Skip to main content

Grillini, la spaccatura era inevitabile, ma è sbagliato cacciare la minoranza. Firmato Padellaro

Una parte del Movimento 5 Stelle non avrebbe potuto accettare un governo con Lega, Forza Italia e Italia Viva. La spaccatura tuttavia indebolirà i grillini che non hanno ancora raggiunto la maturità politica. E Draghi? “Ha parlato di ambiente per inglobare un pilastro delle 5 Stelle”

La cacciata dei 15 senatori pentastellati che non hanno votato la fiducia al governo Draghi “è figlia dell’implosione del sistema politico provocato da Matteo Renzi”. Parola di Antonio Padellaro, firma di punta del Fatto Quotidiano. “Qualche settimana fa – dice Padellaro – abbiamo assistito a un violento cambio dello scenario politico italiano generato per finalità politiche personali dal leader di Italia Viva. Questa operazione ha comportato grosse lesioni per i partiti. Primo fra tutti il Movimento”. Che, per stessa ammissione del giornalista, “ha una spiccata tendenza autolesionista”.

Fuori dalle battute, Padellaro propone un’analisi approfondita anche del voto della base grillina sulla piattaforma Rousseau. “Il quaranta per cento dei votanti ha votato contro la fiducia all’esecutivo guidato da Mario Draghi – prosegue – il che consegna la fotografia di una base tutt’altro che unita nel sostenere la medesima linea. Siamo molto lontani dai plebisciti di una volta”.

Un effetto quest’ultimo che si riverbera necessariamente anche sui parlamentari. “Per alcuni evidentemente sarebbe stato troppo accettare di far parte e di sostenere una compagine di governo che ha al suo interno Lega, Italia Viva e Forza Italia”. Dunque, secondo Padellaro, la spaccatura “era prevedibile”. Altro discorso invece è il metodo utilizzato in particolare dal capo politico ad interim, Vito Crimi, che ha deciso di “allontanare ed espellere forzatamente i 15 ‘dissidenti’”.

“Si tratta di un’operazione che non fa altro che indebolire il Movimento. Cacciare la gente non penso aiuti a risolvere i problemi”. Anzi, è indice di un’immaturità politica. O meglio partitica. “L’appello di Grillo a raggiungere una maturazione politica non ha sortito gli effetti sperati – incalza – e questo risulta evidente perché non è stata fatta una manovra seria per alleggerire le regole interne. Se la rigidità all’inizio poteva essere un valore, in questa fase risulta provocare più danni che resto”.

In definitiva, dice Padellaro, “occorrerebbe che il Movimento ammettesse che al suo interno ci sia una maggioranza e una minoranza. Così come è fisiologico in tutti gli altri partiti”. Soprattutto nel momento in cui “i 5 Stelle assumono un ruolo fondamentale nell’appoggio ad una conformazione governativa, diventando per forza di cose forza di sistema”. Mentre sulle assenze al voto si allunga ancora l’ombra del sospetto, e toccherà ai vertici del Movimento verificare se la mancata presenza alla votazione sulla fiducia è da ritenersi giustificabile, Crimi ha fatto chiaramente capire che i quindici transfughi tecnicamente ora si trovano all’opposizione. Loro e Fratelli d’Italia.

“Ben venga l’opposizione – osserva il giornalista – anche perché a mio giudizio fa bene prima di tutto allo stesso Draghi. Anche perché, ferma restando la situazione emergenziale nella quale ci troviamo, le regole della democrazia parlamentare devono continuare a esistere e ad essere vigenti”. Nel frattempo una parte dei parlamentari di Pd, Leu e 5 stelle si è riunita nell’intergruppo parlamentare che sta destando non poche perplessità. Su questo Padellaro rimane convinto che si tratti di una manovra “di coordinamento in vista delle prossime amministrative”.

E Draghi? “Il punto dedicato all’ambiente, nel suo discorso, è stato studiato per inglobare nell’esecutivo il Movimento e uno dei suoi pilastri. Ora si tratterà di comprendere in che modo questi proponimenti immaginati nel solco della transizione ecologica troveranno realizzazione. E soprattutto quante risorse verranno destinate all’evoluzione economica e sociale in ottica ambientalista”.

×

Iscriviti alla newsletter