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Fate presto! La strigliata di Prodi alla maggioranza

L’ex premier e presidente della Commissione Ue ospite a un convegno di Formiche ed Airpress commenta severo la crisi di governo: bisogna fare presto, per la pandemia e il Recovery Fund servono coesione e autorevolezza. Con Biden si apre una nuova era ma senza una politica comune Ue rimarremo privi di voce

“Fare presto”. Romano Prodi ha una sola indicazione per chi si arrovella in queste ore alla ricerca di una difficile via di uscita dalla crisi. Mentre volge al termine l’ultima, infruttuosa giornata di negoziati fra le forze di maggioranza e si fa avanti un nuovo giro di consultazioni al Quirinale, l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea fa suo lo stesso monito che proviene da Bruxelles, “mi auguro che finisca tutto in tempi rapidi”.

Ospite al convegno di Formiche ed Airpress “A Difesa dell’Europa. I vent’anni del Comitato Militare dell’Ue” insieme al generale Claudio Graziano, l’ad di Leonardo Alessandro Profumo, l’ex Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini e il generale Rolando Mosca Moschini e la direttrice di Formiche Flavia Giacobbe, il “Professore” appare sconsolato.

“Una crisi economica e una pandemia come questa devono poter essere affrontate da un governo con un minimo di forza e di coesione”, dice Prodi, lasciando intendere che di forza e coesione manca finora una maggioranza che, a distanza di un mese dallo strappo di Matteo Renzi, balla ancora sul filo, tra affannate ricerche di responsabili in Parlamento e veti incrociati.

Non si sbilancia sul futuro inquilino di Palazzo Chigi, lui che ci è stato ben due volte e sa quanto poco valgano i totonomi dell’ultima ora. “Lasciamo queste decisioni nelle sagge mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella”.

Difficile appassionarsi alle trame che avvolgono i palazzi romani in queste ore, confessa l’ex premier, che preferisce non sbottonarsi, sapendo che fra i protagonisti delle trattative c’è chi tiene in grande considerazione le sue parole, “magari potessi rispondere in maniera tranchant”. “È una crisi difficilissima da interpretare – sospira – perché nessuno sa davvero perché è cominciata, figuriamoci se possiamo capire come finisce”.

Eppure la posta in gioco è altissima, non solo in Italia. C’è chi guarda da fuori, ammonisce il Professore, che in queste settimane ha più volte strigliato la politica romana.

A partire da Bruxelles: quei 209 miliardi di euro del Next Generation Eu non arriveranno senza una pista d’atterraggio. E i pronostici non sono dei migliori, se è vero che i partiti della maggioranza, dopo cinque giorni di consultazioni, non hanno trovato la quadra neanche su un verbale.

La riflessione di Prodi si allarga allora all’Europa e al ruolo che l’Italia vuole ricoprire nella nuova fase dei rapporti transatlantici, con Joe Biden alla Casa Bianca. “Siamo in una condizione che ci impedisce di avere un ruolo nel mondo. Finché abbiamo una tale asimmetria al nostro interno nella capacità decisionale, diventa difficile rivendicarlo”.

Eppure servirebbe ora più che mai uno sforzo di unità, parlare a una sola voce in Ue per guadagnarsi un posto in un consesso internazionale che non lascia spazio ai deboli e agli indecisi, chiosa Prodi. “Nessuno mette in dubbio la necessità del pilastro transatlantico, anzi. Ma per dagli forza e stabilità dobbiamo sviluppare prima noi un’autonomia politica, una politica europea comune. Altrimenti non metteremo mai le mani nel piatto”.



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