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Digital tax, vaccini e l’asse Italia-Usa. Il successo del G20 secondo Visco

L’ex ministro delle Finanze a Formiche.net: dopo oltre vent’anni di dibattito finalmente si arriva a immaginare un tassazione universale e condivisa. Con Draghi al governo l’alleanza atlantica avrà tutto da guadagnare. I vaccini? L’Europa si è mossa tardi

Non era facile trarre delle conclusioni convincenti dal G20 dei ministri delle Finanze e dei governatori centrali, battente bandiera italiana, appena concluso. Ma alcune indicazioni sono arrivate, condite ovviamente dagli allarmi tipici dell’ora più buia. Le conclusioni sono state affidate al padrone di casa, il titolare del Mef, Daniele Franco, al suo primo G20.

Due le conclusioni del summit. Primo, la ripresa dell’economia resta appesa a un filo, perché tutto, o quasi, dipende dalla campagna vaccinale. Secondo, entro pochi mesi, dopo non meno di 15 anni di dibattito, i Paesi del G20 raggiungeranno un accordo con i colossi del web per una tassa sui loro ricavi (Google si è detta disponibile a una tassazione sui ricavi universale per le big tech). Ma, attenzione, il prelievo fiscale non riguarderà il fatturato generato nel Paese della sede fiscale, ma quella realizzato in loco, dunque anche in Italia.

Il ministro Franco è stato abbastanza eloquente, nel corso della conferenza stampa al termine dei lavori, sull’onda anche delle aperture alla digital tax, non scontate, del segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen. “Sulla digital tax il termine per un accordo globale era stato fissato a metà 2021 e auspicabilmente vorremmo chiuderlo al meeting di Venezia a luglio. Si tratta di un accordo che avrebbe ricadute molto importanti”. Proprio di questo ma non solo, Formiche.net ha parlato con chi, oltre 20 anni fa, una tassa sul web la propose tra i primi, l’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco.

DIGITAL TAX IN VISTA

“Credo che al G20 si sia raggiunto un buon risultato, la tassa sul web è qualcosa di sensato. In questi anni c’è stato un grande dibattito, soprattutto sul dove applicare l’imposizione, se nel Paese della sede fiscale o in quello laddove si generano ricavi”, spiega Visco. “I profitti devono essere tassati nel Paese dove si producono. Arrivare effettivamente a questo significa dare una svolta molto importante, perché si scrive una nuova pagina sul rapporto tra big tech e fisco. D’altronde sono anni che ci si prova, mica da ieri. Penso dalla seconda metà degli anni 90, io stesso feci una proposta in questo senso. L’idea allora era coniugare la tassazione in base a dove si svolgeva l’attività. Ma poi tutto si fermò, per le resistenze dei colossi della rete. L’Ocse ha poi portato il dibattito a livello globale, speriamo che ce la faccia. Vedo, onestamente, i presupposti”.

ASSE BIDEN-DRAGHI

Il G20 delle finanze è stato anche quello in cui hanno presenziato, per la prima volta, due nuovi governi sulla scena internazionale. Quello di Joe Biden e di Mario Draghi. Per Visco, l’asse c’è già. “Nel momento in cui al G20, non parlo solo di quello dei ministri economici, ci sono persone che si conoscono e che hanno lavorato insieme da decenni, le cose sono più semplici. Draghi è stato governatore della Bce, la Yellen della Fed e ora sono tutti e due nei rispettivi governi, uno alla guida l’altra in veste di segretario al Tesoro. Questo non può che avere un effetto e cioè il rafforzamento dell’alleanza atlantica”.

IL REBUS VACCINI

Sconfinando oltre i lavori del G20, l’altro fronte caldo è quello dei vaccini. Anche qui Visco non si sottrae. “Credo sia stato un grande successo il fatto che i vaccini siano stati acquistati a livello europeo. Una cosa che peraltro ha indispettito e non poco la Germania, in particolare la destra. Ma se ognuno si fosse comprato i vaccini per se sarebbe stato un caos e i prezzi sarebbero irrimediabilmente saliti. Il problema è sui contratti, che sono stati fatti in ritardo e questo ha creato dei problemi, con molti Paesi, fuori dall’Ue, che ne hanno avuto un vantaggio, ricevendo più dosi. Draghi ha fatto benissimo a battere i pugni”.

 

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