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Grazie Luigi, grazie Mike. Cosa c’è dietro i saluti tra Pompeo e Di Maio

Il segretario di Stato americano Pompeo ringrazia il ministro Di Maio e l’ambasciatore Varricchio: “Grandi amici per l’America”. Il capo della Farnesina risponde sottolineando il rapporto personale con l’omologo d’oltreoceano. Ecco cosa dice dell’ex capo del M5s questo scambio di saluti

In questi giorni, come raccontato su Formiche.net, Mike Pompeo sta utilizzando il profilo ufficiale del segretario di Stato statunitense per rivendicare ruolo che il Paese ha giocato nel mondo. Anche grazie a lui, che dopo i 14 mesi passati alla direzione della Cia è diventato, nell’aprile di tre anni fa, il capo della diplomazia a stelle e strisce. “No more leading from behind“, twitta Pompeo criticando uno dei mantra obamiani. “Noi siamo #LeadingFromTheFront”, rivendica: “[Stiamo] affrontando i problemi più difficili del mondo” direttamente, in modo frontale e non dalle retrovie.

Come spiegato su queste pagine, Pompeo sta lavorando al suo futuro. Che, almeno nella sua visione, sarà in politica. Senatore nel suo Kansas o candidato alla Casa Bianca? Molto dipenderà da ciò che farà Donald Trump, di cui è uno dei fedelissimi (pur esprimendo posizioni meno isolazioniste rispetto a quello del presidente uscente, com’è evidente dalle parole sopracitate).

Tra i saluti delle ultime ore ci sono i partner e gli alleati degli Stati Uniti. Tra questi, anche l’Italia. Il segretario Pompeo ha ringraziato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e l’ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio: “Siete stati grandi amici e partner per l’America!”, ha scritto. A stretto giro è arrivata la replica del capo della Farnesina, che aveva ringraziato pubblicamente l’omologo statunitense soltanto due settimane fa in occasione dell’annuncio del ritiro in Italia di Chico Forti. “Grazie per il tuo attaccamento all’Italia”, ha risposto su Twitter il ministro Di Maio in inglese. Poi il tweet si fa ancora più informale: “Grazie Mike per la nostra amicizia personale”. Infine, l’impegno: “L’Italia è pienamente impegnata nella stretta collaborazione e nell’alleanza strategica con gli Stati Uniti”.

All’indomani della visita a Roma del segretario Pompeo a fine settembre su Formiche.net osservavamo le differenze all’interno del Movimento 5 stelle in materia di politica estera. Da una parte il fronte filocinese guidato dal fondatore Beppe Grillo. Dall’altra quello più in linea con la tradizione del nostro Paese che ha il suo riferimento proprio nel ministro Di Maio. Che, notavamo, “in questi mesi ha abbandonato le velleità anti-americane degli esordi movimentisti e anzi si è accreditato in Italia e all’estero come persona equilibrata e attenta ai rapporti con l’alleato statunitense”.

La visita al Quirinale di mercoledì con cui l’ambasciatore statunitense a Roma, Lewis Michael Eisenberg, si è congedato con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dimostra come ormai, in questa situazione politica così fluida, il Colle sia sempre più il punto di riferimento in Italia per l’establishment.

Intanto però ecco ciò che si sta profilando ormai da mesi nel Movimento 5 stelle, e che avrà un peso nei rapporti tra l’Italia e gli Stati Uniti di Joe Biden: da una parte, come ha rilevato Dario Cristiani in un’analisi per l’Istituto affari internazionali e il German Marshall Fund, rimane “anche se attenuato, l’ethos anti-establishment del Movimento 5 Stelle” visto a Washington “come antitetico all’approccio più tradizionalista alla politica estera che probabilmente adotterà l’amministrazione” Biden. Dall’altra, negli Stati Uniti c’è “la percezione” che Luigi Di Maio e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte “non siano effettivamente rappresentativi del Movimento”, prosegue l’esperto. “Il loro crescente atteggiamento atlantista è visto più come il risultato di scelte personali piuttosto che come il risultato di uno spostamento strutturato del Movimento 5 stelle”. Ecco perché “questa convergenza ha dissipato i timori di ambiguità a breve termine, ma non le preoccupazioni per le posizioni più ampie del Movimento 5 stelle riguardo alla Cina e ad altri dossier”, conclude Cristiani.

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