Il giornalista economico Paolo Bricco (‘’Il Sole 24 Ore’’) ha pubblicato con Il Mulino il libro “Cassa depositi e prestiti. Storia di un capitale dinamico e paziente. Da 170 anni”. Formiche.net pubblica in anteprima un estratto della prefazione, con i contributi dell’ad Fabrizio Palermo e del presidente Giovanni Gorno Tempini
Chi ha finanziato le scuole elementari, quando nell’Ottocento quattro italiani su cinque erano analfabeti? Chi ha sostenuto la modernizzazione industriale del secondo dopoguerra, garantendo all’Iri i denari con cui creare la siderurgia pubblica? Chi è intervenuto nelle grandi emergenze nazionali, dal maremoto di Reggio Calabria e di Messina del 1908 al terremoto in Irpinia del 1980, per il quale da un giorno all’altro sono stati assunti trenta funzionari, dieci ingegneri e quindici geometri da mandare sul campo, in mezzo alle macerie? Chi ha operato come fattore costante nella gestione del debito pubblico?
La Cassa Depositi e Prestiti è un elemento essenziale di quell’organismo complesso e articolato, contraddittorio e vitale che è l’Italia. Lo è stata fin dalla sua fondazione che, 170 anni fa nel 1850, ha accompagnato il Paese nel suo processo di unificazione politica, avvenuta nel 1861, e nel suo tentativo di costruire ogni giorno un’identità, insieme, di tradizione e di innovazione. Cassa – con la sua base di raccolta, rappresentata dal risparmio postale, e con i suoi due azionisti, il ministero dell’Economia e delle Finanze e le fondazioni – è tuttora centrale.
In particolare adesso che entra in una fase matura, dopo un’evoluzione di lungo periodo che l’ha vista cambiare da semplice pezzo della pubblica amministrazione – il ministero del Tesoro, di cui è stata a lungo una direzione generale – a soggetto munito di un’identità propria crescente, fino alla trasformazione in società per azioni del 2003 e, poi, all’ultima metamorfosi in un gruppo industriale organico e strutturato.
Cassa Depositi e Prestiti sarà, in misura maggiore nel futuro, un elemento essenziale della nostra comunità nazionale che, con i suoi punti di forza e con i suoi punti di debolezza, si trova nel pieno di una recessione mondiale provocata dalla pandemia del coronavirus. Un fenomeno nuovo. Un’emergenza dai contorni ambigui e sfuggenti, di cui si coglie la forza destrutturante, ma di cui è ancora impossibile prevedere gli sviluppi e la profondità di medio e lungo termine.
Riflette l’amministratore delegato Fabrizio Palermo:
La Cassa, che da sempre rappresenta una forma di «Capitalismo Dinamico e Paziente», ha in Italia la stessa centralità che hanno in Francia la Caisse des Dépôts et Consignations e in Germania la Kreditanstalt für Wiederaufbau. Le differenze fra Cdp, Caisse e KfW esistono: hanno radici storiche diverse e, in parte, funzioni non del tutto sovrapponibili. Ma le analogie sistemiche non sono poche e l’importanza per l’economia del Paese in cui operano è la stessa. Questa centralità è sia storica sia prospettica. Per lungo tempo Cassa Depositi e Prestiti è rimasta sottotraccia. Ha costituito una parte integrata del sistema dei finanziamenti alle infrastrutture dell’Italia. È stata un pezzo del ministero dell’Economia che ha seguito il Paese – con i suoi tecnici e le sue procedure – nei passaggi decisivi della storia economica nazionale. In pochi ne conoscevano l’esistenza. Tutti ne beneficiavano.
La costruzione delle strade e dei ponti, degli ospedali e delle università. Le politiche elaborate dall’alto – fin dai tempi di Cavour e, poi, della destra e della sinistra storiche – e le scelte dal basso – compiute per esempio dagli amministratori dei comuni e delle province – sono state realizzate attraverso i mutui accesi con la Cassa Depositi e Prestiti.
Con la Cassa Depositi e Prestiti le classi dirigenti italiane – da Quintino Sella a Giovanni Giolitti, da Alberto Beneduce ai contemporanei – hanno modernizzato il Paese contribuendo alla sua graduale trasformazione da un’economia agricola a un’economia industriale e hanno provato a ridurre le distanze fra i territori, aumentando per esempio le infrastrutture materiali e il così detto capitale sociale delle regioni arrivate all’unificazione con i ritardi maggiori. Le classi dirigenti hanno anche inciso, attraverso le risorse nella disponibilità della Cassa, sulla gestione del debito nazionale.
Hanno influito sulla dinamica della spesa pubblica, utilizzando per esempio i mutui agli enti locali nelle politiche anticongiunturali oppure riducendoli quando occorreva tenerla sotto controllo, anche nella sua componente locale. Hanno, in sostanza, utilizzato lo strumento della Cassa per definire e realizzare policy anticicliche. E, quando qualcosa di terribile è all’improvviso successo, le classi dirigenti italiane hanno avuto in essa uno strumento amministrativo e finanziario di rapido intervento: con le calamità naturali, le piene del Po o i terremoti, o con la morte e la distruzione della Prima e della Seconda guerra mondiale, quando è stata adoperata per finanziare il debito.
Cassa ha definito e sviluppato un’infrastrutturazione finanziaria che prima non esisteva. Nota a questo proposito il presidente Giovanni Gorno Tempini:
La sua capacità di operare è cresciuta quando ha potuto attingere al risparmio privato attraverso la raccolta postale. In questo caso la Cassa ha avuto una funzione storica ben precisa: ha creato un vero e proprio mercato, che prima non esisteva, andando a raccogliere il risparmio in tutti i comuni d’Italia. Per oltre un secolo e mezzo, Cassa Depositi e Prestiti ha rappresentato il polmone di un grande organismo: non si vedeva, ma senza di esso l’organismo avrebbe smesso di respirare e di vivere. Poi, nel 2003, c’è stata la trasformazione in una market unit riconosciuta dall’Europa e così si è avviata l’ultima metamorfosi in fase di completamento.
Cassa Depositi e Prestiti si è evoluta modificando e arricchendo nel tempo il suo codice genetico. Lo Stato unitario ha mutato il suo assetto incidendo sulla macchina amministrativa. Di volta in volta la leadership politica, amministrativa e civile del Paese ha deciso di articolare meglio il suo disegno di sviluppo o si è imbattuta in problemi da risolvere. E, a quel punto, ha aggiunto un compito alla Cassa.
Una funzione nata per gemmazione dalle necessità della storia e dalla crescita del Paese. Per questa ragione la natura della Cassa non è rigida, ma si adatta al contesto storico di cui è espressione. E, proprio per questa sua natura insieme solida e flessibile, il suo DNA è, allo stesso tempo, istituzionale e votato appunto all’innovazione.