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Draghi ha un problema da manuale (Cencelli). Lo spiega Celotto

Mario Draghi, Clarich

La “spartizione di cariche e incarichi” ideata dal giovane funzionario della DC potrebbe non applicarsi in un governo solo tecnico, ma il premier incaricato sa che sarebbe più debole in Parlamento, come ben ricordiamo per Mario Monti. Gli scenari di Alfonso Celotto

Mario Draghi da un paio di giorni ha messo tutta la sua autorevolezza nella formazione del 67° governo della Repubblica italiana. La designazione ha riscosso grande favore in noi cittadini e negli ambienti internazionali. Draghi è uno degli italiani più rispettati e competenti al mondo e così ci aspettiamo che possa formare un governo stabile e forte, cioè quello che tutti auspichiamo per superare la crisi sanitaria, economica e sociale che stiamo attraversando.

Draghi ha ovviamente seguito la prassi costituzionale, facendo un primo giro di consultazioni con le delegazioni dei partiti. Ma qui si è accorto di dover tener conto di un fattore che prima aveva forse sottovalutato: il fattore  Cencelli.

Massimiliano Cencelli non è un parlamentare o un candidato ministro: come molti di noi ricordano è l’inventore del famoso “Manuale”.

Il Manuale Cencelli lo abbiamo sentito citare centinaia di volte, ogni volta che c’è da capire come va effettuata la “spartizione di cariche e incarichi”.

Ma il Manuale Cencelli ha una base scientifica.

Ce lo ha spiegato lo stesso Cencelli, giovane funzionario della DC che lavorava con il Ministro Sarti, in una sua intervista di qualche anno fa.

“Nel 1967 Sarti, con Cossiga e Taviani, fondò al congresso di Milano la corrente dei ‘pontieri’, cosiddetta perché doveva fare da ponte fra maggioranza e sinistra. Ottenemmo il 12% e c’era da decidere gli incarichi in direzione. Allora io proposi: se abbiamo il 12%, come nel consiglio di amministrazione di una società gli incarichi vengono divisi in base alle azioni possedute, lo stesso deve avvenire per gli incarichi di partito e di governo in base alle tessere. Sarti mi disse di lavorarci su. In quel modo Taviani mantenne l’Interno, Gaspari fu Sottosegretario alle Poste, Cossiga alla Difesa, Sarti al Turismo e spettacolo. La cosa divenne di pubblico dominio perché durante le crisi di governo, Sarti, che amava scherzare, rispondeva sempre ai giornalisti che volevano anticipazioni: chiedetelo a Cencelli”.

Ecco. Il Manuale è il criterio con cui capire come trasformare i voti in posti dell’apparato di potere. Un criterio sicuramente intelligente per rispettare il pluralismo in una democrazia parlamentare.

Ma, ora il Manuale Cencelli è diventato il problema principale per Draghi. Come suddividere i posti da Ministro e Sottosegretario fra partiti? In numero uguale a tutti o in base alla rappresentatività in parlamento e quindi di più al M5S e alla Lega e meno a Italia Viva e Leu?

Forse Draghi sarebbe tentato anche da un governo soltanto tecnico, in cui non si applicherebbe il Manuale. Ma sa anche che un governo solo tecnico sarebbe più debole in parlamento, come ben ricordiamo per Mario Monti.

Allora? In attesa di capire come applicare il Manuale Cencelli, Draghi sta per avviare un secondo giro di consultazioni.


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