Nuovi arresti nella cerchia di Navalny. E gli occhi della comunità internazionale sono puntati sul Nord Stream, con la Germania di Angela Merkel che tentenna. Ecco tutti gli ultimi guai di Vladimir Putin
Un dossier su cui Mosca non può rallentare perché significherebbe perdere credibilità interna, una credibilità che si misura nella capacità di deterrenza nei confronti di rivali e opposizioni al sistema creato in due decenni da Vladimir Putin. Per questo la polizia russa ieri sera ha fermato alcuni collaboratori del leader dell’opposizione Alexiei Navalny. Secondo la testata online Meduza, a Mosca gli agenti hanno fermato la portavoce del dissidente, Kira Yarmish, e Gheorghi Alburov, che lavora per il dipartimento investigativo della Fondazione anticorruzione di Navalny. Ci sono stati fermi anche in altre zone della Russia: tra i fermati risultano infatti Anastasia Panchenko, coordinatrice degli attivisti di Navalny nella regione di Krasnodar, e un volontario dell’oppositore a Kaliningrad.
La mossa delle autorità russe arriva nonostante gli inviti diretti e severi al rilascio dell’attivista — in agosto avvelenato in quella che secondo svariate prove circostanziali sembrerebbe un’operazione del servizio segreto ex Kgb. E nonostante minacce più corpose: l’ultima in ordine cronologico quella di Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare Europeo e leader del partito tedesco Csu, che ha sottolineato come sia necessario fare pressioni su Mosca da parte dell’Ue e per farlo lo strumento più importante da usare è il Nord Stream 2. Il progetto del raddoppiamento del gasdotto che unisce Germania e Russia è nelle fasi finali della costruzione ed è già stato tirato in ballo come leva. Weber sposa una linea promossa in una raccomandazione dell’Europarlamento, sostenuta da molte figure di rilievo dei think tank che seguono policy e dinamiche europee, e molto dibattuta nel suo Paese.
La Germania è pronta ad abbandonare un’infrastruttura che le darebbe rilevanza strategica (anche come hub energetico) per seguire un’ulteriore strategia che privilegi sia i rapporti transatlantici sia quelli nella sua sfera di influenza orientale (sostanzialmente anti-Russia)? Molto della linea Ue dipende da questo. Non è un caso se la dichiarazione di Weber è stata rilanciata su Twitter da Michael Carpenter, direttore del Penn-Biden Center, consigliere del neopresidente statunitense Joe Biden ed ex diplomatico sotto l’amministrazione Obama. Negli ultimi giorni di mandato l’amministrazione Trump ha sanzionato anche l’ultima società, russa, operativa sul Nord Stream, mentre in quegli stessi giorni il nuovo segretario di Stato Anthony Blinken annunciava in audizione al Senato che altre sanzioni sarebbero potute arrivare prossimamente, e riportava — qui in rottura con la precedente presidenza — la Russia in cima alla lista dei nemici strategici.
Il Nord Stream è un simbolo di allineamento Usa-Ue e di come gli americani guardino alla strategia transatlantica ancora con un occhio alla Russia. Anche per questo Mosca non intende sospendere le proprie attività su Navalny, nella consapevolezza che a rimetterci sarà un’opera (per ammissione di Gazprom) che comunque era destinata a essere campo di battaglia. Putin vuol trasmettere la sua forza all’interno prima che all’esterno. Ora la possibilità più rischiosa per Mosca è che il caso Navalny, partendo dal Nord Stream, segni un cambiamento generale nella postura europea sulla Russia. Putin può contare sulla resilienza e sulla capacità di persuadere in forma bilaterale i vari attori europei. Qualcosa di simile successe già con la Crimea, e c’è chi usa quell’occasione come un precedente da non ripetere per promuovere la necessità di adottare una linea dura e coesa da parte di tutti i membri Ue.