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Colpo al cuore dell’America (e non è finita). Parla Ian Bremmer

Il presidente di Eurasia Group e politologo della New York University: Trump forse sarà abbandonato, il trumpismo durerà a lungo. I repubblicani non hanno il coraggio di liberarsi del presidente, è troppo potente. Biden? Ha una sola chance: risvegliare il capitalismo americano

Va in scena a Capitol Hill uno dei più gravi attacchi alla democrazia nella storia degli Stati Uniti. Quattro morti, decine di feriti, le aule del Senato e della Camera pronte a certificare la vittoria di Joe Biden alle elezioni travolte dall’irruzione dei tifosi trumpiani, chi a sfregiare statue, chi a scattarsi selfie sulla scrivania della speaker Nancy Pelosi. Un presidente uscente che non riesce a nascondere la sua empatia per i violenti, “so come vi sentite”, abbandonato da (quasi) tutto il suo inner circle, a cominciare dal vicepresidente Mike Pence.

Sono i primi, parziali fotogrammi di una delle pagine più nere della storia americana. “Chi pensa finisca qui si sbaglia di grosso”. Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group e politologo della New York University, avvisa i naviganti: quello in scena a Capitol Hill non è che il primo atto di un lungo dramma. “Questo strappo non sarà cucito una volta che Biden diventerà presidente. Parliamo di un movimento generazionale, una frattura che rischia di durare decenni”, confida a Formiche.net.

“Non è un caso se abbiamo messo la divisione della società americana e non il coronavirus in cima alla lista dei rischi geopolitici del 2020. Non potevamo certo immaginare che si arrivasse a tanto. Gli Stati Uniti sono ufficialmente il Paese più politicamente diviso e disfunzionale fra tutte le democrazie industriali avanzate. La chiamata del presidente Trump a sovvertire il risultato delle elezioni è senza precedenti storici”.

Eppure il presidente poteva, doveva fare. “Aveva in mano la soluzione. Trump rappresenta la voce più potente, più ascoltata dell’intera destra americana, ha milioni di persone a supportarlo. Ha il potere di mettere a tacere queste violenze, se solo volesse”. Le cose sono andate diversamente. È stato Pence, non Trump, a inviare la Guardia Nazionale per liberare il Congresso, rivela in serata il Segretario della Difesa in carica Christopher Miller.

Oltre la violenza, oltre lo sfregio delle istituzioni, c’è un messaggio più profondo che arriva dalle immagini di Washington DC, dice Bremmer.  “Tutta questa gente potrà anche accettare di abbandonare Trump nel breve periodo, ma il trumpismo resterà. La sensazione di un sistema corrotto, ingiusto, di una politica che cospira contro il popolo, la delegittimazione delle istituzioni, tutto questo rimarrà qui ancora a lungo”.

Né devono ingannare gli strali lanciati contro il presidente dagli alti papaveri del Partito Repubblicano, aggiunge. “La verità è che i repubblicani non sono pronti a fare a meno di Trump. È troppo potente, non hanno il coraggio di consegnarlo alla giustizia. Il 20 gennaio Biden sarà presidente degli Stati Uniti, ma Trump non sarà fuori dai giochi. Possono provare ad avviare una procedura di impeachment, forse ci riusciranno, ma non ci sono i tempi per chiuderla”.

Tra due settimane, Joe Biden si dovrà far carico di un Paese non diviso, ma lacerato. Da dove iniziare a ricucire? “La prima cosa che può e deve fare una volta entrato nello Studio Ovale è pensare all’economia. Si siederà su una montagna di triliardi di dollari in stimoli per la ripresa, una massa di denaro che finirà tanto negli Stati blu che in quelli rossi. L’America è un Paese capitalista, dominato dal settore privato e trainato dagli animal spirits del mondo imprenditoriale. Il lavoro è la sua scommessa più grande”.

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