Se i magistrati avvertono il governo sull’uso dei fondi del Recovery Plan, il neo-premier invita la Corte ad abbreviare i tempi delle decisioni amministrative e dei controlli su di esse ed evitare quel fenomeno “paralizzante” che Draghi ha definito la “fuga dalla firma”
Di fatto un botta e risposta: istituzionalmente garbato ma diretto. La Corte dei Conti, con il suo presidente Guido Carlino, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, segnala al neo premier Draghi che l’utilizzo dei fondi in arrivo del Piano Nazionale di Ripresa Resilienza deve essere “corretto e attento” per sostenere la ripresa, e che il dispiegamento stesso del Pnrr “richiederà sforzi enormi e grande attenzione nell’impiego delle ingenti risorse”, come ha sottolineato poi il procuratore generale Angelo Canale avvertendo che “non un euro dovrà essere sprecato o dovrà finire nelle tasche dei profittatori, dei disonesti, dei criminali”.
Un imperativo categorico per tutti, decisori politici, pubbliche amministrazioni, forze di polizia, magistrature. Raccolto da Mario Draghi, che considera “cruciale” l’azione della Corte nel validare le scelte che si faranno sul Recovery “parte del processo con cui noi parteciperemo al processo di costruzione di un`Europa più responsabile ma anche più solidale”.
Ma, ha avvertito il Premier, “con la stessa fermezza considero fondamentale che tale controllo sia rapido perché le decisioni della Corte, quando intervengono lontane dagli atti sottoposti a controllo, pur se intransigenti, inevitabilmente perdono molta della loro efficacia”.
Altrettanto categorico è quindi l’invito ad abbreviare i tempi delle decisioni amministrative e dei controlli su di esse ed evitare quel fenomeno “paralizzante” che Draghi ha definito la “fuga dalla firma”. Chiusura allora con l’invito ad “un principio di leale e costruttiva collaborazione” nella gestione della relazione “tra chi agisce e chi controlla”. Che vale per “tutti i servitori dello Stato, controllati e controllori”.