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Così la ’Ndrangheta cavalca i social. Inchiesta FT

Dopo il caso delle infiltrazioni negli ospedali italiani, il Financial Times racconta come la ’Ndrangheta utilizza i social per rafforzare la sua immagine. Ma a volte troppa attenzione…

Anche la mafia utilizza i social network per rafforzare la propria immagine. Niente di nuovo. Basti pensare che negli anni Ottanta, in era pre-digitale, il gangster newyorchese John Gotti tentò di costruirsi una reputazione mediatica per rafforzare il suo business. Ma “se diventi troppo famoso, non è una buona strategia. Se diventi una celebrità, attiri l’attenzione della polizia. Gotti si è reso un bersaglio”, ha spiegato Federico Varese, esperto di criminalità organizzata all’Università di Oxford, al Financial Times.

Miles Johnson, corrispondente a Roma del quotidiano economico di Londra, si è occupato della pagina Facebook “Onore è dignità” animata dal boss della ’Ndrangheta Vincenzo Torcasio fino al 2017. Fino cioè alla sua condanna a 30 anni di carcere per associazione mafiosa e omicidio.

Solidarietà ai detenuti, dediche speciali al boss messicano Chapo Guzman, accuse contro gli “infami” e l’odiato 41-bis. Ma non solo. “Un improbabile mix di immagini kitsch di rose e cuori, citazioni dello scrittore Paulo Coelho e occasionali perle di saggezza da gangster brizzolato”: così il Financial Times racconta la pagina da oltre 18.000 seguaci. Così, invece, lo faceva più di tre anni fa, dopo la condanna, Repubblica: “Grazie a Facebook poi, il suo personalissimo vangelo di omertà, gangsterismo di paccottiglia e rose rosse è diventato virale”.

Proprio Repubblica riportava l’appello del testimone di giustizia Rocco Magiardi per la chiusura della pagina Facebook: “Alla luce di questa sentenza mi chiedo: (…) si procederà a oscurarla considerati anche i contenuti della stessa?”.

La pagina è ancora lì, visibile e aperta ai commenti. Il Financial Times oggi ricorda la canzone trap “Numeri uno” cantante da Glock21, al secolo Domenico Bellocco, nipote e cugino di ’ndranghetisti dell’omonima famiglia che controlla Rosarno. A luglio, invece, si era occupato delle infiltrazioni della ’Ndrangheta negli ospedali italiani: “Centinaia di milioni di euro di queste obbligazioni, molte contenenti fatture dubbie firmate da parti del sistema sanitario successivamente scoperte come infiltrate dalla criminalità organizzata, sono state vendute a investitori internazionali” spiegava Johnson raccontando pratiche usate generalmente in finanza dagli hedge fund e dalle banche di investimento.

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