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Joe Biden, un cattolico costituzionale. Parla Massimo Faggioli

Conversazione di Riccardo Cristiano con il professor Massimo Faggioli, docente di teologia e storia del cristianesimo alla Villanova University di Philadelphia in libreria con “Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti”

C’è una bella fotografia di Joe Biden con Papa Francesco sulla copertina del libro appena pubblicato, in Italia e in America, dal professor Massimo Faggioli, Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti. Una fotografia forse non molto diversa da quella che in questi giorni si è vista sullo scrittoio del nuovo inquilino della Casa Bianca.

Ma per Faggioli, docente di teologia e storia del cristianesimo alla Villanova University di Philadelphia intervistato per Formiche.net, il significato di quella fotografia non sta nell’idea che Biden l’abbia scelta per rivendicare, magari la sua identità di cattolico, ma che l’abbia scelta con naturalezza, esprimendo così una situazione politica molto diversa da quella dei tempi del precedente presidente cattolico, John Fitzgerlad Kennedy.

Biden è un presidente cattolico che non ha il problema di manifestarsi come tale. Nel libro di Faggioli si può leggere che “quando Joe Biden nacque e si battezzò, la Chiesa cattolica era ancora ai margini del mainstream americano”. Oggi non è più così. A giudicare però dai toni scelti dal presidente dei vescovi cattolici nel giorno del suo insediamento, se Biden non ha problemi a definirsi cattolico, molti vescovi hanno questo problema, molto più che a definire cristiano il suo predecessore.

Dunque chi è il cattolico Joe Biden? Per Faggioli, citato in queste ore dal prestigioso The New Yorker, “la presidenza Biden suscita non solo aspettative politiche, ma anche religiose, addirittura salvifiche. Questo presidente cattolico è chiamato a curare i danni morali inflitti al Paese da Trump, dalla pandemia e dalla globalizzazione”. Scenario importante, delicato.

Per Massimo Faggioli “Biden rappresenta un paese diviso al suo interno come non mai dai tempi della guerra civile, ma anche un mondo cattolico in crisi e polarizzato su molti temi. Il nodo centrale resta la combattuta e controversa eredità del Concilio Vaticano II e le conseguenti scelte in merito alla giustizia sociale, ai modelli economici, all’ambiente, ai rapporti con culture e religioni diverse”.

Ne abbiamo abbastanza per capire che parlare oggi con Massimo Faggioli vuol dire parlare con uno dei più attenti studiosi dall’America di Trump, di Biden, di Bergoglio e degli americani d’oggi. Ho pensato di chiedergli se potremmo definire Biden, oltre che un cattolico conciliare come lui fa con accuratezza a noi accessibile, anche un “cattolico democratico”, terminologia nota in Italia ma che nel suo caso può risultare fuorviante, essendo il cattolico eletto alla presidenza dal Partito Democratico: “Sì certo, capisco il bisticcio, ma in italiano potremmo dire che il riferimento è al cattolicesimo democratico, sociale e liberale, tutti e tre i termini sono necessari per capirsi: e allora per definirlo lo potremmo definire, usando un linguaggio statunitense, un cattolico costituzionale”.

Il cattolicesimo costituzionale di Biden spiegato da Massimo Faggioli fa i conti con l’assunto che oggi pesa di più e ha segnato il quadriennio appena trascorso, dando un orientamento più al cattolicesimo conservatore di oggi: “un pensiero cattolico conservatore si è strutturato intorno all’idea che un sistema che legifera ammettendo l’aborto è un sistema illegale”. Ed è chiaro per partendo da questa premessa rabbiosa il cammino che allontana dai valori e dal rispetto dei principi costituzionali può condurre lontano, qualcun fino a Capitol Hill. É indiscutibile che stia emergendo una versione del cattolicesimo, “che non è più semplicemente conservatrice o post-liberale, ma apertamente anti-liberale e illiberale”. Faggioli parla di un “cattolicesimo da tea party” i cui seguaci sono stati attratti da Trump.

La trasformazione del partito repubblicano in una sorta di partito di Dio e dei democratici in un partito dalle forti influenze radical ha facilitato la polarizzazione, con quanto detto. Ma ora si è creata una situazione anomala per questo vasto segmento di popolazione cattolica conservatrice, quella di sentirsi doppiamente orfani: orfani del presidente, tornato cattolico ma non di questa cultura, e orfani del papa, anche lui lontano dalla polarizzazione prodotta dai cosiddetti guerrieri culturali.

“Vedremo dove andranno, qui è difficile fare previsioni perché il loro ancoraggio alla tradizione repubblicana è solido, ma non sappiamo come svilupperà il cammino”. Trump rimarrà nel Gop o fonderà un suo partito? E la Chiesa cattolica diventerà un valido argine al rischio di un nazionalismo cristiano? Ecco un possibile tratto particolare del tentativo Biden, del suo cattolicesimo costituzionale. Biden, per Faggioli, sa che avrà un solo mandato, per via dell’età. E questo potrebbe tradursi in una maggiore libertà di giocare la sua partita con libertà, alla “o la va o la spacca”: non ci sarà un secondo tempo.

Lo potrebbe indicare proprio la naturalezza con cui ha scelto di mettere la sua fotografia con il papa sulla sua scrivania. Ma oltre alla sfida nazionalista e cristiana il cattolico Biden, che Faggioli definisce cattolico costituzionale, come potrà affrontare lui, che accetta l’aborto, la trasformazione dell’aborto in una questione di illegalità del sistema, dalla quale molto è disceso? A questa domanda il professor Faggioli risponde evidenziando un dato che non decontestualizza l’aborto, sceglie la difesa del nascituro su un terreno molto diverso, certamente non ideologico: “Se noi guardiamo ai dati statistici degli ultimi decenni vediamo che l’aborto aumenta negli anni delle presidenze repubblicane.

Ed è così. Perché propongono una visione fondata sull’individuo e la famiglia, ma lo stato non c’è. E la riduzione delle politiche sociali ha determinato nei tempi dei repubblicani maggiori difficoltà per i meno abbienti e questo, acuendo le difficoltà, ha determinato un maggiore ricorso all’aborto. Nei periodi di maggiore intervento sociale dello Stato invece si nota una riduzione degli aborti”. In un discorso politico sarà possibile far notare questo punto, ma in un discorso di fede appare più complesso.

“Se davvero la priorità dei pastori è il dramma dell’aborto – osserva Faggioli- credo che questa considerazione sia molto importante, se consideriamo la realtà”. Usando la parola “priorità” Faggioli fa riferimento all’attualità più stringente. Ascoltandolo mi ero fatto l’impressione di Biden come di un vecchio democristiano riemerso in un’America divisa. La percezione forse regge, ma emerge un’altra novità.

La Chiesa americana per la prima volta ha visto il fronte che non vuole avventurarsi nelle guerre culturali, che preferisce contestualizzare a ideologizzare, togliersi i guanti. Sin qui il dissenso tra settori più vicini a Trump e settori più sensibili alla predicazione di Francesco (fermissimo sull’aborto) si era visto ma era rimasto sotto traccia. Ora, con il comunicato del presidente della Conferenza Episcopale che nel giorno dell’insediamento di Biden si è detto ansioso di lavorare con lui ma riservando metà del suo testo a criticare Biden per aborto ed etica sessuale, nonostante Black Lives Matter e Capitol Hill fossero memoria fresca e le sfide enormi, il cardinale di Chicago, Blase Cupich, è uscito allo scoperto, fragorosamente. “Importante il dissenso di merito espresso da Cupich, cioè inglobare nella difesa di tutta la vita e della dignità di ciascuno tutto il discorso sulla difesa della vita da parte della Chiesa. Ma sono importantissimi anche altri due aspetti”.

Faggioli si riferisce al fatto che il cardinale di Chicago abbia espresso il suo pieno ed esplicito dissenso con tre tweet, accessibili a un mondo molto più vasto di quello dei comunicati diocesani, e che abbia sollevato il mancato rispetto della prassi collegiale, cioè dell’impegno di consultare la commissione appositamente istituita pochi mesi fa. Dunque il dissenso è sulla sostanza, ma è anche un’autorevole e inusuale denuncia di una prassi non collegiale e non conforme. Questa è una novità, che potrebbe fare i conti con il metro diverso usato con il passato presidente, o forse proprio con l’urgenza di contestualizzare i problemi, e non di trasformarli in guerre culturali.

Un confronto così evidente e forte potrebbe addirittura essere salutare, ma con il clima creatosi con gli scandali degli abusi quanti vescovi uscirebbero allo scoperto temendo magari di finire coinvolti in uno scandalo? Dilatato, infondato, reale, nel contesto attuale tutto è rischioso. La sfida di Biden è anche quella che viviamo noi, e leggere il libro di Massimo Faggioli aiuterà, tutti ma in particolare i cattolici, a farsi un’idea più accurata della posta americana.



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