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Sull’ex Ilva la mina della giustizia. Ma Giorgetti e sindacati serrano i ranghi

Il primo incontro dell’era Draghi sul futuro di Taranto sancisce la volontà di governo e lavoratori di trovare uno sbocco a una crisi industriale decennale. Benaglia (Fim-Cisl) a Formiche.net:  l’acciaio è strategico, ora attuare l’ingresso di Invitalia

Quando, poco dopo le 14.30 i sindacati dell’ex Ilva di Taranto, Cisl, Cgil e Uil i testa, hanno varcato il portone di quello che fu il ministero dell’Industria, oggi ministero dello Sviluppo, avevano già appreso la notizia giunta da Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato.

E cioè lo stop alla richiesta di sospensiva presentata da Arcelor Mittal, la multinazionale franco-indiana oggi proprietaria al 50% dell’acciaieria (l’altra metà è dello Stato italiano, a mezzo Invitalia, dopo l’accordo di dicembre 2020 che porterà, nel 2022, lo Stato a possedere il 60% dello stabilimento) al presidente della Quarta Sezione del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti, contro la sentenza del Tar di Lecce che impone all’azienda di ottemperare all’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e di spegnere gli impianti dell’area a caldo entro il 14 aprile.

La questione infatti ruota intorno all’ordinanza del sindaco di Taranto del febbraio 2020, che intimava alla fabbrica di spegnere entro 60 giorni gli impianti dei reparti Acciaierie, Cokeria, Agglomerato, Altoforni, Gestione Materiali Ferrosi e Parchi minerali. Un’ordinanza legittima ed efficace secondo i giudici del Tar pugliese. La decisione odierna sulla sospensiva non è favorevole ad alcuna delle parti, Mittal e il Comune di Taranto, poiché il magistrato ha chiarito che la decisione finale sulla sospensiva sarà presa dal collegio del Consiglio di Stato il prossimo 11 marzo. Il merito del ricorso, invece, sarà affrontato il prossimo 13 maggio.

I sindacati accolti dal ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, e del Lavoro, Andrea Orlando, erano e sono comunque preoccupati. Anche perché, se si spegne Taranto, si spegne un pezzo di Italia e soprattutto di Mezzogiorno. Ma dall’incontro, durato circa un’ora e mezza, sembrano essere emerse indicazioni che sanno anche un po’ di rassicurazioni sul futuro dell’acciaieria, come spiega a Formiche.net, Roberto Benaglia, segretario generale della Fim-Cisl.

“L’incontro di oggi con i ministri Giorgetti e Orlando ha permesso di rimettere in fila le priorità dell’ex Ilva, che oggi vive nell’incertezza più assoluta”, spiega Benaglia. “I due capisaldi sono il ruolo di Invitalia nell’impianto e rendere l’acciaio strategico per questo Paese. Questi sono due punti di riferimento che il governo ci ha dato e che noi accogliamo. Ma adesso serve dare concretezza a tutto questo e l’apertura di un confronto contrattuale che possa arrivare a un accordo sindacale”. Il canale è, insomma, ufficialmente aperto, come spiegato dallo stesso Giorgetti al termine dell’incontro.

“La prossima settimana ci saranno altri incontri con la proprietà e ci impegniamo, come governo, insieme con il ministro Orlando, a risolvere l’impegno per la Cig dei dipendenti in amministrazione straordinaria. Serve la collaborazione di tutti e con questo spirito ci prepariamo a vedere, nei prossimi giorni, il sindaco di Taranto e il presidente della regione Puglia”, ha chiarito il ministro leghista, non escludendo nemmeno l’uso del golden power sull’ex Ilva.

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