La rettrice della Sapienza Antonella Polimeni, la vicecapo vicario della Polizia di Stato Maria Luisa Pellizzari e la direttrice generale del personale del ministero dell’Economia e delle Finanze Monica Parrella sono solo alcune delle relatrici che interverranno domani dalle 17:00 al dibattito online dal titolo “#ÈDonna #ÈStoria. Empowerment e leadership al femminile“. Previsto anche il video-messaggio della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati
“#ÈDonna #ÈStoria. Empowerment e leadership al femminile”, sono questi i temi al centro dell’evento web organizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), l’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID) e il Gruppo Minerva Federmanager. L’evento, che si svolgerà domani sulla piattaforma Zoom, è stato organizzato in partnership con #InclusioneDonna, con 61 associazioni femminili, e Gamma Donna e con il patrocinio del Consiglio Nazionale dei Giovani.
Il dibattito si aprirà con gli interventi della referente del Coordinamento Donne UCID Stefania Brancaccio, del referente del Movimento Giovani UCID Pierluigi Germani, delle fondatrici di #InclusioneDonna e Gamma Donna Sila Mochi e Valentina Parenti e della coordinatrice nazionale di Federmanager Minerva Renata Tebaldi. Dopo il videomessaggio della Presidente del Senato della Repubblica Maria Elisabetta Alberti Casellati, l’iniziativa proseguirà con il dibattito cui prenderanno parte la rettrice della Sapienza Università di Roma, Antonella Polimeni, la vicecapo vicario della Polizia di Stato Maria Luisa Pellizzari e la direttrice generale del personale del ministero dell’Economia e delle Finanze Monica Parrella. Le conclusioni, invece, saranno affidate al panel composto dal presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla, dal presidente I-Com Stefano da Empoli, dal presidente Ucid Nazionale Gian Luca Galletti e dalla presidente del Consiglio Nazionale Giovani Maria Cristina Pisani. L’iniziativa sarà coordinata dalla referente del Coordinamento Donne Giovani Ucid Simona Mulè e dal direttore della Comunicazione dell’Istituto per la Competitività (I-Com) Andrea Picardi.
L’emergenza epidemiologica, come è noto, ha colpito duramente interi settori e categorie produttive e anche e trasversalmente le donne, con una ulteriore spinta alla loro marginalizzazione nell’economia e nella società e un loro indebolimento nelle possibilità di governo, a tutti i livelli e di leadership.
Secondo il rapporto “Women, Peace and Security Index” condotto dal Georgetown Institute for Women, Peace and Security che analizza la condizione delle donne nel mondo, l’Italia è 28^ in classifica su 167 Paesi (e addirittura ultima tra quelli del G8), un “primato” negativo che non ci onora.
Il convegno nasce quindi dall’urgenza di ridefinire strategie concrete per l’attuazione di politiche di genere, per una crescita e rafforzamento dell’empowerment e della leadership femminile, per il superamento del gender gap salariale e per la crescita dell’occupazione femminile, anche alla luce del Piano #Next Generation Ue. Preoccupa fortemente che dalla stessa bozza del Recovery plan diffusa lo scorso 12 gennaio sia scomparsa la parità di genere dal titolo della Missione 5, ora denominata “Inclusione e coesione”. Al sostegno dell’imprenditoria femminile sono dedicati 400 milioni di euro, mentre la promozione della donna nel mercato del lavoro è stata accorpata con le nuove assunzioni di giovani e la fiscalità di vantaggio per il Sud, tra l’altro finanziati con 4,47 miliardi provenienti da ReactEu.
Occorre agire rapidamente, e in un’unica direzione, per far uscire le donne italiane dalla condizione in cui permangono, nonostante le eccellenze in numerosi campi, e per allinearsi agli altri Paesi europei e non solo nei quali, in questo 2020 segnato a livello globale dalla pandemia, l’universo femminile ha visto affermazioni mai raggiunte prima. Da Kamala Harris, che il 7 novembre è stata eletta prima vicepresidente donna degli Stati Uniti d’America alla conferma per un secondo mandato da primo ministro della Nuova Zelanda di Jacinda Arden. Il soffitto di cristallo sembra essersi rotto, con una rivoluzione culturale che continua ancora oggi: è di pochi giorni fa la notizia della nomina di Janet Yellen, già presidente della Federal Reserve, a ministro del Tesoro degli Stati Uniti d’America. Una carica che mai prima d’ora era stata ricoperta da una donna. E ancora, il caso dell’Estonia, che dallo scorso 25 gennaio è entrata a far parte della cerchia assai ristretta di Paesi ad avere a capo dello Stato e del governo due donne: la presidente della Repubblica Kersti Kaljulaid e la prima ministra Kaja Kallas, leader del Partito riformatore.