A un giorno dall’insediamento, il nuovo presidente Usa ha lanciato la sua proposta alla Russia: rinnovare di cinque anni il trattato New Start sulle armi nucleari per avere modo di ripensare a un nuovo sistema di controllo degli armamenti (che magari includa la Cina). Arriva dopo l’apertura di Mosca, ma i tempi stringono
Rinnovo di cinque anni senza condizioni aggiuntive e poi un tavolo di negoziato per un nuovo sistema di controllo degli armamenti nucleari. È l’offerta di Joe Biden, nuovo presidente degli Stati Uniti, alla Russia di Vladimir Putin a una paio di settimane dalla scadenza del trattato New Start, il più rilevante riferimento internazionale per la limitazione degli assetti nucleari. Arriva dopo l’apertura del Cremlino per un’intesa, recapitata a Washington poche ore prima del giuramento di Biden a Capitol Hill.
PARLA IL PENTAGONO
“La decisione del presidente Biden di cercare un’estensione dei cinque anni del New Start fa progredire la difesa della Nazione”, ha spiegato in una nota ufficiale l’addetto stampa del Pentagono, John Kirby. “Il rispetto del trattato da parte della Russia ha giovato ai nostri interessi di sicurezza nazionale – ha aggiunto – e gli americani sono molto più sicuri con il New Start intatto ed esteso; non possiamo permetterci di perdere gli strumenti ispettivi e di notifica del New Start; non riuscire ad estendere rapidamente il New Start indebolirebbe la comprensione dell’America delle forze nucleari a lungo raggio della Russia”.
IL TRATTATO
Il Nuovo trattato sulla riduzione delle armi strategiche (New Start), firmato a Praga nell’aprile del 2010 dagli allora presidenti Barack Obama e Dimitrij Medvedev, prevede la riduzione del 30%degli arsenali atomici russo e statunitense, fissando i limiti di 1500 testate nucleari e 800 vettori tra missili balistici intercontinentali (Icbm), sottomarini (Slbm) e aeronautici, di cui solo 700 possono essere contemporaneamente operativi. Il trattato, di durata decennale, è prossimo alla scadenza, prevista per il 5 febbraio.
L’ESTENSIONE
Secondo quando si apprende dalla dichiarazione del dipartimento della Difesa, le limitazioni previste dal trattato sulle riserve di armi nucleari strategiche fino al 2026 permetterebbe a entrambe le nazioni di esplorare nuovi accordi di controllo verificabile sugli arsenali che potrebbero ridurre ulteriormente il rischio di escalation. La Difesa Usa si è dichiarata “pronta a sostenere i colleghi del dipartimento di Stato mentre effettuano questa estensione ed esplorano questi nuovi accordi”.
DIFFICILI NEGOZIAZIONI
La nota del Pentagono è solo l’ultima mossa di una delicata partita che si sta giocando ormai da qualche mese sul rinnovo dei trattati New Start, cominciata prima dell’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca con il ritorno di Putin al Cremlino nel 2012. Da entrambi i lati del negoziato si sono susseguiti momenti di apertura a momenti di rigidità, a sottolineare la delicatezza e l’importanza del tema in questione. In particolare, la preoccupazione principale di Washington (condivisa in maniera meno smaccata anche da Mosca) è la mancata inclusione della Cina all’interno di una sovrastruttura di controllo dei rispettivi arsenali nucleari. Le richieste americane di includere nel negoziato anche Pechino sono state sfruttate dal Cremlino per allungare i tempi del negoziato, costringendo “in difesa” la diplomazia americana.
BIDEN VEDE E RILANCIA
L’apertura al rinnovo del trattato da parte della nuova amministrazione a stelle e strisce tiene a sottolineare come intenda ingaggiare la Russia, “in modi che facciano progredire gli interessi americani; noi del dipartimento [della Difesa] rimarremo con gli occhi ben aperti sulle sfide che la Russia pone e impegnati a difendere la nazione dalle loro azioni sconsiderate e ostili”. La chiarezza delle affermazioni arriva a dissipare i dubbi circa il presunto atteggiamento più conciliante del nuovo presidente rispetto al suo predecessore. L’apertura di Mosca di pochi giorni fa ha impresso un’accelerazione al negoziato sul New Start, apparsa da alcuni osservatori una sorta di trappola da parte di Putin al nuovo presidente, preso in “contropiede” dalla proposta senza aver avuto il tempo di analizzare il dossier. La controproposta di Biden “vede” il bluff del Cremlino, rilanciando e alzando la posta, in attesa di capire se ci saranno concessioni in più a Mosca in caso di accettazione del rinnovo in cinque anni.
INTESA CON ROMA?
La nota del Pentagono coincide con il giorno di entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, l’accordo internazionale ratificato già da 50 Stati per la messa al bando completa di tutte le armi atomiche (non aderiscono i Paesi nucleari). Sul trattato si è anche espresso papa Francesco, che durante l’udienza generale di mercoledì scorso aveva lanciato il proprio appello affinché tutti gli Stati e le persone lavorassero “per promuovere le condizioni necessarie per un mondo senza armi nucleari”. Chissà che l’iniziativa del cattolico presidente Biden non sia stata in qualche modo rafforzata dal messaggio del pontefice.