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I mercati benedicono Mario Draghi. Ecco l’altra forza a sostegno di Mr. Europa

L’incarico al padre del Whatever it takes accende i mercati che dimostrano fin da subito una grande fiducia nell’ex presidente della Bce. Spread a 103 punti base, ai minimi da marzo 2016 e fiammata a Piazza Affari. Merito, anche, di un’agenda fortemente condivisa dagli investitori

Ancora una volta basta quel nome a mettere sotto anestesia i mercati internazionali che tengono ogni giorno sott’occhio l’Italia: Mario Draghi. L’ex presidente della Bce, chiamato dal Capo dello Stato a prendere le redini di un Paese a rischio implosione, un po’ come la sua classe politica, da sempre esercita uno strano effetto su Borsa e spread. E lo si è visto anche questa mattina. E così, se il Movimento Cinque Stelle (non senza marette interne) si sfila dalla partita dichiarando di non voler sostenere un governo tecnico, ecco un’altra forza in campo, fuori dal Parlamento, certo, ma non per questo meno importante. Quella dei mercati, appunto.

In apertura di scambi lo spread Btp/Bund, il termometro della fiducia di chi presta 400 miliardi all’anno all’Italia verso il nostro sistema Paese, è crollato a 103 punti base, otto punti in meno rispetto a ieri. Di più. Con un possibile Draghi premier il rendimento del titolo decennale italiano è sceso allo 0,585%. Il tutto mentre Piazza Affari ha innestato il turbo, aprendo la seduta a +2,7%, tra le migliori in Ue.

D’altronde, l’agenda Draghi è fortemente condivisa dai mercati: crescita e ancora crescita e poi quella distinzione tra debito buono e debito cattivo che piace tanto agli investitori internazionali. Addirittura, la formazione di un governo Draghi in Italia, “se dovesse andare in porto, spingerebbe lo spread Btp/Bund sotto i 100 punti base, forse anche sotto i minimi del 2014-15”, ha commentato all’agenzia MF-Dow Jones lo strategist di una casa d’investimento italiana. Una cosa è certa. “Con Draghi al governo gli investitori esteri torneranno a investire sul mercato italiano”, spiega un altro analista.

Chi vede in Draghi l’uomo della speranza è anche il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta, per il quale Mr. Whatever it takes “ha una personalità di servitore delle istituzioni: la scelta di Mattarella dopo il fallimento del tentativo di Fico è stata la sola possibile. Al di là del nome di Draghi che è il più autorevole tra i non politici”, ha spiegato alla Stampa. E sì, “penso che cambi tutto lo scenario. Anche se molti in Parlamento appoggeranno Draghi, questa scelta mette in moto una nuova fase politica, alleanze, schieramenti, la politica ne esce davvero ammaccata. È necessaria una seria riflessione per tutti”.

 



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