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Colossi dell’aerospazio. Così Lockheed Martin ha superato Boeing

Boeing cede il primato di principale azienda dell’aerospazio americano (e mondiale) a Lockheed Martin dopo un 2020 segnato da difficoltà sistemiche dovute alla pandemia di Covid-19 e i conseguenti ritardi nella consegna di numerose commesse. Ad aggiungere preoccupazione c’è la previsione di un budget piatto al Pentagono per l’amministrazione Biden

Boeing ha ceduto il suo primato, a lungo detenuto, di principale azienda dell’aerospazio e difesa a stelle e strisce. Lo ha ceduto a Lockheed Martin in virtù dei risultati finanziari presentati martedì e relativi al 2020. Il costruttore di Chicago ha chiuso l’anno con poco meno di 58 miliardi di dollari di fatturato, un calo del 24% rispetto all’anno precedente. Pesa la pandemia da Covid-19, piombata sul settore dell’aviazione civile con previsioni di un ritorno ai livelli del 2019 nel trasporto aereo solo a partire dal 2024. Pesa anche il ritorno al volo del 737 Max, rientrato in servizio a fine dicembre dopo venti mesi di sospensione dell’intera flotta globale per i due incidenti tra 2018 e 2019.

LE DIFFICOLTÀ DI BOEING

Con Lockheed Martin che guida da tempo il lato militare, Boeing manteneva da anni il primato del più ampio settore aerospaziale grazie alle vendite dei velivoli aerei commerciali combinate con le commesse sul lato della difesa. L’anno scorso però, mentre la Lockheed è rimasta la principale società al mondo per il settore della difesa con quasi 65 miliardi e mezzo di dollari in vendite (informazioni diffuse lo stesso giorno di Boeing), le attività di servizi e le commesse della difesa di Boeing hanno registrato 15 miliardi e mezzo di dollari, un calo del 16%, mentre migliaia di aeri commerciali sono rimasti a terra a causa della pandemia.

RITARDI PER IL KC-46

Oltre alle difficoltà strutturali, la Boeing ha dichiarato la perdita di ulteriori 275 milioni di dollari per il suo programma di costruzione degli aerei cisterna KC-46 per la Us Air force a causa di inefficienze di produzione, compresi gli impatti negativi del Covid-19 su tutta la catena produttiva. Nel complesso per la realizzazione del velivolo l’azienda ha perso oltre 4 miliardi di dollari. Nonostante ritardi e i continui problemi, l’Usaf ha concluso l’acquisto di 94 dei 179 aerei previsti, e proprio in questi giorni ha confermato due nuovi ordini per 27 aerei per un totale di 3,8 miliardi di dollari.

L’EFFETTO BIDEN SUL MERCATO

Le preoccupazioni dell’azienda si sommano alle stime che prevedono un budget piatto per la difesa nel corso della nuova amministrazione di Joe Biden. In particolare, si prevede che la nuova presidenza si concentrerà maggiormente sulle questioni interne, prima fra tutte il contrasto alla pandemia di Covid-19, che dovrebbe richiedere un appiattimento della spesa degli Stati Uniti per il settore militari. “Nel complesso, i servizi governativi e le attività di difesa e spazio rimangono significativi e relativamente stabili e continuiamo a vedere una solida domanda globale per i nostri programmi principali”, ha commentato il ceo di Boeing, David Calhoun in occasione della presentazione dei risultati dell’azienda mercoledì. Tuttavia, ha aggiunto, “la portata della spesa governativa per fronteggiare il Covid-19 aumenterà potenzialmente la pressione sul mercato globale della difesa negli anni a venire”.

IL FUTURO DELL’AZIENDA

Una buona notizia per Boeing è arrivata il mese scorso, con la Faa, l’autorità Usa per il volo civile, che ha autorizzato la ripresa dei voli passeggeri per il 737 Max negli Stati Uniti, e alcune compagnie aeree hanno già ripreso i voli in Nord e Sud America. Sempre mercoledì, anche gli enti regolatori europei hanno dato la luce verde per la ripresa dei voli del “Max” anche nel Vecchio Continente. D’altra parte, però, la compagnia di Chicago ha annunciato che non consegnerà il primo 777X, una versione più grande ed efficiente del popolare jetliner 777, fino alla fine del 2023.

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