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Zee Adriatico. Ecco perché la trilaterale di Trieste è importante

Incontro tra Italia, Croazia e Slovenia per affrontare la questione annosa delle Zone economiche esclusive lungo l’Adriatico. Per l’Italia la definizione delle Zee è necessaria soprattutto davanti alla crescente aggressività in atto nel Mediterraneo. Fonti che hanno preso parte alla riunione parlano di “cambio di approccio” per accelerare le decisioni

A Trieste i ministri degli Esteri di Italia, Croazia e Slovenia hanno tenuto il primo incontro congiunto per la definizione delle Zone economiche esclusive nell’Adriatico. Luigi Di Maio, Gordan Grlic-Radman e Anze Logar si sono riuniti su un tema molto importante; sopratutto per l’Italia, che dei tre è il Paese più grande e più interessato all’individuazione del perimetro strategico attraverso il mare.

I rumors emersi dal meeting parlano di “un cambio di approccio” per risolvere una questione che pende da anni. Tutto segue un trend già innescato: Roma e Zagabria hanno aumentato la pressione sulla necessità di trovare una soluzione, e Ljubljana ha colto l’occasione al volo e promosso l’incontro trilatere. Chiaro l’intento sloveno di partecipare alla definizione dei tratti marittimi esclusivi per non correre il rischio di doverne subire le dinamiche; una volontà espressa direttamente a Di Maio dal collega Logar in una videocall del 10 dicembre. Poco più di una settimana prima infatti i ministri italiano e croato si erano incontrati parlando anche delle Zee nell’ambito dell’incontro del Comitato dei ministri Italia-Croazia.

“L’istituzione della Zee è uno strumento prezioso attraverso cui il governo italiano afferma i suoi diritti di sovranità sul mare, con la possibilità di sfruttare maggiormente le sue risorse (idrocarburi) e di avvantaggiare le attività economiche ad esso collegate, tra cui la pesca, le cui imprese avranno una maggiore libertà di azione e quindi potranno beneficiare di un incremento di produzione”, ha spiegato Aurora Cuzzolini affrontando la questione in modo tecnico-legale sul sito dell’Osservatorio per la stabilità e sicurezza del Mediterraneo allargato (OSS MED) della Lumsa.

Nel Bacino mediterraneo – dove la distanza tra le coste opposte è sempre inferiore a 400 miglia – a fronte dell’esigenza di tutelare le proprie risorse (le rotte, la pesca, la sicurezza) molti Stati hanno già istituito da tempo delle Zee o delle zone in cui esercitare parte dei diritti funzionali relativi alle Zee.

Francia e Spagna, Tunisia, Libia, Turchia (agganciandosi alla Tripolitania) e altri Paesi del Mediterraneo hanno definito tratti della loro zona economica esclusiva nel bacino. Per questo l’Italia non può più aspettare per perimetrare i propri interessi nei confronti di Stati contigui e frontisti. La partita mediterranea si sta inasprendo da diversi mesi, e la definizione delle Zee è una necessità per tutelare l’interesse nazionale ed è uno dei “Temi” della Camera dei deputati del 2020.

“Un Paese come il nostro, non massimalista né assertivo in campo marittimo, non ha altre carte da giocare oltre la leale cooperazione che, per l’Unclos (art. 123), è il paradigma dei mari semichiusi simili al Mediterraneo”, ha scritto Fabio Caffio, ammiraglio della Marina in congedo, ricordando su Limes l’importanza di queste perimetrazioni per un paese come l’Italia avvolto dai mari, posizione geografica e disposizione geomorfologica privilegiate.

 

(Foto: Farnesina, l’incontro dei tre ministri)

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