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Perché Conte ha perso il primo round. Parla Massimo Franco

C’è una nebbia fitta intorno a Palazzo Chigi. Il Conte-ter non è scontato, dice l’editorialista del Corriere della Sera Massimo Franco, il premier ora sconta i suoi errori, “non ha capito che si è chiusa una fase”. Governo tecnico? Solo per andare al voto

Doveva essere una crisi pilotata, e invece la nebbia è fittissima e l’atterraggio è ancora da definire. Giuseppe Conte abbandona il Conte-bis senza la certezza di abbracciare un Conte-ter. Se adesso si ritrova alla mercé di Pd e Movimento Cinque Stelle è perché “sta scontando gli errori commessi in queste settimane”, dice Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, tra i più ascoltati dall’ormai ex premier.

Quali errori?

Non ha capito che si è chiusa una fase. Si è comportato come se non ci fossero già 209 miliardi di euro in attesa dal Recovery Fund. Ha perso tempo pensando di poter manovrare il Parlamento a suo piacere. Le cose sono andate diversamente.

Il Conte-ter è l’unica via d’uscita?

Nulla è scontato. È la prima soluzione a cui si sta lavorando, sarebbe più facile spiegare al Paese la conclusione di una crisi surreale. Ma, ammesso che nasca, non può diventare la replica del Conte-bis. Serve un passo in avanti molto netto, con un allargamento alla componente centrista e un più marcato dna europeista. Poi, la rinuncia da parte di Conte e Renzi a un atteggiamento muscolare.

Renzi vince la prima mano?

Non so se si può parlare di una vittoria di Renzi. Di certo l’incapacità di trovare numeri sufficienti al Senato per sostituire Italia Viva è una sconfitta tattica di Conte e un clamoroso errore di calcolo di chi gli sta intorno.

Conte è davvero inamovibile?

Dipende dagli errori che commetterà in questi giorni. Se ripercorre i suoi passi rischia di costringere chi lo sostiene a porsi il problema di una subordinata. Deve, soprattutto, realizzare che quella in corso non è una crisi a ciel sereno.

Cos’è allora?

Quello di Renzi è stato uno strappo maldestro e incomprensibile, con un pessimo tempismo, in mezzo alla pandemia e alla crisi economica. Ma, lo vediamo in queste ore, ha intercettato malumori diffusi nella maggioranza, che covavano sotto la cenere da mesi.

Il Quirinale ha sempre detto no a maggioranze raccogliticce. Perché dovrebbe cambiare idea ora?

Credo che il Colle stia soppesando due elementi. Il primo e il più importante riguarda gli aiuti europei: bisogna presentare subito progetti credibili a Bruxelles, o non arriveranno. Il fondo per la ripresa deve essere ancora plasmato. Di questo passo si darà fiato ai governi rigoristi del Nord Europa che spingono per ridimensionare gli aiuti all’Italia.

Il secondo?

Il Quirinale sa che la maggior parte dei partiti in Parlamento non vuole le elezioni anticipate. E quindi, pur invitando a evitare soluzioni raffazzonate, attende che si trovi la quadra.

Un governo tecnico è da escludere?

È presto per dirlo. Un governo del genere avrebbe bisogno di una base parlamentare compatta che al momento non vedo. Se si giungesse a un compromesso di questo tipo, sarebbe solo per traghettare il Paese alle elezioni.

L’alternativa è un nuovo governo politico, magari con Luigi Di Maio a Palazzo Chigi.

Lui stesso mi sembra molto perplesso. Credo che sia il primo a sapere che il suo nome viene chiamato in causa solo per spaccare dall’interno i Cinque Stelle.

Berlusconi cederà alla tentazione di un governissimo?

Anche lui sembra vivere alla giornata. Oggi la compattezza del centrodestra c’è, domani chissà. Se Conte non dovesse riuscire a formare una maggioranza solida, la tenuta dello schieramento sarebbe seriamente messa in discussione.


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