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Covid, chi e quando riceverà il vaccino. Pronto il piano dell’Italia

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Pubblicato il piano vaccinale anti-Covid dal ministero della Salute. Positive le stime, che vedono 202 milioni di dosi per l’intero 2021. Ma già a fine 2020 potrebbe arrivare la prima autorizzazione dell’Ema per la commercializzazione. Senza quella, però, non si potrà procedere

Duecentodue milioni di dosi. È questa la quota di vaccini anti-Covid destinata all’Italia nel 2021, pari al 13,46% dell’approvvigionamento totale europeo. È quanto si evince dalla strategia per il vaccino elaborata e condivisa dal ministero della Salute congiuntamente con presidenza del Consiglio, Iss, Agenas e Aifa. Priorità nella somministrazione sarà data a operatori sanitari e sociosanitari, anziani e residenti delle Rsa, mentre per l’inoculazione del vaccino si prevede un fabbisogno di circa ventimila persone. “Abbiamo prenotato una quantità dosi affinché tutti gli italiani siano vaccinati nell’arco di un numero di mesi che oscilla fra sei e nove”, ha commentato il commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri presentando la strategia.

VACCINO, ATSRAZENECA IN POLE POSITION

Sebbene per la somministrazione si dovrà attendere il via libera dell’Ema, Agenzia europea per i medicinali, è già disponibile una stima delle dosi che saranno destinate al nostro Paese nel corso del 2021, suddivise per aziende produttrici. A fare la parte del leone nel primo trimestre sarà ovviamente AstraZeneca che, fra le più vicine alla commercializzazione del vaccino, ha collaborato per lo sviluppo del farmaco con l’Università di Oxford e con l’italiana Irbm. Solo nel primo quarter, infatti, distribuirà oltre 16 milioni di dosi, che raggiungeranno un totale di 40 milioni a fine giugno.

CIFRE E NUMERI

Una fornitura maggiore verrà fornita solo da Johnson & Johnson, che pur sopraggiungendo solo nel secondo trimestre, dovrebbe riuscire a distribuire oltre 53 milioni di dosi (considerando, però, due dosi per ogni soggetto vaccinato). Arriverà nel secondo trimestre anche Sanofi, che nel corso del 2021 dovrebbe riuscire a consegnare più di 40 milioni unità vaccinali. Partiranno invece già a gennaio Pfizer/Biontech, con 8 milioni di dosi nel primo e nel secondo trimestre e 10 milioni nel terzo, per un totale di 26 milioni di dosi; Curevac, che distribuirà meno vaccini ma con maggiore costanza nel corso dell’intero anno, fino a un totale di 30 milioni di unità; e infine Moderna, con un totale di 10 milioni di dosi distribuite nei primi tre trimestri. La Curevac, inoltre, assicura sin da ora 8 milioni di vaccini per l’inizio del 2022.

QUANDO (E QUANTO)?

Secondo queste stime, dunque, già nel primo trimestre potremo godere di 28 milioni di dosi. Le primissime, però, potrebbero essere quelle di Pfizer, che secondo quanto riferito dal ministro Roberto Speranza potrebbe arrivare “tra il 23 e il 26 gennaio”. E che, ha assicurato il ministro, “andranno ai 300 punti individuati, che sono direttamente gli ospedali”.

CHI HA LA PRIORITÀ?

I primi a ricevere il vaccino, secondo quanto riportato dal ministero, saranno “operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale dei presidi residenziali per anziani e persone di età avanzata”. I primi, infatti, impegnati attivamente nella lotta contro il Covid, presentano maggiori rischi non solo di entrare in contatto con il virus, ma anche di trasmetterlo a propri pazienti. Inoltre, vaccinare per primi gli operatori sanitari e sociosanitari garantirà la resilienza del servizio sanitario in caso di ulteriori ondate. Le Rsa, invece, già duramente colpite dal Covid, rappresentano strutture ad alto rischio, sia per l’età media degli ospiti che per la condizione di contiguità degli stessi. Per questa ragione a loro saranno destinate circa 570 milioni di dosi nel corso dell’anno a venire. Per la stessa ragione saranno gli anziani (over 60) a costituire l’altra fascia prioritaria, purché il vaccino risulti sicuro ed efficace anche per le persone in età avanzata.

IL SECONDO STEP

A seguire, quando la disponibilità del vaccino sarà in aumento, verranno sottoposti all’inoculazione i soggetti appartenenti alle categorie essenziali come insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine, personali nelle carceri e nelle comunità. In merito all’obbligo vaccinale, inoltre, il ministro Speranza si è espresso chiaramente: “Al momento non è intenzione del governo disporre l’obbligatorietà della vaccinazione, valuteremo il tasso di adesione dei cittadini”, ha detto, puntando all’obiettivo di “raggiungere l’immunità di gregge con quaranta milioni di italiani vaccinati”. Stiamo progettando una campagna di comunicazione, rigorosamente informativa e scientificamente inattaccabile – ha fatto eco il commissario Arcuri – che sappia mettere gli italiani di fronte a una possibilità: il vaccino non sarà obbligatorio”.

DISTRIBUZIONE E SUPPLY CHAIN

Garantire la catena del freddo è stata per settimane una delle principali preoccupazioni delle istituzioni e degli addetti ai lavori. La gestione, così come quella della catena di distribuzione in generale, spetterà in Italia proprio ad Arcuri. Per i vaccini che necessitano di catena del freddo standard, ovvero fra i due e gli otto gradi centigradi, si adotterà una distribuzione hub and spoke, con un sito nazionale di stoccaggio e una serie di siti territoriali di secondo livello; quelli che necessitano di catena del freddo estrema, e dunque fra i -20° e -70°, verranno invece consegnati dall’azienda produttrice presso i punti vaccinali, attualmente trecento sull’intero territorio nazionale. La somministrazione, ad ogni modo, sarà effettuata inizialmente presso siti ospedalieri o peri-ospedalieri e, nel caso di persone impossibilitate, presso eventuali unità mobili. La somministrazione, come precisato dal ministero, avverrà gratuitamente.

ROLLING REVIEW

Com’è noto, per accelerare il processo di ricerca e sviluppo dei vaccini, l’Ema ha adottato la cosiddetta procedura di rolling review, che consiste nel valutare le singole parti dei dossier man mano che vengono presentate dalle aziende, piuttosto che attendere l’invio del dossier completo, come prevede la normativa standard. La procedura, però, seppur abbreviando significativamente i tempi, non inficia valutazione complessiva, che viene solo splittata nel tempo. La prima autorizzazione alla commercializzazione, inoltre, come si legge nel documento, potrebbe già arrivare entro la fine dell’anno.

SICUREZZA ED EFFICACIA

Alla fase 3, seppure se ne parla poco, segue sempre una fase 4, quella di cosiddetta farmacovigilanza, in cui si analizza l’impatto della somministrazione del farmaco. Fase che in questo caso sarà sotto la lente d’ingrandimento, dato il brevissimo tempo dedicato alla sperimentazione del vaccino contro una media standard di 8-10 anni. In aggiunta alle attività di farmacovigilanza normalmente previste per farmaci e vaccini, infatti, l’Aifa si doterà di un comitato scientifico che li supporterà per tutto il periodo della campagna vaccinale, assicurando la pronta segnalazione, analisi e risoluzione di eventuali reazioni avverse post-vaccino.

RISPOSTA IMMUNITARIA

Fondamentale, infine, sarà valutare la risposta immunitaria indotta dal vaccino, in particolare su durata e qualità della risposta. A tal fine sarà condotta un’indagine sierologica coordinata dall’Istituto superiore di sanità su un numero rappresentativo di soggetti vaccinati, distinta ovviamente per tipologia di vaccino inoculato. Il follow-up sarà realizzato a tempo zero (dunque prima della vaccinazione) a 1, 6 e 12 mesi.

GLI OBIETTIVI DEL PIANO

La strategia, ispirata come riportato dallo stesso documento da valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione e promozione della salute e del benessere, si pone come obiettivo prioritario la riduzione diretta della morbilità e della mortalità, nonché il mantenimento dei servizi essenziali più critici. Successivamente, qualora uno o più vaccini dovesse mostrarsi in grado di prevenire l’infezione, l’attenzione sarà focalizzata anche sulla riduzione della trasmissione.



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