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E se il 2021 fosse l’anno degli uomini? La riflessione di Elvira Frojo

Per il 2021 usciamo dalla superficialità e prepotenza oggi protagoniste, per ritrovare i veri valori che facciano ripartire la società nel suo insieme, le donne come gli uomini.

Anno 2021. Un nuovo anno. Un nuovo mondo. Da vivere e da immaginare, attimo per attimo.

In un territorio difficile da reinventare. Dopo un 2020 ove tutto è mutato, la pandemia rappresenta ancora la paura, la linea di demarcazione tra il passato alle spalle e il presente incerto.

Città irriconoscibili trasmettono sensazioni surreali di vuoto, solitudine e silenzio. Ritmi di vita annullati. Una riflessione mai così costante con la morte, “livella” e spietato sbarramento di progettualità e bisogni. Un “trauma complesso”, come definito dagli esperti, causa di instabilità e disorientamento, nella percezione emotiva di un mondo che sembra allontanarsi da ogni possibilità di controllo.

Il 2020, “l’anno del coronavirus”, si è chiuso lasciando immagini indelebili nella memoria, stati d’animo e parole condivise da tutti.
In Italia, incidenza di mortalità da Covid del 69% del totale (57.467 decessi su 84mila). Maggiormente significativa nella seconda ondata della pandemia.

La recessione economica spaventa quanto l’emergenza sanitaria. Il Lazio, secondo i dati Uil elaborati da Eures, registra un calo del Pil del 10%, ridotte le esportazioni del 26,3%, le iscrizioni al registro delle imprese del 37,6%. Licenziati oltre 88mila lavoratori e crollate del 77% le presenze di turisti negli alberghi.
Mentre la Confcommercio prevede, in Italia, la chiusura di circa 390.000 imprese, un dato che non si registrava dalla seconda guerra mondiale.

Il 2020 si è chiuso tra ammonimenti, auspici e messaggi di speranza, alla ricerca di una nuova umanità in ogni settore della vita economica, politica e sociale.
C’è garbo, tenerezza e vicinanza nei discorsi di fine anno degli uomini che hanno accompagnato la società smarrita nell’anno appena concluso e guardano al futuro con ottimismo e responsabilità.

“Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza. La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere… Ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, nella nostra società. Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze e ne ha generate di nuove… Ci ha fatto riscoprire e comprendere quanto siamo legati agli altri; quanto ciascuno di noi dipenda dagli altri. La solidarietà è tornata a mostrarsi base necessaria della convivenza e della società. Solidarietà internazionale. Solidarietà in Europa. Solidarietà all’interno delle nostre comunità. Il 2021 deve essere l’anno della sconfitta del virus e il primo della ripresa”, ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
E il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, plaudendo alle parole del capo dello Stato, ha affermato: “Ora arriva il compito più difficile, quello di continuare a restare coesi e di utilizzare rapidamente e al meglio le risorse utili a sostenere le persone più colpite da questa crisi, nella consapevolezza che ‘ora è il tempo dei costruttori’. Sono certo che ce la faremo”.

Nel 2020, nell’anno speciale di San Giuseppe in occasione del 150.mo anniversario della dichiarazione quale patrono della Chiesa cattolica, la lettera apostolica “Patris corde – Con cuore di Padre” ha ricordato “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta”. Eppure, “un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”. In lui, “Gesù ha visto la tenerezza di Dio”, quella che “ci fa accogliere la nostra debolezza”. “Il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione”, ha ricordato ancora il pontefice.
San Giuseppe è il padre della tenerezza e dell’accoglienza che rispetta anche la libertà dei figli. “Ogni figlio porta sempre con sé un mistero, un inedito che può essere rivelato solo con l’aiuto di un padre che rispetta la sua libertà”. Padri perché “ci si prende cura di un figlio” rendendolo “capace di scelte, di libertà, di partenze”.
E San Giuseppe “accoglie Maria senza condizioni preventive”, un gesto importante ancora oggi” ha affermato Papa Francesco “in questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente”.

Il 2021 “sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri, come fa la Madonna con noi”, così nell’ omelia di Papa Francesco letta dal Segretario di Stato durante la messa d’inizio anno a San Pietro. “Tutto comincia da qui, dal prenderci cura degli altri, del mondo, del creato”. Quest’anno, mentre “speriamo in una rinascita e in nuove cure”, “serve un vaccino per il cuore”. “Le donne fanno nascere la vita e danno futuro al mondo”. Le donne della “concretezza paziente” e che “sanno tessere con pazienza i fili della vita”.

Nell’anno appena iniziato, con quali modalità vivere, in quali prospettive condivise credere?

Un nuovo “galateo” non solo di sicurezza (distanziamento, mascherine, igiene delle mani, niente assembramenti e aereazione in ambienti chiusi) ma fatto anche di mancati abbracci, baci e strette di mano sarà ancora la sana abitudine da rispettare, dicono gli scienziati. Per spezzare la catena di trasmissione di un virus che nasconde la propria insidia nel paradosso di non essere “manifesto”, in molti casi. Il piano vaccinale avviato e lo studio di anticorpi monoclonali per un farmaco in grado di limitare la gravità dell’infezione sono, finalmente, la reazione attiva sanitaria.

Combattenti in prima linea contro il Covid, nel 2020, tante donne. Scienziate, economiste, medici, insegnanti, volontarie. Donne in politica, nelle istituzioni, manager e donne a difesa dell’ambiente. Donne di fede e donne eroine della quotidianità. Donne e madri.
Ma anche tanti uomini sono stati protagonisti, uniti da competenza e da valori di solidarietà e fratellanza.
Con pazienza e impegno rafforzati insieme, uomini e donne. Con una “maschera” di serenità. Senza dominare, senza aggredire.

Il 2021 potrà essere “l’anno dell’uomo”? Per un “salto di qualità” che la società chiede urgentemente. A prescindere dal genere.
Nell’anno che si è chiuso, il mondo ha visto importanti risultati di rivendicazioni femminili anche in paesi come Turchia, Brasile, Thailandia e Iran. Mentre il Sudan ha vietato con legge le mutilazioni genitali femminili, ancora praticate in molti Stati africani e in alcune parti dell’Asia e del Medio Oriente. E una nuova costituzione, in Cile, sarà quest’anno scritta da donne e uomini.
Movimenti e proteste di piazza contro discriminazioni razziali negli Stati Uniti, soprattutto dopo la morte di George Floyd, ucciso da un agente di polizia inginocchiatosi sul suo collo durante un arresto.
La violenza bandita, insomma, con più forza nel mondo.

E, dall’Europa, segnali per una consapevolezza sempre maggiore a difesa delle donne.
In Spagna, il tribunale Audiencia Nacional ha riconosciuto la responsabilità diretta e oggettiva dello Stato nel femminicidio di una donna che aveva richiesto, invano, la protezione della polizia.
E la Danimarca ha approvato all’unanimità una “legge sul consenso” che valuta come stupro ogni rapporto sessuale in cui la persona coinvolta non abbia dato il proprio esplicito consenso, a prescindere da minacce, violenza o costrizione.

Mentre è icona globale della politica mondiale l’empatia della giovane premier neozelandese Jacinda Ardern. Ha affermato con determinazione e con il sorriso, sin dal suo insediamento: “Viviamo in un mondo sempre più polarizzato, un luogo in cui sempre più persone hanno perso la capacità di vedere l’uno il punto di vista dell’altro. In questa nazione abbiamo dimostrato di ascoltare e di discutere. Alla fine, siamo troppo piccoli per perdere di vista la prospettiva del prossimo”.
Una visione di dialogo e di coraggio che parla al cuore, sempre riaffermata nel corso del suo mandato. Una leader tanto amata che la Cnn ha coniato per lei il termine “Jacindamania”. Ha sconfitto il virus con un’immediata chiusura totale, a marzo (2.100 contagiati e 25 decessi) mentre le più importanti classifiche internazionali, da Forbes a Time e a Nature, la collocano ora tra le cento persone più influenti del pianeta.
Ma la forza di Jacinda è anche nell’uomo che le sta accanto, conduttore televisivo, in congedo paternità per sostenere nella quotidianità la propria compagna di vita.

È così anche per la vice presidente degli Stati Uniti Kamala Harris. Al suo fianco, il marito, da avvocato a “second gentleman”.
E in Italia? Donne maggiormente penalizzate dal virus nell’occupazione e nel trattamento salariale, nello smart working e nell’impegno in famiglia.
L’anno 2020 si è chiuso tra violenze familiari aggravate nel periodo di lockdown e storie di donne mortificate, abusate, uccise.

Il 2021 ci fa riflettere sulla “normalità” del passato. È irrinunciabile il momento di interrompere fiumi di parole, apparenze e speranze tradite. Violenze e sopraffazioni.
Per un cambiamento interiore che dia senso e concretezza al sentire e al vivere, con la profondità di legami e di linguaggi e valori condivisi.
Credo che qualsiasi cosa sia scritta nel 2021, la sfida sia quella di trovare la forza nel coraggio dell’autenticità. Guardando, tutti, alle nostre cicatrici, alle sofferenze dell’anno passato. Uno squarcio ha aperto l’interiorità liberando e allontanando archetipi, false aspettative, immagini e narrazioni distorte di noi stessi e degli altri.

E quale decalogo da ricordare? Tenerezza e gentilezza, “prendersi cura” degli altri, pazienza e rispetto, accoglienza e bontà. Quei comportamenti e quei gesti con i quali le donne donano, da sempre, amore, fiducia e speranza.
Valori da ritrovare in ogni settore. Nella politica, nell’economia, per scelte che impegneranno le future generazioni in un mondo che vorremmo migliore. Una “ricostruzione” per ricucire una società lacerata da superficialità, prepotenza, volgarità e arroganza, canoni “vincenti” protagonisti di troppi anni.
È la capacità generativa che le donne possono manifestare con la “rivoluzione dei sentimenti” in ogni contesto. Ma, ora, è anche il tempo degli uomini? Perché ascoltino l’interiorità guardando anche alle proprie fragilità. Attraversandole insieme, non evitandole.

La vera battaglia contro il virus sarà accettare questa sfida. Sarà la forza per un vero cambiamento. Ricordando il poeta dell’amore Fernando Pessoa, “porto dentro tutte le ferite delle battaglie che ho evitato”.
Perché è questo quello che ci aspettiamo, di buono, dagli uomini, per il 2021!
E forse mai come quest’anno risuonano nel nostro cuore i versi di malinconia ma anche di speranza del poeta Leopardi: “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”



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