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La lepre e la tartaruga. Leggere Esopo per capire Renzi e Conte?

Lo scattista e il maratoneta, la lepre e la tartaruga. Per capire lo scontro fra Matteo Renzi e Giuseppe Conte basta rispolverare la vecchia favola di Esopo. Con i partiti ormai balcanizzati, sarà il tachimetro a decidere l’esito di questa strana crisi

“Non serve correre: basta partire in tempo”. Per leggere la crisi del governo Conte-bis niente di meglio che riprendere in mano una vecchia favola di Esopo. Matteo Renzi e Giuseppe Conte, i veri duellanti dello scontro di maggioranza, ricordano un po’ la storia della lepre e della tartaruga. Dopotutto, questa strana crisi invernale che si protrae ormai da più di un mese e di cui nessuno conosce ancora l’esito si gioca tutta sull’improvvisazione, sulla velocità.

Con i partiti ormai balcanizzati, tanto nella maggioranza quanto all’opposizione, la resa dei conti si riduce a una corsa ai cento metri fra l’ex premier e quello attuale. I due sfidanti sono perfettamente agli antipodi. Renzi è, per definizione, uno scattista. Conte un maratoneta. La lepre e la tartaruga, appunto.

Nessuno come Renzi ha il dono dell’intuizione. Con un partito immortalato dai sondaggi a poco meno del 3%, il leader di Italia Viva riesce ancora, dopo un anno, a tenere sulle spine un intero governo.

Lo fa con un martellamento continuo, tanta tattica e un po’ meno strategia. Una comparsa in tv, un bisbiglio in Transatlantico e un roboante discorso in aula, una telefonata all’opposizione e un’intervista al giornale, un tweet che chiude e una velina stampa che riapre. Rottamatore di indiscusso talento, Renzi, per citare una celebre uscita di Mario Brega in “Bianco, Rosso e Verdone”, “po’ esse fero e po’ esse piuma”. Ora accarezza il governo, il minuto dopo gli tira un’altra picconata.

Di opposto tenore la tattica del premier-avvocato, il “Quinto Fabio Massimo” della politica italiana, in cui ha fatto il suo ingresso solo due anni fa. Se c’è una capacità che va riconosciuta a Conte senza dubbi di sorta è quella del continuo rinvio di qualsiasi elemento di conflittualità. Si spacca la maggioranza sul Mes? Si rinvia. Tav? Uguale. Il lungo travaglio del comparto intelligence, poi, parla da sé. Tra autorità delegata e nomine dei vicedirettori delle agenzie, si sta così, appesi, come le foglie sugli alberi di Ungaretti.

Ora, più ancora che dal totonomi per un ministro o sottosegretario in più, l’esito di quest0 scontro estenuante e a tratti surreale dipenderà da dove penderà la lancetta del tachimetro.

È una crisi orientata alla rapidità o alla lentezza? La tartaruga prenderà la lepre per stanchezza, tagliando prima il traguardo come nella favola di Esopo, o rimarrà indietro? Lo scopriremo solo vivendo. Di rinvio in rinvio.

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