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Colao, il supermanager al ministero dell’innovazione tecnologica e della transizione digitale. Vita, profilo, carriera

Nell’aprile 2020 viene nominato dal governo Conte a capo della task force che doveva portare l’Italia fuori dalla prima fase dell’emergenza da Covid-19 e verso la “fase due”. Il rapporto con il premier non si chiuse nel migliore dei modi, ma ora nel governo Draghi potrà mettere in pratica le sue proposte per il rilancio del Paese

Vittorio Colao, 59 anni, è il nuovo ministro dell’innovazione tecnologica e della transizione digitale. Un passato nella banca d’affari Morgan Stanley e nella società di consulenza McKinsey, è noto soprattutto per aver “scalato” uno dei giganti della telefonia mondiale, Vodafone, partendo dalla divisione italiana. Nel 1996 diventa infatto direttore generale di Omnitel, che in seguito diventa Vodafone Omnitel e infine Vodafone, società inglese che ha inglobato la controllata italiana. Dopo aver guidato la divisione italiana, è stato promosso a capo dell’area EMEA, Europa, Medio Oriente e Africa.

Dopo un breve periodo al vertice di Rcs, torna nel 2006 in Vodafone come vice amministratore delegato, per diventare ad nel 2008. Resta a capo della multinazionale fino al 2018, quando annuncia le sue dimissioni. Entra nel board di Verizon, società di telecomunicazioni statunitense.

Nell’aprile 2020 viene nominato dal governo Conte a capo della task force che doveva portare l’Italia fuori dalla prima fase dell’emergenza da Covid-19 e verso la “fase due”. Il report prodotto dalla task force è stato presentato a Villa Pamphilj a Roma nel giugno 2020, ma il governo presieduto da Conte non ha davvero messo in pratica le proposte del super-manager, tanto che i rapporti tra lui e Conte si sono chiusi con grande freddezza.

Ora potrà recuperare quel programma e metterlo in campo per il governo Draghi.

Non ama la mondanità, è appassionato di bicicletta, tennis, ping-pong e wind-surf. Sposato con Silvia Cassinis, da amica d’infanzia del fratello Paolo, ha due figli. Lo chiamano “il carabiniere” sia perché ha fatto la leva nell’Arma, sia per il carattere rigoroso e abitudinario.


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