersi i propri turisti, ammiccando all’incoming ma disincentivando l’outgoing con pratiche al limite della correttezza (e spesso oltre). Da questo punto di vista, l’estate 2021 non promette nulla di buono.
Vaccino
Il nuovo asset strategico nella politica estera degli Stati Dominanti. Con una importante distinzione tra Oriente (in primis Russia e Cina), dove ha matrice pubblica ed è utilizzato come strumento di penetrazione geo-politica nelle aree di interesse; ed Occidente, dove invece la dimensione imprenditoriale-privata della produzione ha preso il sopravvento, indebolendone la valenza politica. Se resta cosi, farà segnare (e presto) importanti risultati a Mosca e Pechino a scapito di Usa e Ue.
Questo è quanto, per limiti di spazio.In un prossimo articolo, ci spingeremo oltre e – dopo i temi – proveremo a elencare i principali soggetti delle relazioni internazionali del 2020. Abbozzando delle pagelle. Che anche nell’era del politically correct continuano ad appassionare come una volta. Forse perché – arbitrarietà a parte – esprimono un giudizio chiaro e definitivo.