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La Cina chiude Clubhouse? Il rischio per la libertà a Pechino

La censura del Partito/Stato cinese sta organizzando l’oscuramento dell’app di chatting dove si discute di argomenti scabrosi come Taiwan, Hong Kong e lo Xinjiang. I media governativi di Pechino lanciano la narrazione: giusto il controllo perché si rischia la diffusione della propaganda anti-cinese

Clubhouse è già bloccata in gran parte della Cina, finita sotto il giogo della censura cinese perché nelle chat audio si parlava troppo di questioni scabrose e ultra-sensibili per il Partito/Stato come lo stato di Taiwan, le proteste di Hong Kong, i diritti nello Xinjiang.

Stando al sito ufficiale, Clubhouse è “un nuovo prodotto social basato sulla voce che permette alle persone, ovunque si trovino, di chiacchierare, raccontare storie, sviluppare idee, approfondire amicizie e incontrare nuove persone interessanti in tutto il mondo”. Il problema per Pechino è che ospita discussioni libere e non soggette alla stretta anche su temi caldi come i diritti umani e i dossier più spinosi per la leadership comunista.

Su Twitter diversi utenti hanno segnalato l’oscuramento dell’applicazione in varie città della Cina – dove l’applicazione, come in altre parti del mondo, ha avuto un rapido successo nelle ultime settimane.

Finora vi si poteva accedere senza restrizioni sul territorio cinese, anche in assenza del sistema Vpn normalmente utilizzato per aggirare il Great Firewall della censura imposta su Internet dal Partito comunista cinese. Siccome l’app non era presente sull’Apple Store cinese, chi la scaricava faceva in modo di modificare il paese di accesso.

“Molti utenti cinesi di Clubhouse sono stati attratti dall’approccio multiculturale e dall’ampia gamma di temi disponibili sulla piattaforma, non solo quelli politici”, ha scritto su Twitter in serata il Global Times, voce che proietta in inglese la propaganda del Partito/Stato. Pechino, ammette il GT, teme che l’applicazione possa essere usata per diffondere quella che chiama “propaganda anti-Cina”, che però corrisponde più che altro alla verità non oscurata dalla narrazione del regime.

Il Global Times  ha dedicato un lungo articolo a Clubhouse smentito “le ricostruzioni dei media occidentali”, secondo cui – dice – gli utenti cinesi apprezzerebbero l’assenza di censura per discutere senza filtri di argomenti tabù: è una smentita faziosa, perché in effetti alcuni degli utenti cinesi hanno effettivamente apprezzato questo spazio perché libero – sebbene la stragrande maggioranza ne abbia cavalcato la moda. Su Wiebo in diversi hanno fatto notare la libertà di Clubhouse, e alla fine è caduto dentro la lente del Partito.

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