In Italia e nel mondo sono donne le protagoniste indiscusse nella lotta al Covid, dalla scienza ai servizi essenziali, e soprattutto in famiglia
Nel silenzio di un Natale in famiglia, pochi doni e un cenone all’insegna della sobrietà. Abbracci ideali, contatti “da remoto”. Affetti lontani, cuori spezzati di chi ha perso i propri cari a causa del Covid. Per alcuni, vuoto e solitudine. Il rispetto delle restrizioni nel segno della responsabilità e della cautela.
Papa Bergoglio ci esorta alla ”fraternità tra di noi”, alla solidarietà. Un’opportunità per “purificare il modo di vivere il Natale, uscendo dal consumismo” rendendolo “più religioso e vero”. “Il Natale sia un’occasione di rinnovamento interiore”, ha detto ancora il Pontefice.
La figura iconica che rimarrà nella storia di quell’uomo, solo, sotto la pioggia, in Piazza San Pietro o a rendere omaggio, in forma privata, alla Madonna di Piazza di Spagna, irrompe nella mente e nell’anima di credenti e non credenti incitando ad una rivoluzione individuale dell’uomo, ma anche ad una rinascita della società, dell’economia, della politica.
Superata la prova più difficile delle festività natalizie 2020, ci attende il nuovo anno.
Tutto sembra da ripensare, per il futuro, in una situazione di disorientamento generale.
Oltre 70.000 le vittime da Covid in Italia, le lunghe file di camion militari che trasportano le morti “senza accompagnamento” squarciando il velo della sofferenza. Il dolore invisibile dei familiari sopravvissuti allo strappo crudele delle perdite. Una recessione demografica pari a quella successiva alla prima guerra mondiale. Secondo le previsioni Istat, 408.000 nascite, nel 2020, contro le 420.000 del 2019 e 393.000 per il 2021.
Nulla si può dimenticare.
Italiani in ansia. La crisi sanitaria a braccetto con quella economica. Per perdita del lavoro (53%) e timore di contagio (49%). Nuove solitudini e nuove povertà. La Caritas di Roma, quest’anno, ha registrato 7500 persone in più nei centri di ascolto.
Sanificati, distanziati anche in famiglia, in una condizione di stress permanente, sembra via via minata anche la forza consolatoria degli affetti. Tra desiderio di rifugio, le “certezze” vacillano nelle relazioni messe a dura prova da una quotidianità più serrata. Mentre una “pandemia invisibile” fatta di violenza familiare nei confronti delle donne e dei minori è triste realtà, nell’isolamento.
“Il peggior anno di sempre”, insomma, come definito il 2020 dal settimanale americano Time. Un abbandono senza alcun rimpianto, per l’anno segnato dall’incubo della pandemia. Nella copertina, a sfondo bianco, il 2020 in nero, a caratteri cubitali, è segnato da una croce rossa.
Siamo ancora “consegnati” all’attesa. Lunga e imprevedibile. La pandemia ha rimosso progettualità e orizzonti mentre il passato svanisce sempre più e il futuro fa paura per la sua incertezza.
Cosa attenderci, dunque, dal nuovo anno? Basta guardare all’oroscopo per placare le ansie, al tempo dell’insicurezza globale?
Il bambino che nasce ci richiama al desiderio di credere in una rinascita ritrovando negli occhi il sorriso del cuore, dietro quella mascherina che non ci abbandonerà ancora per lunghi mesi.
Con la tenerezza e la sensibilità del bambino che, in fondo, è in ognuno di noi. Valori spesso definiti “infantili” in senso dispregiativo ma che forse potranno dare speranza al futuro. Scardinando l’onnipotenza di chi si ritiene “grande” in una realtà frustrante e annichilente fatta di continui compromessi. Capace di cancellare in profondità desiderio e gioia di vivere.
Speranza nel vaccino e in mirate terapie. L’Europa esulta, unita, per l’avvio del piano vaccinale dal 27 dicembre anche se dal Regno Unito, sempre più isolato, parte una mutazione del virus insidioso per i più giovani che, per quanto prevedibile, genera nuova paura. E c’è grande attesa per la programmazione degli interventi del Recovery Fund mentre il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sottolinea che è in gioco la credibilità del Paese.
Voltiamo pagina, con coraggio. Un anno bisestile, funesto, il 2020. Da ricordare, tuttavia, più che da dimenticare. Uno spartiacque nel modo di pensare, di relazionarsi, di sentire e di agire. Un’opportunità per un mondo diverso e migliore. Potremo riuscirci?
In Italia e nel mondo, protagoniste indiscusse nella lotta al Covid le donne, in ogni settore, dalla scienza ai servizi essenziali, e soprattutto in famiglia. “Eroine” della normalità.
Ma neanche un’italiana nell’elenco di Forbes delle 100 donne più potenti al mondo. Donne scelte non solo in Usa ma in Russia, Etiopia, India, Bangladesh e altri Paesi. La cancelliera tedesca Angela Merkel (n°1 per il decimo anno consecutivo), Christine Lagarde, capo della Banca centrale europea (n°2 per il secondo anno consecutivo) e quest’anno, per la prima volta, al n°3 Kamala Harris, Vice presidente degli Stati Uniti, seguita da Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea.
Portare la prima donna sulla Luna è il nuovo obiettivo del progetto “Artemis” a cui sta lavorando Jeff Bezos con Blue Origin, la società privata spaziale fondata nel 2000. Mr. Amazon vuole dunque far sbarcare per la prima volta una donna sul satellite entro il 2024.
Il 2021 sarà l’anno della donna? Per una reale presa di coscienza della discriminazione di genere nell’occupazione, nei livelli salariali e per il pieno riconoscimento delle qualità professionale? E, soprattutto, nelle relazioni interpersonali?
Nello smarrimento di una società “sospesa”, abbiamo fatto quel “balzo in avanti” per superare gli stereotipi di una società patriarcale? Nella mancanza che appare alienante di una socialità, seppur superficiale, abbiamo avuto il coraggio di disintossicare anima e mente dai cliché della vita pre-Covid? O siamo ancora in attesa di ricominciare tutto come prima, attori di un mondo narcisistico ed individualista che ha tracimato ogni argine e che travolge i tratti femminili?
Ora, è il tempo della riflessione, con ottimismo e determinazione. Con la sensibilità e la forza rigenerativa delle donne. Nuova sfida per far rinascere la vita. Allontanando il pessimismo, pericoloso nemico “accovacciato alla porta del cuore”, e accogliendo la logica della condivisione perché “condividere è il vero modo di amare”, come ha detto Papa Francesco.
Noi donne, sempre pronte al cambiamento, al miglioramento e all’amore, siamo in grado di ripartire con forza dalle fragilità della condizione umana, senza paura. Impossibile non viverle, per superarle e poi ritrovare nuova energia. Usciamo dalle prigioni costruite da altri e talvolta alimentate da noi stesse, nel delicato confine tra passioni e ragione. Difendiamo il diritto di poter vivere senza compromessi affermando il pieno valore della femminilità.
Un “piacere proibito”. Tra dipendenze e relazioni liquide, quale posto per i sentimenti? È il bilancio più duro in questo finire dell’anno, guardando alle cicatrici lasciate da amarezze e delusioni del passato, e non solo nell’anno che si chiude.
È la voce dei sentimenti, quelli veri, che auguro a tutti noi di ascoltare in maniera chiara, nell’anno che nasce. Perché possa essere la forza sommersa che ribalta le prospettive di una società impaurita. Per attraversare insieme difficoltà che, senz’altro, non mancheranno. E, forse, saremo noi donne ad aver salvato anche il mondo degli altri.
Al suono delle note di Lucio Dalla: “L’anno vecchio è finito, ormai. Ma qualcosa ancora qui non va… L’anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità”, lasciamo alle spalle il drammatico 2020 e guardiamo al nuovo anno con fiducia!