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86 euro mensili in più per i lavoratori della concia

Rinnovato il Ccnl del settore della concia che riguarda circa 23mila lavoratori addetti in 1800 aziende. Si tratta di una realtà che si basa sulla produzione di 128 milioni di metri quadri di pelli finite e 10 mila tonnellate di cuoio da suola. L’intesa raggiunta oggi pomeriggio tra sindacati ed Unic. In calo il fatturato dell’industria nazionale

“Un altro rinnovo contrattuale che va a buon fine con 86 euro di aumento complessivo nelle tasche dei lavoratori. Continua la serie positiva della nostra azione sindacale. L’epilogo positivo questa volta riguarda il settore della concia, caratterizzato da circa 23mila addetti che lavorano in 1800 aziende. Il contratto è scaduto il 31 ottobre del 2019 e sarà vigente fino al 30 giugno del 2023. Siamo soddisfatti dell’esito contrattuale e del ruolo che sta avendo il nostro sindacato nella tornata dei rinnovi contrattuali in ambito industriale”. Così Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, ha commentato la fine dell’incontro, tenuto in videoconferenza tra l’Unione Nazionale Industria Conciaria, aderente a Confindustria, e le organizzazioni sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil. Nel corso della riunione è stata sottoscritta l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore della concia basato sull’aumento salariale complessivo di 86 euro a regime.

La parte datoriale nel confronto

La controparte dei sindacati in questa trattativa contrattuale è stata rappresentata dall’Unione Nazionale Industria Conciaria che è la più importante associazione mondiale degli industriali conciari. Per il presidente dell’Unic, Fabrizio Nuti, si tratta del primo rinnovo contrattuale di livello nazionale, essendo stato eletto lo scorso 3 dicembre. Nuti, titolare del gruppo conciario toscano Nuti Ivo, è subentrato a Giovanni Russo, presidente della conceria Russo di Casandrino. Il risultato contrattuale per l’industria conciaria era tra le priorità da realizzare: “E’ stata una trattativa intensa – ha detto il presidente Nuti- ma abbiamo raggiunto l’obiettivo, nonostante la difficile fase di emergenza sanitaria. Il dialogo tra le parti non è mai mancato ed ha determinato un’assunzione di responsabilità reciproca”. E’ importante ricordare che la produzione nazionale è attualmente pari a 128 milioni di mq di pelli finite e 10 mila tonnellate di cuoio da suola. Il settore specifico è formato soprattutto da piccole e medie imprese, sviluppatesi principalmente all’interno di distretti specializzati per tipologia di lavorazione e destinazione merceologica.

Le reazioni sindacali

I sindacati si dichiarano convinti che i lavoratori apprezzeranno l’intesa raggiunta. “E’stata portata avanti una trattativa delicata e complessa – ha precisato Daniela Piras, segretaria nazionale della Uiltec – ma abbiamo determinato un risultato importante sia dal punto di vista economico che da quello normativo. Mai come ora i lavoratori hanno bisogno della copertura da parte del contratto nazionale e se questo avviene nel settore industriale e, in particolare, in quello manifatturiero, l’economia italiana ha qualche speranza di farcela. L’intesa siglata per la concia guarda a questa prospettiva”. Soddisfazione anche per gli altri vertici sindacali. “Questo rinnovo ribadisce che con la contrattazione e le buone relazioni sindacali si ottengono ottimi risultati per la tutela dei lavoratori e per le aziende. Ma non solo, è un rinnovo che consente a tutti gli addetti del settore conciario di acquisire il diritto individuale alle prestazioni di welfare sanitario. Infatti, dal 1° luglio ’21 partirà il fondo Sanimoda, i cui costi saranno interamente a carico delle imprese. Ricordo che il settore della concia era fino ad oggi l’unico rimasto sprovvisto di tale copertura”: ha detto Sonia Paoloni, segretaria nazionale della Filctem. “Importante nell’intesa – prosegue Paoloni – è l’avanzamento in tema di diritti individuali con il recepimento dell’accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro sottoscritto da Confindustria con Cgil, Cisl, Uil. Altro rilevante punto di avanzamento riguarda la regolamentazione che definisce i termini dei contratti a tempo determinato e somministrazione. Sul salario abbiamo confermato il ‘Patto per la fabbrica’ ed il recupero sia dell’Ipca che di una parte della produttività a livello nazionale anche attraverso il premio di perequazione mensile, fermo da anni che vinee raddoppiato dai 4 agli 8 euro al mese”. Ha dichiarato Nora Garofalo, segretario generale della Femca: “Riteniamo fondamentale la sottoscrizione dell’ipotesi di accordo di rinnovo del contratto, in un momento certamente complesso per il paese a causa della pandemia. In questo senso l’avvio del fondo Sanimoda è un ottima notizia per i lavoratori e le lavoratrici che avranno la copertura delle prestazioni sanitarie. Abbiamo condiviso un protocollo sul contrasto al dumping contrattuale e nell’accordo viene inoltre recepito l’accordo interconfederale in contrasto alle molestie e alla violenza di genere”

La parte economica

L’ intesa sottoscritta prevede un aumento salariale sui minimi di 65 euro, divisi in 3 “tranche”, e precisamente: 15 euro dal 1° settembre 2021; 35 euro dal 1° gennaio 2022; 15 euro dal 1° agosto 2022. Per tutte le aziende che non praticano la contrattazione di 2° livello l’elemento di garanzia retributiva viene elevato ad 8 euro (1° gennaio 2023), raddoppiato rispetto agli attuali 4. Grande risultato quello dell’introduzione all’interno del capitolo welfare contrattuale del fondo di assistenza sanitaria integrativa Sanimoda per tutti i lavoratori a carico delle imprese con un costo pari a 12 euro mensili per ogni lavoratore a partire dal 1° luglio 2021. Mentre per il fondo di previdenza integrativa Previmoda, a decorrere dal 1° ottobre 2022 il contributo a carico dell’azienda, sui minimi tabellari, è elevato al 2% (un più 0,5% quantificabile al livello di riferimento a circa 5 euro).

La parte normativa

Tra le novità di rilievo l’introduzione del nuovo capitolo “Legalità e dumping contrattuale”, con un protocollo allegato che indica le modalità per confluire, con accordo aziendale tra le parti, nell’applicazione dei CCNL sottoscritti dalle Organizzazioni Sindacali nazionali comparativamente più rappresentative sul territorio nazionale, per quelle aziende che operano nella catena della fornitura e che applicano contratti in dumping. È stato poi regolamentato il numero complessivo massimo di contratti a termine e in somministrazione che non potranno superare la soglia del 32% medio su base annua. Molto importante, inoltre, l’impegno durante la vigenza del contratto nazionale ad aggiornare e rivedere il mansionario e l’inquadramento contrattuale al fine di valorizzare le professionalità. Sul tema dei permessi retribuiti, sarà concesso 1 giorno nel caso di decesso dei genitori di un coniuge o di un convivente in un’unione civile o convivenza civile come da legge 76 del 2016. Per i congedi parentali per malattia dei figli, saranno garanti 7 giornate per le malattie di figli in età compresa tra i 3 e gli 8 anni. Sul tema della malattia, verranno scorporate dal periodo di comporto tutti i giorni impiegati per controlli per visite oncologiche. Infine, è stato adottato nell’intesa l’accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro sottoscritto da Confindustria con Cgil, Cisl, Uil.

L’esempio della produzione in Toscana

Anche il futuro della concia e dei settori della pelle e del calzaturiero si gioca sempre più sulla sostenibilità, sulla qualità e sulla digitalizzazione dei processi produttivi. E la ricerca (ma anche la formazione) da questo punto di vista gioca un ruolo essenziale. Per questo la Regione Toscana ha deciso a Santa Croce sul’Arno, in provincia di Pisa, di rafforzare questo grande distretto della concia italiano per numero di imprese e produttività e di investire sul locale Polo tecnologico, centro di innovazione e formazione, per potenziarne infrastrutture e attrezzature. Lo ha fatto a metà del mese di gennaio con una specifica intesa proprio dove, in un fazzoletto di sei comuni, lavorano 500 aziende (metà concerie e metà contoterzi specializzati solo in alcune fasi del processo) e quasi seimila addetti. Il Polo, Tecnologico Conciario, Po.te.co. in acronimo, è una realtà votata alla ricerca, alla formazione anche, all’innovazione e al trasferimento tecnologico. E’ nato nel 2002 a Castelfranco di Sotto: il privato, rappresentato dall’imprenditoria conciaria, calzaturiera e conterzista, 70 per cento del capitale, lavora fianco a fianco con il pubblico, costituito dal consorzio che raggruppa i comuni del comprensorio del cuoio Nel 2015 il Polo si è trasferito nell’attuale complesso a Santa Croce e nel 2016 è diventato quindi partner del centro tecnologico Ctc che ha sede a Lione in Francia. Al suo interno operano una conceria sperimentale all’avanguardia, laboratori per esami sul prodotto finito e su acque e reflui industriali e un vero e proprio reparto calzaturiero in miniatura per creare scarpe finite, dalla tomaia al montaggio. La Regione investirà adesso 1 milione e 675 mila euro di risorse europee su un nuovo progetto da oltre 3 milioni, che prevede un ampliamento fisico e ulteriori servizi a favore delle imprese. La parte che manca la metteranno i privati. L’80 per cento delle risorse arriveranno già entro la fine del mese.

In calo il fatturato e gli ordinativi dell’industria

A novembre si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, diminuisca del 2,0% rispetto al mese precedente e aumenti del 3,8% nella media del trimestre settembre-novembre rispetto al trimestre luglio-agosto. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di novembre 2019), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 4,6%, con cali di ampiezza simile per i due mercati: -4,5% quello interno e -4,9% quello estero. Lo ha reso noto questa mattina l’Istat. Il dato, per quel che concerne le industrie di pelli, di tessili, di abbigliamento, di accessori correlati è sconfortante. A questo riguardo il calo percentuale del fatturato dal novembre del 2019 a quello del 2020 è di circa ventuno punti, mentre nel medesimo arco temporale il calo degli ordinativi supera i tredici punti. In generale, gli ordinativi destagionalizzati registrano a novembre un calo su base mensile e un incremento su base trimestrale; in particolare la riduzione rispetto a ottobre si attesta all’1,3%, mentre l’incremento della media degli ultimi tre mesi rispetto ai tre mesi precedenti è pari al 5,1%. In termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi aumenta del 5,3%, con risultati positivi su entrambi i mercati (+3,4% quello interno e +7,9% quello estero). La maggiore crescita tendenziale si registra nel settore dei computer e dell’elettronica (+38,5%) e nel comparto dei mezzi di trasporto (+22,6%), mentre i risultati peggiori si rilevano per i macchinari e le attrezzature (-5,3%) e, come anticipato, nell’industria industria tessile e dell’abbigliamento (-13,1%). Più nel dettaglio, la dinamica congiunturale del fatturato riflette un calo del 2,5% per il mercato interno e una flessione dell’1,0% per quello estero. Per gli ordinativi, invece, la diminuzione è sintesi di una contrazione delle commesse provenienti dal mercato interno (-3,8%) e di una crescita di quelle provenienti dall’estero (+2,5%). Con riferimento agli indici destagionalizzati dei raggruppamenti principali di industrie, a novembre solo i beni intermedi segnano un aumento congiunturale dello 0,8%; i beni strumentali e i beni di consumo registrano un calo di entità pressoché analoga (-2,5% i primi e -2,6% i secondi); l’energia continua a contrarsi in maniera significativa (-14,2%).Con riferimento al comparto manifatturiero, sempre secondo l’istituto di statistica, le altre industrie manifatturiere e la metallurgia registrano la crescita tendenziale più rilevante (+4,8% le prime e +4,5% la seconda), mentre, come parzialmente rilevato in precedenza, l’industria tessile e dell’abbigliamento e il settore della raffinazione del petrolio continuano a segnare le peggiori performance (-21,7% e -39,2% rispettivamente).


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