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Zarif contro tutti. Ecco le accuse dell’Iran all’Occidente

Il capo della diplomazia iraniana attacca gli Usa e l’Ue. Accuse per le sanzioni che impediscono a Teheran di contenere il Covid, annuncio sulla non volontà di rinegoziare il Jcpoa

“La situazione in Iran è molto grave. La terza ondata ci ha colpito in autunno. Abbiamo anche altri virus come l’influenza comune. Il nostro personale medico fa del suo meglio, abbiamo medici competenti, ma il carico di lavoro è troppo pesante da troppo tempo”, ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, intervistato al Med2020 dell’Ispi. La dichiarazione rientra nel quadro di un attacco contro gli Stati Uniti e il sistema della “massima pressione” con cui l’amministrazione Trump ha provato a schiacciare Teheran — accusato di portare avanti un programma atomico militare clandestino, di costruire missili balistici e di diffondere influenza nella regione attraverso partiti/milizia estremisti che si muovono a detrimento degli alleati americani (Israele, Arabia Saudita, Emirati su tutti).

Zarif ha accusato l’amministrazione statunitense di Donald Trump di “crimini contro l’umanità”, perché con il sistema sanzionatorio imposto contro la Repubblica islamica starebbero impedendo all’Iran di acquistare il vaccino contro il Covid. Zarif: “Gli Stati Uniti ci stanno impedendo di usare il nostro stesso denaro per comprare il CoVax, il vaccino contro il coronavirus. Se dicono il contrario, mentono. Abbiamo provato senza successo a trasferire miliardi per acquistare il vaccino ma non lo abbiano potuto fare (semplificando il problema, c’è in un blocco monetario giocato attraverso il dollaro da Washington, ndr). Questo sta danneggiando i nostri sforzi per combattere la pandemia”.

Un altro colpo duro che l’Iran ha ricevuto sul piano del contrasto all’epidemia sul proprio territorio è stato l’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh. Il fisico nucleare infatti era a capo del programma anti-Covid studiato dai Pasdaran. Fakhrizadeh è stato ucciso la scorsa settimana a ottanta chilometri da Teheran in un raid armato: Teheran ha accusato Israele di aver eseguito la killing mission. Movente non il suo ruolo nella lotta al Covid, comunque, bensì il fatto che sarebbe stato ritenuto il capo del programma nucleare clandestino degli ayatollah. Ieri il Parlamento iraniano, dove i conservatori islamisti sono la maggioranza, ha approvato una legge che obbliga il governo dei pragmatici —guidato dal presidente Hassan Rouhani — a prendere alcune misure drastiche come ritorsione per la morte dello scienziato nucleare.

Tra le varie cose, la legge prevede di accelerare sull’arricchimento dell’uranio (in percentuali e quantità) fino a raggiungere i livelli di capacità a cui la Repubblica islamica era arrivata prima del 2015, quando l’Onu e l’Ue raggiungessero l’accordo noto con l’acronimo Jcpoa per congelare il programma. Inoltre, gli ispettori dell’agenzia nucleare internazionale saranno esclusi dal Paese e non potranno più controllare gli impianti iraniani. C’è un time-limit, febbraio 2021, per la messa in azione di queste direttive unilaterali, e una condizione per far sì che non si avverino: gli Stati Uniti devono cancellare le sanzioni reintrodotte dall’amministrazione Trump dopo la decisione unilaterale di ritirarsi dal Jcpoa.

Per il governo Rouhani, di cui Zarif è l’esponente già noto e rappresentativo a livello internazionale, la richiesta del parlamento è “controproducente” – tuttavia l’esecutivo adesso, dopo che il Consiglio dei Guardiani della Costituzione l’ha ratificata, non può tirarsi indietro dall’applicarla (la norma era stata preparata in una riunione a porte chiuse nei giorni scorsi). Anche per gli Stati Uniti è un problema, perché mette la futura amministrazione del democratico Joe Biden davanti a una crisi in divenire.

“Gli Stati Uniti sono usciti dall’accordo nucleare, ma non dalle Nazioni Unite. Hanno delle responsabilità e degli obblighi ai sensi della risoluzione del Consiglio di sicurezza 2231 (che chiede di ridurre l’arricchimento dell’uranio in cambio della fin delle sanzioni, ndr)”, ha detto oggi Zarif parlando all’evento dell’Ispi: “L’amministrazione Trump si è comportata come un regime fantasma violando apertamente questa risoluzione […] Noi non rinegozieremo ciò che è già stato negoziato per due due anni”, ha aggiunto rispondendo a una domanda sull’eventualità che la nuova amministrazione Biden possa chiedere una rinegoziazione dei termini dell’intesa.

È una questione di cui si parla da tempo, lo stesso presidente eletto ne ha accennato, e circolano rumors secondo cui gli Usa vogliano pressare per includere la questione dei proxy regionali nel nuovo eventuale dialogo e il programma dei missili balistici iraniani. Quest’ultima eventualità, secondo Zarif, sarebbe stata “deliberatamente lasciata fuori dall’accordo nucleare” per coprire il “comportamento malvagio dell’Occidente che solo lo scorso anno ha venduto ai Paesi del Golfo 100 miliardi di dollari di armi”, incoraggiando e sostenendo, a suo dire, “la guerra in Yemen”. Se i Paesi occidentali “non sono pronti ad affrontare la questione, allora dovrebbero tacere”, ha concluso il ministro.

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