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Punto e Mes. Renzi cala il sipario, ma promette l’appoggio esterno

renzi

Il leader di Italia Viva annuncia le dimissioni delle sue ministre, Bellanova e Bonetti, del sottosegretario Scalfarotto e apre la crisi. Contro Conte è un j’accuse continuo: “Non gli diamo i pieni poteri”. Poi apre a un appoggio esterno: “Voteremo il decreto ristori, lo scostamento e le misure contro il virus”

Crisi. Matteo Renzi questa volta la apre per davvero. “Abbiamo convocato questa conferenza stampa per annunciare le dimissioni delle nostre ministre”. Esordisce così, dal Senato, calando il sipario su un anno e mezzo di governo rossogiallo.

A nulla sono valse le mediazioni dell’ultimo minuto. L’apertura di Giuseppe Conte, con un richiamo all’unità di fronte a Palazzo Chigi. L’appello del presidente della Repubblica, che ha chiesto di “uscire presto dall’incertezza”.

Renzi invece esce dal governo. “Non faremo ribaltoni, né tantomeno governi con le forze della destra antieuropeista che abbiamo sempre combattuto. Andiamo all’opposizione”, dice.

A Palazzo Madama va in scena l’ultimo sfogatoio contro il premier. “La politica non si risolve con i tweet, ma con il rispetto delle forme democratiche. Se non si rispettano durante una crisi pandemica, la democrazia non serve più a niente”. “Non abbiamo tolto i pieni poteri a Matteo Salvini per darli a qualcun altro – insiste l’ex premier, poi giù una lista di rimostranze. Le dirette social “a reti unificate”, l’autorità delegata per l’intelligence, “i decreti legge e i dpcm”.

“Sul Recovery sono stati fatti molti passi avanti, ci sono meno bonus e più investimenti ma resta il problema del no al MES. Il MES significa più soldi alla sanità, se siamo in emergenza significa che servono soldi sanità non prenderli e’ da irresponsabili e significa ragionare con ideologia”.

La crisi, ribadisce Renzi, non è uno sgarbo al Quirinale. Eppure, gli fanno notare, solo due settimane fa Sergio Mattarella aveva fatto un appello ai costruttori. “Un appello stupendo – ribatte lui – ma le cattedrali non si costruiscono sulla sabbia”.

E adesso? Sulle prossime mosse la vaghezza regna sovrana, forse non a caso. Una sfida a Conte, “se vuole sfidarci in Parlamento con i responsabili faccia pure, ma è un’occasione persa”. Solo una strada è preclusa, il ritorno alle urne.

“Non credo al voto, non ci sono condizioni per andarci”. Per il resto tutte le opzioni sono in campo. “Voteremo lo scostamento di bilancio, il decreto ristori e le misure contro il coronavirus”, avvisa il leader di Iv, promettendo di fatto un appoggio esterno al governo, “qualunque esso sia”. “Se ci vorranno in maggioranza saremo in maggioranza, altrimenti all’opposizione”.

 

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