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Un investimento da 360 milioni. Il ruolo di Leonardo nel rilancio del Sud

Con il ministro Manfredi, il sottosegretario Manzella e il vice presidente della Corte costituzionale Amato, Intesa Sanpaolo e Fondazione R&I hanno organizzato l’evento “Nuovo sviluppo al Sud”. Obiettivo rilancio, tramite il Recovery Fund e con la spinta di Leonardo. Profumo: “Investiremo 360 milioni”

Il rilancio del Paese passa dal Sud, dalla capacità di affiancare agli investimenti una visione strategica e dalla proficua integrazione tra ricerca e impresa per formare i professionisti dell’era digitale. È quanto emerso ieri nel corso dell’evento organizzato da Fondazione R&I e Intesa Sanpaolo, con la partecipazione tra gli altri del vice presidente Corte Costituzionale Giuliano Amato, del ministro dell’Università Gaetano Manfredi, del sottosegretario allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella, dell’amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo e del presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro. Nel titolo del convegno l’obiettivo condiviso da tutti i relatori: “Nuovo sviluppo al Sud, la leva dell’imprenditoria tecnologica”. E da Leonardo arrivano 360 milioni di euro in quattro anni.

PER UNA VISIONE DI FUTURO

Occhi puntati sul Next Generation Eu, da cui arriveranno risorse importanti da gestire e veicolare anche per colmare gap storici nel nostro Paese. “Una riflessione sul tema della crescita del Mezzogiorno legata all’economia della conoscenza è importante perché davanti a noi abbiamo la grande opportunità del Recovery”, ha spiegato il ministro Manfredi. Significa “la possibilità di avere investimenti significativi”. Certo, ha aggiunto, “non è una questione solo di risorse, ma di visione, strategia e progetto che guardi al Sud come una parte del Paese”. In tal senso, ha spiegato il titolare della Ricerca, “non dobbiamo parlare di politiche per il Sud, quanto di politiche per l’Italia in Europa. nelle quali il Sud rappresenti una opportunità”. Nel Mezzogiorno infatti c’è “un grande potenziale umano”, da sfruttare in “imprese innovative”. Per quanto riguarda le Università, “bisogna utilizzare meglio lo strumento del dottorato di ricerca per competenze avanzate a sostegno delle imprese”. Il dottorato, ha notato Manfredi, “può essere un vivaio da dove estrarre i potenziali nuovi imprenditori dell’innovazione di cui tanto abbiamo bisogno”.

“ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE”

Si passa dunque per l’interconnessione più forte tra Università e mondo dell’impresa, tra ricerca e industria. “La politica industriale europea indica con determinazione la strada degli ecosistemi industriali per la competitività dei nostri sistemi produttivi”, ha detto il sottosegretario al Mise, Gian Paolo Manzella. Dunque, “il Next Generation Eu darà un forte impulso al trasferimento tecnologico”. Si tradurrà nel “rafforzamento dei centri di trasferimento delle Università, nell’investimento in sette centri di competenza su specifici ambiti tecnologici, nei Competence Center 4.0 che finalmente dovranno coprire tutto il territorio nazionale, e nella realizzazione di venti ecosistemi dell’innovazione con specifica attenzione al Meridione”.

PROFESSIONISTI DEL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Ci saranno inoltre “fondi per sostenere startup innovative e il dialogo tra ricerca e impresa”. D’altra parte, ha spiegato Manzella, “la sfida davanti a noi è fare del Next Generation l’occasione per razionalizzare il panorama del trasferimento tecnologico italiano, oggi ancora troppo frammentato”. Parola d’ordine “programmazione”. Su questo, ha chiosato il sottosegretario, “ci giochiamo un gran bel pezzo della storia italiana”. Difatti “l’attività di trasferimento tecnologico è complicatissima”. Prima di tutto servono “professionisti, persone che leghino chi fa ricerca e chi fa impresa, spesso linguaggi diversi”. Il Recovery Fund, ha rimarcato, “ha tutte le carte in regola per essere una fonte di finanziamento, principalmente perché investe sulle istituzioni”.

IL RUOLO DELLA GRANDE AZIENDA

Partecipa a questo impegno anche Leonardo, campione nazionale dell’aerospazio e difesa. L’azienda, ha detto l’ad Profumo, altresì presidente del consiglio di sorveglianza della Fondazione R&I, “è pronta a mettere a disposizione dell’Italia le sue capacità e competenze per facilitare l’evoluzione tecnologica del Paese”. Il manager ha accolto l’invito a promuovere integrazione tra mondo industriale e della ricerca: “È fondamentale il ruolo della grande azienda, che deve fare da incubatore e accompagnare nuove iniziative imprenditoriali facendo leva su competenze specifiche, andando a costituire un ponte tra Università, impresa e finanza”.

L’OCCASIONE DEL RECOVERY

Il Sud in particolare, ha aggiunto, “deve essere l’area su cui puntare per aumentare il tasso di crescita”. Perciò “stiamo cercando di far sviluppare capacità specifiche al Sud”, in dinamiche “su cui innestiamo il tema del Next Generation Eu” da cui si attendono “occasioni maggiori”. La strada scelta è quella del digitale, su due canali principali: “la digitalizzazione delle aree interne e le smart city. “Questi sono i temi su cui vogliamo lavorare per lo sviluppo e la crescita dell’area del Sud”, ha notato Profumo.

INVESTIMENTI IN ARRIVO

Leonardo vanta una presenza importante tra gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, Nola, Foggia e Grottaglie, nei quali si realizzano le aerostrutture per i velivoli di Boeing e Airbus, gli aerei ATR e gli assetti da trasporto militare C-27J. Qui arriveranno nei prossimi quattro anni 360 milioni di euro, ha annunciato Profumo, così da “ammodernare i nostri stabilimenti”. Ad esempio, ha notato, “a Pomigliano produciamo gli ATR con dei macchinari che possono produrre solo questa tipologia, mentre con dei nuovi macchinari produrremo fusoliere per qualsiasi velivolo di quelle dimensioni”. L’obiettivo è uscire dalla logica di siti “monoprodotto”.

IL PIANO STRATEGICO

Per piazza Montegrappa l’impegno è in linea con il piano strategico “Be Tomorrow 2030”, presentato già prima della pandemia. Poggia su tre pilasti: il rafforzamento del core business, la trasformazione dell’organizzazione interna e proprio la spinta all’innovazione. In tal senso, “nella consapevolezza che non vi sia futuro senza digitalizzazione”, ha notato Profumo, “abbiamo progetti che coinvolgono fortemente il Mezzogiorno per colmare il digital divide nelle aree a bassa connettività, il monitoraggio e la sorveglianza dei territori fragili e la realizzazione di smart city”. Tra gli altri, c’è l’investimento da circa 100 milioni di euro “per la modernizzazione dello stabilimento di Leonardo a Pomigliano e le capacità, che ci proiettano verso il futuro, di cui dispone il nostro hub di Matera per l’osservazione della Terra”.

IL RUOLO DELLA FINANZA

Tutto questo passa anche dal supporto del sistema finanziario e bancario. “Noi abbiamo una grossa responsabilità – ha spiegato il presidente di Intesa Sanpaolo Gros-Pietro – nel nuovo sviluppo basato sulla conoscenza; abbiamo ereditato la storica tradizione del banco di Napoli e grazie ad essa siamo la principale banca del Mezzogiorno”. E così, “nell’ambito del plafond dedicato alla circular economy, Intesa Sanpaolo ha finanziato al Sud 28 progetti e altri sono in cantiere, per un’erogazione che, complessivamente, si attesterà attorno ai 100 milioni, stimolando il sistema produttivo e favorendo l’accesso di 22 aziende nel programma Elite di Borsa italiana”.


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