L’Italia prosegue con fermezza nella richiesta di una distribuzione dei vaccini anti-Covid più rapida e snella. E maggiore rigore nel rispetto delle promesse fatte dalle case farmaceutiche. Pressing sulla produzione nazionale, accolta anche da Angela Merkel e da Thierry Breton come soluzione auspicabile.
Mario Draghi non si ferma. E nella lotta contro il Covid incalza con l’Europa, chiedendo maggiore rigore affinché le aziende farmaceutiche rispettino le consegne previste. È quanto è emerso nel corso del summit Ue di ieri (ovviamente in videoconferenza), dove tutti hanno convenuto nell’urgenza di accelerare sui vaccini penalizzando le big pharma inadempienti sulle forniture.
VACCINI IN EUROPA PROCEDONO A RILENTO
Il mese scorso Bruxelles aveva già introdotto un meccanismo per bloccare le spedizioni da parte di società che si ritiene non stiano rispettando gli obblighi di consegna verso l’Ue. Ma le attività di immunizzazione continuano a procedere a rilento, con una media di vaccinazione ben al di sotto, ad esempio, di Stati Uniti e Regno Unito. Secondo i recenti dati divulgati dal Financial times, infatti, il tasso di vaccinazione europeo sarebbe del 6,6%, mentre negli Stati Uniti si è già superata la sogli del 20% e Regno Unito ha taccato quota 28,3%.
VON DER LEYEN: ENTRO FINE ESTATE 70% VACCINATI
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, si è però detta fiduciosa e auspica che entro la fine dell’estate il 70% della popolazione europea sarà vaccinata. Speranza, però, che rischia di essere tradita qualora le difficoltà riscontrate dalle aziende nella produzione e distribuzione del vaccino perdurassero anche nei prossimi mesi.
ASTRAZENECA: STIAMO FACENDO IL POSSIBILE
Stiamo facendo “tutto il possibile” avrebbe dichiarato Pascal Soriot, amministratore delegato di AstraZeneca, l’azienda che ha di recentissimo dimezzato le dosi per l’Italia per il prossimo trimestre. E che si era già giustificata pochi giorni fa: “Il contratto con la Commissione europea è stato siglato in Agosto del 2020 – aveva riferito l’azienda in una nota – e in quel momento non era possibile fare una stima precisa delle dosi, che dipende dalla produttività degli impianti di produzione di un vaccino ad alta complessità biologica che non era stato mai prodotto”.
GENTILONI: EUROPA HA SOTTOVALUTATO I RISCHI
“Noi dobbiamo esigere che le case farmaceutiche rispettino quanto avevano promesso”, ha riferito a Radio Anch’io il commissario all’economia Paolo Gentiloni. “Forse c’è stata da parte della Commissione una sottovalutazione di quanto le promesse delle case farmaceutiche avrebbero potuto dimostrarsi non attendibili del tutto”, ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio. L’Ue, infatti, deve fare i conti con la riduzione delle forniture di fronte, alla quale sembra non esserci una soluzione immediata, dinanzi a una procedura di immunizzazione che già procedeva a rilento.
VERSO UN’AUTARCHIA PRODUTTIVA?
Secondo i dati della Commissione, entro fine mese dovrebbero essere consegnate 51 milioni di dosi. Ma siamo al 26 febbraio e per il momento siamo fermi a 29,2 milioni. Sembra insomma che l’Europa stia riscontrando lo stesso identico problema dell’Italia, su cui tra l’altro il premier Draghi e la cancelliera Angela Merkel si erano già confrontati pochi giorni fa in una telefonata, ovvero l’incapacità strutturale delle industrie nazionali a produrre e distribuire vaccini nei tempi necessari per frenare il Covid. Ragion per cui si sta puntando a una sorta di autarchia produttiva che, messa poi a sistema con quella degli altri Paesi, dovrebbe garantire un’accelerazione dell’immunizzazione, oltre che far crollare quella dipendenza che Paesi come l’Italia rischiano di subire da altri Paesi, siano essi gli Stati Uniti o la Russia o, ancora, la Cina.
THIERRY BRETON: ENTRO UN ANNO AUTONOMIA VACCINALE
Thierry Breton, a capo della task force Ue per aumentare le capacità di produzioni vaccinali europee, ha accolto questa ipotesi già da giorni, assicurando non solo la piena indipendenza vaccinale entro un anno, ma assicurando entro l’anno e mezzo anche la capacità di distribuire i vaccini ai Paesi vicini, come Africa e Balcani, che al momento si stanno rivolgendo a Russia e Cina per riuscire a vaccinare la propria popolazione. Già due giorni fa, del resto, l’Ungheria aveva iniziato la somministrazione del Sinopharm, vaccino cinese contro il Covid. Si tratta del primo paese dell’Unione europea a fare ricorso a questo tipo di vaccino.
ITALIA, AL VIA NUOVA ALLEANZA FRA PUBBLICO E PRIVATO
Ed è questa la linea intrapresa sin da subito dal nuovo governo italiano. Appena insediato, infatti, Mario Draghi si era messo in contatto con le istituzioni europee per vagliare l’ipotesi di produrre i vaccini in Italia, subappaltandone la produzione dalle aziende farmaceutiche che hanno già ottenuto il via libera per il vaccino. Linea accolta e proseguita con rapidità dal ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che ieri ha incontrato Farmindustria per discutere degli eventuali dettagli tecnici, dalle aziende da coinvolgere alle strutture da riconvertire, proponendo, fra le altre cose, lo sviluppo di un polo nazionale produttivo in collaborazione fra pubblico e privato.