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Tensioni tra Turchia e Iran. Un diplomatico di Teheran in manette

Arrestato un diplomatico iraniano di servizio a Istanbul: sarebbe implicato nell’omicidio di un dissidente. Un caso che ricorda quello saudita di Khashoggi

Un altro diplomatico iraniano è finito in manette. La scorsa settimana Assadollah Assadi, che con la copertura da terzo segretario dell’ambasciata iraniana a Vienna si muoveva in tutta Europa, è stato condannato dal Tribunale di Anversa a 20 anni di carcere (il massimo della pena) con l’accusa di terrorismo. È stato ritenuto la mente dell’attentato (sventato) contro una manifestazione della Resistenza iraniana a Parigi nel giugno 2018.

All’inizio di questa settimana è finito in manette Muhammad Reza Naserzadeh, quarantatreenne diplomatico di servizio presso il consolato iraniano a Istanbul. A riportare per primo la notizia è stato il Daily Sabah, giornale turco vicino al presidente Recep Tayyip Erdogan.

Su Naserzadeh, impiegato presso il dipartimento del registro civile del consolato, l’accusa di aver fornito documenti falsi ad Ali Esfanjani, considerato la mente dell’omicidio di Masoud Molavi Vardanjani, un ex agente dell’intelligence iraniana fuggito in Turchia dopo aver lanciato pesanti accuse di corruzione contro il regime e contro la Forza Quds, l’unità d’élite dei Pasdaran che è stata guidata da Qassem Soleimani fino alla sua morte (avvenuta il 3 gennaio 2020 sotto raid statunitensi). L’uomo è stato freddato con un colpo alla testa il 14 novembre 2019 nel ricco distretto di Şişli, nella città turca sul Bosforo. Sarebbe stato Esfanjani ad accompagnare il dissidente su quella che sarebbe poi diventata la scena del crimine. A sparare, invece, sarebbe stato Abdulvahap Koçak, personaggio con forti legami con Naji Sharif Zindashti, signore della droga iraniano, già implicato nella scomparsa di un altro dissidente iraniano, Habib Chaab, attirato a Istanbul dal suo esilio in Svezia dall’intelligence iraniana e portato di nascosto in Iran.

Il diplomatico Naserzadeh, il cui nome è stato fatto da Siyavash Abazari Shalamzari, sospettato che ha aiutato Esfanjani a fuggire in Iran dopo l’omicidio, si è dichiarato estraneo ai fatti e ha testimoniato che non si trovava in Turchia al momento dell’assassinio. Shalamzari, riporta il quotidiano turco, ha affermato di aver visto Naserzadeh e un altro uomo (Hacı Ağa) prelevare Esfanjani all’aeroporto di Teheran appena atterrato. “Esfanjani aveva una nuova carta d’identità con il nome di Abbas”, ha dichiarato agli inquirenti.

La morte di Vardanjani, conclude il Sabah, è stata paragonata a quella di Jamal Khashoggi, il giornalista ucciso nel consolato saudita di Istanbul. “Sebbene Vardanjani non sia stato attirato nel consolato, secondo quanto riferito era sotto sorveglianza di soggetti legati all’intelligence iraniana”.

Tanto che, come per il caso Khashoggi, anche in questa circostanza l’amministrazione statunitense ha puntato il dito contro Teheran: “Dati i precedenti iraniani di omicidi mirati di dissidenti iraniani e i metodi utilizzati in Turchia, il governo degli Stati Uniti ritiene che il ministero iraniano dell’intelligence e della sicurezza (Mois) sia stato direttamente coinvolto nell’omicidio di Vardanjani”, aveva dichiarato ad aprile un alto funzionario dell’amministrazione all’agenzia Reuters. Le stesse accuse che sono state rivolte a Teheran per il caso Assadi.

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