Skip to main content

Conte vs Renzi, ci sarà un solo vincitore. Sorgi spiega perché

renzi

Con un post su Facebook il premier prova a disinnescare (last minute) la crisi di governo. Basterà? Marcello Sorgi, già direttore de La Stampa e del Tg1, ha i suoi dubbi, “Renzi vuole solo una cosa: liberarsi di Conte, a tutti i costi”. Draghi? Andrebbe in scena un Monti-bis

“Meglio tardi che mai”. Con un lungo post su Facebook Giuseppe Conte fa retromarcia e prova a disinnescare la crisi. Toni distesi, massima disponibilità a lavorare con tutti, maggioranza e opposizione, per rivedere i piani per il Recovery Fund e riattivare “il confronto con il Parlamento”. Non è chiaro se i miti consigli dal sapore Dc provengano o meno dal Quirinale. Di certo “oltre a un gesto di buona volontà, è una mossa politica azzeccata”, dice a Formiche.net Marcello Sorgi, firma di lungo corso del giornalismo italiano, già direttore de La Stampa e del Tg1.

Sorgi, troppo tardi?

Se avesse preso prima l’iniziativa avrebbe evitato la spirale perversa in cui ormai è caduta la crisi. Sicuramente è un’inversione notevole rispetto ai toni usati nella conferenza stampa di fine anno.

Quando ha detto: porto la crisi in Parlamento.

Esatto. Cioè ha sfidato i partiti della sua maggioranza a viso scoperto. Uno sfogo sincero, che gli è costato non poco.

Perché quel guanto di sfida?

Per liberarsi da un pressing soffocante. Quello dei partiti che lo sostengono, e gli chiedono ora di chinare il capo. Dopotutto il governo è nato con questa premessa, all’indomani di un accordo strategico fra Pd e Cinque Stelle. Senza la pandemia, la crisi si sarebbe aperta un anno fa. 

Renzi si farà bastare i buoni propositi?

A Renzi è stato già offerto tanto, per lui non è abbastanza. La verità è che vuole una cosa più di tutte: liberarsi di Conte. C’è solo un modo per riuscirci: ritirare davvero le sue ministre e aprire una classica crisi extraparlamentare. A quel punto il premier non avrebbe scelta: dovrebbe salire al Quirinale.

Sicuri che esiste un’altra maggioranza senza Conte?

Probabilmente no, infatti rientrerebbe dalla finestra. Ma rientrerebbe molto indebolito, questo Renzi lo sa.

Quindi che si fa, un rimpasto?

Tutti lo evocano, io ho qualche dubbio. Come si può fare un rimpasto di 5-6 ministeri senza le dimissioni del presidente del Consiglio? Conte cosa fa? Si presenta dai suoi ministri, che ha appena definito “i migliori al mondo”, e chiede di dimettersi, senza ricevere una sola obiezione? L’alternativa è rifare un governo fotocopia, come fece ai tempi Spadolini. Che infatti durò soli sei mesi. È davvero una strana crisi.

Perché strana?

Le crisi di governo erano la norma ai tempi del proporzionale. Ogni otto mesi si faceva una crisi concordata, si cambiava qualche ministro ma sempre e rigorosamente della seconda fila, la prima restava intatta. Qualche vendetta personale poteva colpire anche i leader, oggi Fanfani, domani Andreotti. Questa è una crisi senza testa né coda.

Cioè?

Dove vogliono arrivare? Una maggioranza alternativa non esiste, tantomeno le larghe intese.

Quanto è forte, oggi, il partito del non voto?

È in ottima forma. Annovera tutto il Movimento Cinque Stelle, e ovviamente Renzi. Il Pd è diviso, al solito. Anche se si andasse a votare, si formerebbe naturalmente una coalizione che vede in Conte il suo riferimento.

L’opzione Draghi è già sfumata?

Più semplicemente, credo che nessuno abbia alzato la cornetta per telefonargli. Draghi è una figura eccellente, ma a Palazzo Chigi sarebbe il bis di Monti. E poi, siamo sicuri di essere nelle condizioni per passare a un governo tecnico? La democrazia italiana, negli ultimi 30 anni, ha sempre avuto questa malattia: quando la politica è in confusione, come l’aspirina, arriva dall’alto un governo di tecnici.

Chiudiamo sul centrodestra. Berlusconi sembrava per il governo di unità nazionale, poi ci ha ripensato. Ha un piano B?

Qui il retroscena rischia di scadere nel gossip. C’è chi sostiene ambisca al Colle. Io credo che gli basti figurare nel toto-nomi quirinalizio. Dopo l’estromissione dal Parlamento, condanne severe, poi la riabilitazione da parte dell’Ue e di tutta la politica italiana, oggi si gode una nuova fase, quella di padre nobile. Quando si parla di Berlusconi, però, mai dire mai.

×

Iscriviti alla newsletter