Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano, è stato intervistato da un’emittente cattolica francese, Kto. Occasione durante la quale la qualità diplomatica del cardinale è emersa in tutta la sua capacità, ma anche nella chiarezza esplicativa di cosa sia una “Chiesa in uscita”
La riforma della Curia è fatta, e il suo fine è portare più efficacemente l’annuncio del Vangelo al centro della vita della Chiesa. Le religioni svolgono anche il compito di illuminare le coscienze, che può diventare una moral suasion; questo per la Chiesa va sempre fatto con dolcezza, ma senza porsi il problema di ammettere che a volte ci si può trovare in disaccordo con il pensiero dominante. In Francia sarebbe importante capire se la necessaria lotta al terrorismo richieda una nuova legge sul cosiddetto separatismo religioso o sulla laicità dello Stato. La Chiesa in Cina ha scelto la politica dei piccoli passi. La crisi in cui ci troviamo non è solo una crisi sanitaria, ma anche economica, sociale, di relazioni, ambientale. I vaccini vanno fatti, la Chiesa incoraggia a farli, il papa si è già vaccinato.
Ruota attorno a questi concetti l’ampia intervista concessa dal segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, all’emittente cattolica francese Kto. Ovviamente non sono mancati i riferimenti agli scandali che continuano a preoccupare i fedeli e non solo, portando molti a parlare di crisi. Il segretario di Stato vaticano ha affermato al riguardo che la riforma relativa al settore economico è già conclusa, come altre riforme che hanno portato, ad esempio, all’accorpamento di diversi Pontifici Consigli nel Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale: ci sono altre discussioni su possibili ulteriori accorpamenti ma il grosso è fatto e sarà definito entro l’anno. Tutto questo serve a rendere la Curia una strumento più idoneo all’annuncio del Vangelo agli uomini d’oggi, creare una Chiesa che sappia annunciare il Vangelo anche a chi creda di non averne bisogno. L’espressione “crisi” l’ha quindi definita esagerata, guardando alla storia lontana e recente i momenti difficili ci sono sempre stati, ma l’importante è affrontare le difficoltà cercando il modo per riportare la pienezza evangelica. Oggi il mondo, ha detto, non accetta un annuncio non pienamente evangelico.
Esaurita la parte relativa al riassetto della Curia il cardinale Parolin ha parlato del “metodo del dialogo” per affrontare tutte le crisi di questo tempo difficile. È partito dall’Iraq, dove il papa vuole andare nonostante persistenti problemi di sicurezza, per tre motivi: incoraggiare i cristiani, procedere nel dialogo alla luce del Documento sulla Fratellanza Umana firmato ad Abu Dhabi con la massima autorità teologica sunnita e che ha dato vita a tante iniziative educative e sostenere le istituzioni statali. Le religioni a suo avviso hanno il grande compito di illuminare le coscienze e questo va sempre con chiarezza e dolcezza.
Non vede scontri, ma un costante lavoro di pungolo: “Quanto sarebbe diverso il mondo se fossimo tutti convinti che siamo ‘fratelli tutti'” (titolo dell’ultima enciclica di Francesco). Questo lavoro di illuminazione, accompagnamento e pungolo le religioni lo fanno nel tempo presente, e camminando nella storia, in particolare modo il cristianesimo che è la religione del Dio incarnato, compiono e completano la loro missione. Illuminare le coscienze in questo modo non richiede strappi ma neanche problemi, se necessario, a dirsi in dissenso con il pensiero dominante.
Questo affiancamento è parso poi divenire sostegno al multilateralismo, con la Santa Sede che è presente in tante sede internazionali con suoi rappresentanti. Un maggior impulso al multilateralismo, un suo rafforzamento, è parso confermarsi nelle sue parole una priorità. Alla Francia ha rivolto l’invito a pensare bene alla legge sul rafforzamento della laicità dello Stato: combattere i terroristi, è parso dire pur dicendo di non conoscere bene la materia e di sentirsi in difficoltà a commentare il lavoro legislativo di uno Stato sovrano, potrebbe essere possibile con gli strumenti esistenti senza bisogno di una nuova legge che in quanto tale potrebbe comportare vincoli per tutti.
Sulla Cina il cardinale Parolin, a differenza dei suoi critici, ha detto di stimare chi lo critica e che le critiche sono legittime, nessuno ha la ricetta in tasca. La Chiesa ha scelto la politica dei piccoli passi, ha affermato, non illudendosi di poter risolvere in un colpo solo tutti i problemi che ha davanti a sé in Cina, ma cominciando da un piccolo passo. La situazione, ha aggiunto, è molto molto difficile.
Venendo alla pandemia l’appello è stato di nuovo quello all’unità, a non pensare di potersi salvare da soli, ma di capire che questa crisi unisce diversi volti e ci richiede cura reciproca. La vaccinazione da questo punto di vista va certamente incoraggiata e sostenuta anche per comune responsabilità.
La qualità diplomatica del cardinale è emersa in tutta la sua capacità, ma anche nella chiarezza esplicativa di cosa sia una “Chiesa in uscita”.