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Atene vola sui caccia francesi. Ecco l’accordo che piace a Macron

Firmato il contratto d’acquisto di 18 caccia Rafale francesi per l’Aeronautica militare greca. Si inserisce in un piano corposo di ammodernamento militare per Atene, che ha trovato in Parigi facile sponda nella sua postura anti-turca. L’incontro tra Florence Parly e Kyriakos Mitsotakis

Atene vola sui caccia francesi. È arrivata ieri, durante la visita in Grecia del ministro della Difesa di Parigi, Florence Parly, la firma sul contratto di vendita per 18 jet Rafale. Ad apporla c’era il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, principale sponsor del programma di ammodernamento dell’intero strumento militare ellenico che potrà contare, nel corso dell’anno, su un budget più che raddoppiato rispetto al 2020.

GLI INTERESSI DI ATENE…

“Un segno dell’esigenza di cooperazione diretta e ravvicinata a livello europeo nel Mediterraneo, o nel nostro mare nostrum, come il presidente francese Emmanuel Macron è solito chiamarlo, dal momento che è il luogo dove gli interessi vitali di tutti i Paesi dell’Ue si intrecciano”, ha detto Mitsotakis, citando l’inquilino dell’Eliseo e certificando così il rinnovato asse tra Parigi e Atene. “Il rafforzamento del settore difesa per la protezione della Grecia non è mai servito come minaccia ad alcun altro Paese”, ha tenuto a sottolineare Mitsotakis, sebbene sia evidente che l’esigenza di potenziamento militare risponda alle tensioni degli ultimi mesi nel bacino mediterraneo.

… E LA SPONDA DI PARIGI

In questo desiderio Atene ha trovato la sponda di Parigi. La Francia è tutt’ora il Paese europeo ad aver mostrato più sostegno alla Grecia nelle dispute mediterranee, sostenendo in tutte le sedi negoziali la linea dura sulla Turchia, contro l’assertività di Recep Erdogan. Non è un caso che la Parly, oltre a celebrare la commessa e l’intesa bilaterale, abbia annunciato nuove esercitazioni congiunte per fine aprile, con la portaerei De Gaulle che nel frattempo pattuglierà il Mediterraneo orientale affiancata da unità greche. Ma i rapporti si consolidano anche con forniture militari. L’acquisto dei 18 Rafale è noto da un paio di mesi, per un valore di circa 2,5 miliardi di dollari, il primo verso un Paese europeo da parte della Francia. Nel dettaglio, saranno sei velivoli nuovi e 12 usati.

E GLI STATI UNITI?

La Grecia ha ufficializzato da poche settimane il budget per la Difesa nel 2021: 5,5 miliardi di euro, cioè oltre il doppio di quanto stanziato nel 2020. Oltre ai caccia francesi spicca la modernizzazione dei velivoli F-16 di Lockheed Martin, a cui va aggiunta la richiesta già presentata a Washington per i jet di quinta generazione F-35. L’ambizione greca per gli avanzati velivoli è nota da circa un anno, cioè dalla visita di Mitsotakis alla Casa Bianca di Donald Trump. Pochi giorni dopo, era stato il ministro della Difesa Nikos Panagiotopoulos a confermare l’interesse per 24 velivoli e un valore stimato in 3 miliardi di dollari. A ulteriore dimostrazione di una ricerca di relazioni più solide con gli Usa, si registrano anche interessamenti per le navi da combattimento Lcs. Il tutto va associato alla spinta per una maggiore presenza americana nelle questioni mediterranee, che Atene auspica possa avvenire con Joe Biden (come ci spiegava il generale Marco Bertolini) affinché Washington richiami all’ordine il suo alleato turco.

L’ACCORDO CON ISRAELE

In tale impegno Atene ha dimostrato un attivismo diplomatico non indifferente. È di inizio gennaio l’ufficializzazione del più grande accordo mai raggiunto in tema di difesa tra Grecia e Israele. Vale 1,37 miliardi di euro e ruota intorno a dieci M-346, gli avanzati addestratori di Leonardo. Tel Aviv li fornirà insieme a servizi ventennali per una scuola di volo. È un altro sintomo dell’impegno greco (ben sostenuto da relazioni industriali e budget) per rafforzare la postura anti-turca; un’ulteriore conferma di come le forniture militari consolidino le relazioni internazionali. Lo ha spiegato ieri il portavoce francese del ministero della Difesa francese commentando la vendita di Rafale: “Le esportazioni sono una condizione della nostra sovranità”.

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