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Chi sta con Renzi? Il barometro di Arditti (con i numeri Swg)

Non c’è dubbio che sia l’antipatia il sentimento dominante che gli italiani nutrono nei confronti di Matteo Renzi, ma a fronte di una ampia fetta della popolazione che gli è avversa, c’è una corposa minoranza (26%) che ne difende l’operato. L’analisi di Roberto Arditti, presidente di Kratesis

“Non consentiremo a nessuno di avere i pieni poteri”, Matteo Renzi stacca ufficialmente la spina al governo Conte bis. Nella conferenza stampa convocata per annunciare le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto, il leader di Italia Viva lancia una sequela di bordate al presidente del Consiglio. “La democrazia non è un reality show… c’è stato un utilizzo ridondante delle dirette a reti unificate” afferma il senatore fiorentino.

Tutto dunque sembra concludersi nel modo in cui era cominciato: era stato infatti proprio l’ex premier dopo il suicidio politico del Papeete Beach a dare il suo placet alla nascita di un governo “desalvinizzato”. Una manovra che aveva spiazzato tutti gli attori in campo, a partire dal segretario dem Zingaretti. Adesso, con una nuova mossa del cavallo, Renzi mette fine a quell’esperimento politico di cui a suo modo è stato fautore.

“Non si manda via l’uomo più popolare del Paese per fare un favore a quello più impopolare” sostiene il nemico di sempre Massimo D’Alema intervenendo a difesa del premier Conte. Ma le cose stanno davvero così? Renzi è veramente l’uomo più detestato del Paese? In realtà, come ci mostra l’ultima rilevazione Swg, la questione è più sfumata e meno tranchant di quello che potrebbe apparire.

 

Non c’è dubbio che sia l’antipatia il sentimento dominante che gli italiani nutrono nei confronti di Matteo Renzi. Il 31% dei cittadini lo accusa di destabilizzare inutilmente il governo in una fase delicata e un altro 31% sostiene che stia soltanto cercando di guadagnare maggiore potere all’interno dell’esecutivo. Due schieramenti che sommati ci restituiscono una larga maggioranza (62%) che non apprezza per nulla le “picconate” del fondatore di Italia Viva.

Tuttavia, per Renzi non tutto è da gettare alle ortiche.

A fronte di una ampia fetta della popolazione che gli è avversa, c’è una corposa minoranza (26%) che ne difende l’operato. Tra questi il 10% crede che sia completamente nel giusto e il 16% sostiene che abbia ragione nei contenuti seppur utilizzando delle modalità poco adeguate alle circostanze attuali.

Il 26% degli italiani sembra dunque approvare la linea renziana. La domanda sorge allora spontanea: per l’ex premier si tratta di un discreto successo in termini numerici oppure di un risultato sconfortante? Dipende, la risposta cambia diametralmente a seconda di quale stagione della vita politica di Matteo Renzi si sceglie di prendere in esame.

Se infatti consideriamo il Renzi delle origini, quello della vocazione maggioritaria, del grande partito democratico sul modello statunitense e del 40% alle Europee, allora si tratta indubbiamente di un bottino misero.

Se invece leggiamo i dati con le lenti del Renzi di oggi, leader di una forza politica che a malapena raggiunge il 3%, le cose appaiono ben diverse. In questo caso, i giudizi positivi sulla sua strategia possono ritenersi alquanto soddisfacenti perché raccolgono un apprezzamento che va ben oltre il bacino elettorale di Italia Viva.

 

Nel bene o nel male Renzi è di nuovo al centro della scena politica. Diventa pertanto importante misurare l’opinione degli italiani sui due momenti topici della sua carriera: i mille giorni trascorsi al governo e il referendum costituzionale del 2016 che ha certificato la fine della sua premiership.

A più di quattro anni di distanza dal suo addio a Palazzo Chigi, i giudizi degli italiani sull’esecutivo presieduto dall’ex sindaco di Firenze sono decisamente severi.

Soltanto il 14% dei cittadini si dice convinto che se il governo Renzi avesse avuto la possibilità di durare di più, oggi avremmo un Paese più moderno ed efficiente. Mentre ben il 57% degli intervistati non riconosce al suo esecutivo alcuna capacità di migliorare la condizione dell’Italia.

Se sul governo le opinioni sono (senza troppo stupore) in netta maggioranza di natura negativa, la sorpresa arriva invece sul Referendum costituzionale.

Sul progetto di riforma della Costituzione, Renzi ha scommesso tutto il suo futuro politico e alla fine ne è uscito con le ossa rotte. Il referendum, perso con 20 punti di scarto (60% vs 40%), è stato dunque l’inizio della sua discesa. Ma se adesso gli italiani fossero nuovamente chiamati alle urne, cosa risponderebbero di fronte allo stesso quesito?

Sorprendentemente l’esito si ribalterebbe. Oggi il 35% dei cittadini approverebbe la riforma Renzi-Boschi mentre soltanto il 25% direbbe di No. C’è poi un 21% che si asterrebbe e un 19% che preferisce non rispondere.

Renzi dunque incassa un’amara vittoria postuma, nell’attesa di capire quale sarà l’esito dello scontro con il premier Conte. Un duello che si consumerà nelle prossime convulse giornate politiche e con un finale ancora tutto da scrivere.

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