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Maiteeg a Roma. L’Italia ancora al centro del dialogo libico

Incontri romani per la leadership libica, che sceglie la capitale italiana per un dialogo diretto con l’Onu. Da oggi in Italia Ahmed Maiteeg, il vicepremier del governo italiano Gna, che domani vedrà anche Lamorgese, Guerini e Di Maio

Il vicepremier libico, Ahmed Maiteeg, è atterrato a Roma oggi per appuntamenti di lavoro lungo l’asse di attività prodotto dallo schema diplomatico in corso, in cui l’Italia sta svolgendo un ruolo primario. In serata vedrà la delegata facente funzione delle Nazioni Unite, Stephanie Williams (la cui formalizzazione del ruolo definito è ormai sempre più vicina). Insieme a loro ci sarà il premier Fayez Serraj, che con la diplomatica americana aveva avuto un incontro riservato già nei giorni scorsi.

Serraj e Williams hanno annunciato, ufficialmente ieri attraverso il profilo Twitter della missione onusiana Unsmil, che il primo resterà alla guida del Consiglio presidenziale libico, l’organo che fa parte dell’apparato istituzionale deciso dal Libyan political agreement del 2015. L’incarico annunciato è a termine: il 24 dicembre 2021, data scelta da Williams per concludere il processo di stabilizzazione in corso attraverso incontri tra le parti finora in conflitto.

Si tratta di una notizia per due ragioni: la prima è che Serraj a settembre aveva annunciato la volontà di dimettersi, la seconda perché significa che Williams ha abbandonato un suo piano per portare il presidente parlamentare Agila Saleh alla guida del Consiglio e il ministro dell’Interno, Fathi Bashaga, nel ruolo di premier.

Maiteeg incontrerà entrambi stasera, ed è un’ulteriore evoluzione del processo, soprattutto se si considera che – secondo le informazioni in possesso di Formiche.net – Serraj ha rinunciato a un viaggio in Turchia per restare in Italia e vedersi col suo vice e la delegata Onu. Il primo ministro ha intenzione di promuovere un premier che potesse essere riconosciuto da Khalifa Haftar, il capo miliziano ribelle dell’Est che ha minato finora il processo di rappacificazione usando l’iniziativa militare ma ora sta – quanto meno apparentemente – partecipando al dibattito negoziale.

Una posizione assunta da Haftar anche grazie al dialogo innescato da Maiteeg, che ha trovato con il miliziano ribelle un accordo (a settembre) per far ripartire le produzioni petrolifere – prima sospese quasi completamente perché i campi d’estrazione erano stati occupati dalle milizie haftariane (e dalle unità mercenarie russe che lo assistono), ora sono tornate sopra al milione di barili al giorno – e per l’unificazione del tasso di cambio del dinaro.

Il passaggio italiano è importante perché dimostra come Roma è ancora uno snodo per certe dinamiche libiche. D’altronde Serraj e il suo governo contano anche nell’appoggio italiano per costruire il ponte Est-Ovest e stabilizzare il paese. Maiteeg – che impersona quel ruolo di conciliatore – ha appuntamenti fissati tra oggi e domani con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, con quella dell’Interno, Luciana Lamorgese, e con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che due giorni fa ha incontrato Serraj a Palazzo Chigi insieme al premier Giuseppe Conte.

Sul tavolo, oltre alla spinta italiana al processo di dialogo intra-libico – con Tripoli che sfrutta i buoni uffici di Roma con Haftar per procedere nel contatto già avviato – ci sono questioni riguardanti i rapporti bilaterali, guidati dalla “collaborazione economica e securitaria”, fanno sapere fonti del governo italiano.

La frequenza ed il tenore dei nostri incontri istituzionali”, ha commento Guerini con cui Maiteeg ha avuto un meeting appena arrivato a Roma, fotografano in maniera impeccabile lo stato delle nostre ottime relazioni, da ultima anche la recente visita qui a Roma del presidente Serraj che ha incontrato il presidente Conte ed il ministro Di Maio, la settimana scorsa”. Il ministro italiano, fanno sapere da Palazzo Baracchini, ha inoltre espresso apprezzamento per la postura dialogante del leader libico nei confronti dell’Est del Paese dichiarando: “Auspichiamo che si possa giungere ad un accordo su una soluzione sostenibile in grado di traghettare efficacemente il Paese verso una nuova e importantissima fase”.


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