L’ex ministro dell’Istruzione a Formiche.net: “La scuola non è né di sinistra, né di destra, né di centro ma è di tutti gli italiani. I distinguo nella maggioranza? Tutti collaborino senza che l’asticella di una sorta di corsa ad ostacoli diventi sempre più alta, sperando tacitamente che sia alla fine insormontabile”
Esperienze avventuristiche o galleggiamenti non sono di certo ciò che serve all’Italia: sarebbe l’esatta dimostrazione dell’irresponsabilità generale.
Lo dice a Formiche.net l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, esponente cattolico dei dem, che traccia una mappa di ciò che andrebbe perseguito in questa pandemia dai tratti somatici così dannosi per l’economia del Paese. In cima alle priorità i due richiami alla costruzione e all’unità pronunciati rispettivamente dal Colle e dalla Santa Sede. E a chi litiga sulla scuola manda a dire che…
A distanza o in presenza: da che parte sta sulla scuola?
Questo braccio di ferro è diventato stucchevole e insopportabile. La scuola, come ripetevo quando ero ministro, non è né di sinistra, né di destra, né di centro ma è di tutti gli italiani. E come tale va trattata. Quindi non merita la contrapposizione tra le parti in causa. La priorità è una: si aprirà in presenza quando si sarà nella condizione di garantire agli studenti il massimo della sicurezza. È prioritario sapere se i trasporti con cui si va a scuola garantiscono la tranquillità necessaria e se le uscite scaglionate garantiscono il rispetto delle norme, non solo in classe ma anche nelle zone limitrofe. Questo il punto rispetto al quale dobbiamo confrontarci. Non ha senso dividerci o sottolineare che poi quegli stessi ragazzi vanno a prendere l’aperitivo al pomeriggio. Tutto ciò doveva essere già sistemato, visto che la scuola è un elemento vitale per la salute dei nostri figli.
Stop alla crisi, prima il Recovery, sembra dire Mattarella a Renzi. Il Colle da arbitro si fa giocatore?
Gli italiani devono essere enormemente grati al Capo dello Stato per ciò che rappresenta quanto a stabilità e certezze. Credo parli a tutti nelle diverse responsabilità che hanno. Il Recovery è una straordinaria opportunità che l’Italia non può permettersi di perdere, come anche il Paese non può assolutamente perdere del tempo per attuare quel piano. Che il Presidente della Repubblica ce lo ricordi, mi appare una cosa estremamente importante. Dall’approvazione del piano alla sua attuazione non vedo un esonero per qualcuno delle parti in causa. Mattarella esercita la moral suasion, che riguarda ciascuno in base ai propri comportamenti e alle proprie sensibilità.
L’appello del Quirinale ai costruttori fino ad oggi però è stato disatteso da tutte le parti in causa. O no?
Sarebbe folle che qualcuno pensasse oggi di mettere dinanzi agli interessi degli italiani i propri calcoli di parte. Se l’Italia perdesse questa opportunità non ci sarebbero più neanche gli interessi particolari, ma solo un dramma da crisi. In quel caso nessuno potrà sentirsi assolto o estraneo da una qualche responsabilità per il danno che dovesse essere fatto al sistema Paese.
Il papa nell’intervista che ha rilasciato ieri sera in tv ha detto che “per la politica non è il momento di rompere unità”. Più di un invito?
Da tempo il Santo Padre esprime un’opinione precisa in merito. Dinanzi alla nave che rischia di affondare e in una navigazione perigliosa, diventa difficile che qualcuno pensi di non mettere gli interessi generali davanti a quelli di parte. Che la politica non rompa l’unità è un invito alla politica, quale forma principale di carità per il prossimo, come diceva Paolo VI. Quell’invito all’unità è anche un invito a garantire la pluralità delle opinioni.
Dove sta sbagliando il premier e quali rischi per l’Italia ci sono dall’immobilismo citato più volte da Zingaretti?
Sono questi i momenti nei quali la responsabilità e l’operosità sono indispensabili. Il premier deve saper generare l’impulso necessario a realizzare la feconda operosità al servizio dei bisogni del Paese. E tutti gli altri collaborino alla relativa realizzazione, ma senza che l’asticella di una sorta di corsa ad ostacoli diventi sempre più alta, sperando tacitamente che sia alla fine insormontabile. Il premier ha il dovere di realizzare rapidamente una feconda operosità e dall’altra parte ci sia il concorso di tutti affinché si collabori. Si possono fare osservazioni giuste, ma ricordando che in politica bisogna dire le cose giuste al momento giusto ed evitando i momenti sbagliati.
Se cade Conte c’è solo il voto, hanno detto il ministro grillino Patuanelli e il senatore leghista Romeo. Ma con lo spread così basso a 100 sarebbe possibile?
In passato chi ha corso, rendendosi colpevole delle elezioni anticipate e impedendo così al governo di lavorare, non ha mai incontrato i favori degli italiani. Se qualcuno, all’interno di questa terribile pandemia, dovesse assumersi tale responsabilità non sarebbe capito dagli italiani. Una cosa è certa: il gioco di chi dice che se dovesse sfasciarsi tutto, un altro governo si farebbe comunque, è un gioco che non rispetta le istituzioni. Esperienze avventuristiche o galleggiamenti non sono di certo ciò che serve all’Italia: sarebbe l’esatta dimostrazione dell’irresponsabilità generale.
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