Ieri il durissimo attacco del presidente della Bce contro la moneta virtuale che ha abituato la finanza mondiale a una volatilità estrema. L’imperativo è istituzionalizzare la criptovaluta, prima che sfugga di mano come altre creature della speculazione, a cominciare dai derivati. E anche Bank of America lancia l’allarme bolla…
Pericolosi, al punto di dare vita, secondo qualche osservatore, alla madre di tutte le bolle finanziarie. I Bitcoin continuano a preoccupare le istituzioni globali, che valutano di schierare la contraerea contro un nemico a tratti visibile, a tratti no. Un innesco per una nuova crisi planetaria, come fu per i subprime nel 2007 e per i derivati, qualche anno dopo. In Deutsche Bank (e in Mps) ne sanno qualcosa. Filo conduttore, la speculazione: operazioni borderline che poco hanno a che vedere con l’economia reale e che ora la Banca centrale europea vuole imbrigliare a tutti i costi, a suon di regole. Non è tardi, ma il meccanismo si è già messo in moto, come dimostra la graduale apertura dei colossi dell’e-commerce ai pagamenti in criptovalute.
L’ONDA LUNGA DEI BITCOIN
I numeri non mentono e il 2020 appena concluso ha certificato la corsa, a tratti inarrestabile, della moneta virtuale. Vero è che dopo aver superato quota 40 mila dollari al termine della scorsa settimana, la quotazione della criptovaluta ha ceduto il 20%, alimentando i già diffusi timori del mercato sulla volatilità dell’asset. Ma, attenzione, il passo indietro segue un’ascesa mirabolante di dieci mesi, con il Bitcoin che ha registrato un rialzo del 333,2% complice, secondo gli analisti, l’interessamento crescente dei principali hedge fund internazionali, che negli ultimi mesi hanno continuato a piazzare le loro scommesse. Negli ultimi cinque mesi del 2020, la domanda da parte degli acquirenti di bitcoin ha superato la nuova offerta di quasi tre volte.
BCE ALL’ATTACCO
Ora, l’up&down del Bitcoin, che alterna impennate improvvise a repentine discese di prezzo, non piace al governatore della Bce, Christine Lagarde. Che ieri ha sferrato un duro attacco alla criptovaluta. Troppo forte, secondo l’ex direttore del Fondo monetario internazionale, l’odore della speculazione, il cui primo sintomo è da sempre l’eccessiva volatilità.
Serve, è il messaggio arrivato da Francoforte, una chiamata alle armi a livello globale sulla regolamentazione. L’obiettivo è evitare che si foraggi la criminalità organizzata, per esempio. “Bitcoin è un asset altamente speculativo, che ha portato ad alcuni affari buffi e a diverse significative, e totalmente riprovevoli, attività di riciclaggio di denaro”, ha detto Lagarde in occasione della conferenza Reuters Next. Concetti che sembrano l’ultimo respiro della valuta virtuale più celebre, finora sfuggito alle autorità di vigilanza. Perché il problema è proprio questo: non si vuole procedere con dei veti sul Bitcoin, ma solo con una ferrea istituzionalizzazione, per dirla con le parole della Lagarde. Perché, ad oggi, il Bitcoin non ha una sua regolamentazione.
ASPETTANDO L’EURO (DIGITALE)
E chissà che il siluro arrivato dalla Banca centrale non sia anche un modo per spianare la strada all’Euro digitale. Come a dire, moneta virtuale sì, purché legale e soprattutto regolamentata. Per Lagarde i tempi sono maturi, o quasi. “Penso che l’euro digitale si farà anche se non immediatamente: direi in non più di cinque anni, ma non sappiamo dove ci porterà l’accelerazione del fintech”.
L’ALLARME DI BANK OF AMERICA
Una cosa è certa, intanto. Il Bitcoin spaventa anche le grandi banche d’affari, che dalla speculazione (la memoria corre a Lehman Brothers, simbolo della crisi a base di scommesse) hanno avuto i loro più grossi problemi. “A nostro avviso, data la loro elevata volatilità e l’entità delle perdite registrate in passato, le criptovalute potrebbero essere attraenti per gli investitori speculativi, ma non sono un’alternativa adeguata alle attività rifugio né contribuiscono necessariamente alla diversificazione del portafoglio”, è l’allarme di un analista interpellato dal Financial Times.
Bank of America la vede addirittura peggio. Una bolla, enorme. Il tasso di crescita del Bitcoin e l’intrinseca volatilità del comparto sono stati infatti oggetto del report di Bank of America Global Research, pubblicato giovedì 7 gennaio, dal titolo The flow show. In quelle pagine gli analisti avevano infatti sollevato una domanda inquietante: i movimenti di prezzo del Bitcoin sono la madre di tutte le bolle? Chissà.