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La Difesa europea secondo Austin, prossimo capo del Pentagono

Ci sarà più dialogo tra le due sponde dell’Atlantico, ma non cambierà il giudizio di Washington sulla Difesa europea: bene la spinta agli investimenti, ma non si escludano le aziende americane. Ecco cosa ha detto il generale Lloyd Austin, scelto da Joe Biden per guidare il Pentagono

La Difesa europea è una grande opportunità per rafforzare l’asse transatlantico, ma occhio a escludere le aziende americane dalla partecipazione ai nuovi progetti di Bruxelles. È il messaggio del generale Lloyd Austin, scelto da Joe Biden per guidare il suo Pentagono. L’ex comandante del Comando centrale degli Stati Uniti è impegnato nel complesso iter tra Senato e Camera necessario a ottenere il via libera per diventare il nuovo segretario della Difesa. Gli serve un “waiver”, ovvero la deroga alla normativa che prevede siano passati sette anni dal ritiro dal servizio militare attivo per poter ottenere cariche di vertice civili al Pentagono.

IL DIBATTITO

Mercoledì, nel corso dell’audizione al comitato Armed services del Senato, Austin ha parlato anche di Difesa europea. I progetti di Bruxelles in questo campo nascono anche su invito degli Stati Uniti, che da anni chiedono al Vecchio continente una maggiore assunzione di responsabilità. L’alleato d’oltreoceano è stato però sempre chiaro su un punto, favorire la Difesa europea per rafforzare l’alleanza euro-atlantica. Una linea condivisa dall’Italia (e ribadita su DefenseNews di recente dal ministro Lorenzo Guerini), ma non sempre da tutti i Paesi europei, anche tenendo conto del dibattito recente sulla “autonomia strategica” dell’Europa, che vede la Francia di Emmanuel Macron a promuoverne una versione radicale, intesa come indipendenza dagli Usa.

LE RICHIESTE AMERICANE

Oltre gli aspetti strategici, in termini operativi la preoccupazione americana riguarda la piena interoperabilità tra gli assetti, ragion per cui tra i pilastri della Difesa europea definiti sin dal 2016 c’è un rafforzamento della collaborazione tra Nato e Ue. Procede di pari passo con le altre iniziative messe in campo e vede all’attivo numerosi progetti già partiti. Il nodo maggiore riguarda però gli aspetti industriali. “Lavorare insieme è di fondamentale importanza – ha spiegato Austin – in questo momento le aziende europee godono di un’enorme quantità di affari negli Stati Uniti e vogliamo assicurarci che le aziende statunitensi abbiano le stesse opportunità”.

IL FONDO EUROPEO

Il riferimento è alla cooperazione strutturata permanente (la Pesco) e al Fondo europeo di Difesa (Edf), in partenza quest’anno con una dotazione di 7,6 miliardi di euro fino al 2027 per co-finanziare progetti di ricerca e sviluppo. Nonostante il livello di risorse sia poco più della metà di quello previsto dalla Commissione europea nel 2018, è il primo vero e proprio impegno di Bruxelles nel campo della Difesa, anticipato solo dai due programmi-pilota: Edidp per lo sviluppo industriale; Padr per la ricerca. Tra i temi più dibattuti in sede negoziale c’è stato il grado di apertura alle aziende extra-Ue. Alla fine ha prevalso una linea mediana, che consente a soggetti europei di partecipare, ma stanti alcuni vincoli e verifiche da parte dei Paesi dell’Ue.

LE REGOLE PER LA PESCO

Anche la Pesco ha vissuto un processo simile. A inizio novembre il Consiglio dell’Ue ha approvato un apposito regolamento, il quale permette la partecipazione “eccezionale” ai progetti della cooperazione strutturare per Paesi esterni all’Unione. Lo potranno fare “su invito”, stante il rispetto di alcune condizioni “legali, politiche e sostanziali”. Quelle politiche riguardano soprattutto la condivisione dei principi dell’Ue e della piena convergenza agli interessi di sicurezza e difesa dell’Ue e degli Stati membri. Quelle sostanziali parlano di “fornire un valore aggiunto al progetto” in termini expertise tecnico o capacità in più, incluso supporto operativo o finanziario. Gli aspetti legali riguardano invece la necessità di un accordo sulla sicurezza delle informazioni che lo Stato terzo deve avere con l’Ue (e con l’Agenzia europea per la Difesa, Eda, se coinvolta).

LA POSIZIONE USA

Cavilli e condizioni che non sono sempre stati visti di buon occhio dagli Usa. L’ormai ex sottosegretaria per le acquisizioni del Pentagono Ellen Lord era stata piuttosto chiara: “Escludere la partecipazione degli Stati Uniti ai progetti Edf e Pesco sarebbe controproducente per una più stretta cooperazione Ue-Nato e rischierebbe di sviluppare capacità dell’Ue in un modo che producano duplicazioni, sistemi militari non interoperabili e una concorrenza non necessaria”. Austin è apparso voler mantenere la linea della continuità. Sul resto invece ha promesso di riportare massimo dialogo con alleati e partner, a partire dalla Nato. Ha anche ribadito di voler rivedere il ritiro dalla Germania deciso di Trump e la European Deterrence Initiative entro cui si colloca l’intera presenza americana in Europa centro-orientale.

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