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90 anni fa nasceva James Dean, ribelle senza famiglia

“La valle dell’Eden”, “Gioventù bruciata”, “Il gigante”: tre capolavori in due anni: James Dean l’attore bravo e bello, morto a 24 anni, diverrà il simbolo della gioventù in rivolta. Elvis Presley e Bob Dylan lo ammiravano. Sul piano della recitazione, portò avanti le innovazioni di Toshiro Mifune, influenzando attori quali Paul Newman, Jean Luis Trintignant e Jean Pierre Leaud. Un elzeviro di Eusebio Ciccotti

Il diciassettenne James Dean (1931-1955), figlio di quaccheri, orfano di madre dal 1940, iscrittosi alla UCLA ai corsi di giurisprudenza nel 1948, subito dopo due mesi, opta per il curriculum in teatro, deludendo le attese del padre. Inizia a recitare e abbandona la formazione accademica. Dopo alcune esperienze in programmi televisivi e la buona accoglienza in teatro con L’immoraliste di André Gide, arriva al lungometraggio con East of Eden (La valle dell’Eden, 1955). Se il suo primo film lo rende noto nell’ambiente e tra gli amanti del nuovo cinema, nello stesso anno diviene improvvisamente famoso per Rebel Without a Cause (Gioventù bruciata, 1955). Con Giant (Il gigante, 1956) nasce il mito di un nuovo attore. Il film è ancora al montaggio quando Dean muore in un incidente stradale. Ha ventiquattro anni. Grazie ai registi Elia Kazan, Nicholas Ray e George Stevens egli aveva dato vita al primo personaggio della storia del cinema americano del secondo dopoguerra che impersonava, magistralmente, la ribellione dei ventenni degli anni Cinquanta, figli dell’ipocrisia piccolo borghese.

EAST OF EDEN (LA VALLE DELL’EDEN, 1955)

Nella cittadina californiana di Salinas, sperduta provincia americana, a ridosso della prima guerra mondiale, il giovane Cal scopre che sua madre, creduta morta, come da sempre affermato dal padre Adam, in realtà gestisce da anni un bordello. Man mano che il film scorre vengono alla luce i difficili rapporti tra il testardo Adam, fanatico della Bibbia applicata alla lettera, e il curioso, creativo e ribelle Cal, non amato dal padre, che gli preferisce il “rispettoso” fratello Aron,

Il duro Adam (Raymond Massey) verrà colto da ictus. Inchiodato in un letto, sarà assistito proprio Cal, come chiesto dallo stesso genitore, con un filo di voce: ora ha compreso l’importanza dell’umiltà. Aron, in preda allo shock d’aver scoperto sua madre viva e gestrice della casa di appuntamenti, ha fuggito la realtà partendo volontario per il fronte. Accanto a Cal resterà Abra (Julie Harris) la ex fidanzata di Aron che in effetti aveva sempre represso una forte empatia verso Cal, rivelatosi amore.

REBEL WITHOUT A CAUSE  (GIOVENTÙ BRUCIATA, 1955)

L’adolescente Jim Stark (ha diciassette anni, Dean), con problemi d’incomunicabilità verso il padre e la madre, deve farsi anche accettare dei suoi nuovi compagni di scuola, avendo con la sua famiglia cambiato città. Gioventù bruciata è un perfetto saggio sulla solitudine, sulla difficile inclusione di un estraneo in un gruppo amicale, sui difficili rapporti generazionali, sulle mode, sulla insicurezza dei giovani mascherata dal rifugio nell’alcool e nella sfida alla morte (la famosa corsa con le auto): ieri si poteva morire così, ribellandosi senza un “vero motivo”, come oggi si fa con Tik-Tok.

Rebel Without a Cause è un’opera-colma di riferimenti psicologici, psicanalitici, sociologici e di antropologia urbana. Il giovane Plato cerca un padre in Jim; Judy non ha alcun rapporto con il padre (“Mi odia, mi ha chiamato vagabonda”, piangendo al posto di polizia) e vede nel capobanda Buzz una sorta di surrogato della figura paterna; il padre di Jim, che non capisce suo figlio, si rivela un debole, ma alla fine chiederà scusa a Jim ponendosi in ascolto, mostrando umiltà, come il padre di Cal in East of Eden.

GIANT (IL GIGANTE, 1956)

L’ex bracciante Jett Rink (Dean) impiegato in una immensa fattoria di allevatori del Texas (detto il “Gigante”, essendo lo Stato più grande degli Stati Uniti), di proprietà di Jordan Benedict (Rock Hudson), ama segretamente, e timidamente, la giovane moglie dell’est, Leslie (Elizabeth. Taylor), che lo stima, ha gesti di tenerezza verso di lui, ma non lo contraccambia. Ella è innamorata di Jordan, nonostante spesso vi siano dei forti attriti, per via delle posizioni razziste del marito, nei confronti della servitù, che la illuminata moglie dell’est contrasta con risolutezza. Alla morte della sorella di Jordan, Luz, co-proprietaria dei beni, Jett riceve, nel testamento, inaspettatamente, un pezzo di terreno (Luz, più anziana, lo amava nel suo intimo). Jett, un giorno, scopre casualmente che quel fazzoletto di terra è ricco di petrolio. Il contrasto tra Jett e Jordan aumenta sempre più. Dopo molto tempo, la vicenda va dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, Jett, ormai milionario, lanciato anche in politica, come sponsor del governatore, sempre più consumato dall’amore, mai ricambiato, verso Leslie, si distrugge nell’alcool in piena solitudine. La scena finale, memorabile, del suo discorso, mai iniziato e mai finito, poiché ubriaco fradicio, alla vuota platea dei convenuti, con la testa reclina sul tavolo delle autorità, è il fallimento, seppur nella ricchezza, della sua vita.

JAMES DEAN NEL SOLCO DI TOSHIRO MIFUNE

James Dean, dal delicato volto androgino, sarà l’attore bello e bravo, subito amato dal pubblico, simbolo della gioventù che chiedeva più libertà. Rivoluzionario anche attraverso la recitazione. Egli ha tre posture del capo nei momenti drammaticamente o psicologicamente forti, che sovente ritornano: a) inclina il capo verso il basso, centralmente o da un lato b) getta all’improvviso il capo all’indietro; c) chiude gli occhi. È una recitazione del corpo che il cinema classico, europeo o hollywoodiano, non aveva mai sperimentato. Anzi, era considerato antiestetico indirizzare la testa fuori dall’asse del controcampo, o chiudere gli occhi con l fine di “pensare” o “contestare” qualcosa. Solo un attore, non occidentale, aveva infranto, in parte, questa ferrea geometria dell’inquadratura, muovendo il corpo e il capo in costruzioni quasi cubiste, strizzando gli occhi: Toshiro Mifune, in Rashomon (1950)e in I sette samurai (1954) di Akira Kurosawa Ed è curioso come sia Nicolas Ray che George Stevens tengano conto della recitazione innovativa di Dean proposta in East of Eden: addirittura qui, Elia Kazan, nella scena in cui il padre Adam costringe Cal a leggere la Bibbia, inquadra volutamente i personaggi obliquamente, alla Orson Welles. Così farà Ray nella scena finale di Rebel Without a Cause, quella della villa, dai toni chiaramente espressionisti. Invece Stevens, il regista più classico dei tre, in Giant, pur mantenendo l’inquadratura hollywoodiana, sugli assi cartesiani, con scenografie da colossal biblico (sarà l’autore di La più grande storia mai raccontata, 1965), non può impedire a Dean di avere la testa reclinata in basso, sia quando indossa il cappello da cowboy (le scene in automobile), sia quando è a capo scoperto (nella scena in cui Jordan Benedict e i suoi avvocati, lo convocano nello studio, per dirgli del pezzo di terra, “Gobba di bisonte”, ereditato e tentano invano di fargliela vendere).

UNO STILE CHE FARÀ SCUOLA 

Noi italiani avremmo ammirato James Dean anche grazie alla calda e giovane voce del bravo doppiatore Giuseppe Rinaldi. L’andatura dinoccolata, l’ondeggiare lievemente il capo, squadrare chi è di fronte alzando solo gli occhi, rimanendo con il capo giù, quasi per proteggersi dai pericoli esterni della vita, una gestione del corpo fuori asse, ha influenzato il modo di essere sul set di generazioni di attori, da Paul Newman passando per Jean Louis Trintignant sino a Jean Pierre Léaud. Tutti attori che ci hanno raccontato personaggi pensierosi, introversi, fragili, indecisi. insicuri e talvolta tristi.

SENZA FAMIGLIA 

East of Eden, Rebel Without a Cause e Giant sono tre film che ci raccontano la disintegrazione della famiglia tradizionale ma al contempo la necessità di avere una famiglia autentica.

In East of Eden è condannata la ipocrisia di Adam che si nasconde dietro il perbenismo (nega ai figli la esistenza della madre), il suo fanatismo religioso; e l’errore di molti genitori di preferite un figlio a discapito degli altri. Ma è anche un canto all’amore che Cal chiede al padre come alla madre (nel bordello). Nella chiusa, su quel letto di sofferenza, cui è inchiodato il vecchio Adam, si ricostituisce una vera famiglia: Abra finalmente può amare colui che ha inconsciamente sempre desiderato.

In Rebel Without a Cause dopo aver contestato la famiglia piccolo borghese dei primi anni Cinquanta, con la scena in cui Jim prende a calci la mobilia, alla fine il padre chiederà scusa al figlio, riconoscendo i propri errori.

In Giant, Jett resterà solo proprio in quanto non è stato in grado di crearsi una famiglia; perché ha amato vanamente una donna facendone un finto mito. E i miti, talvolta, non reggono la prova di realtà.

L’aspetto “Sturm und Grand”, la feroce critica verso l’ipocrisia della famiglia da parte dei giovani degli anni Cinquanta, innegabile, è stata la lettura privilegiata del cinema di James Dean (per es., The Story of Film di Mark Cousins, traduzione di Emiliano Morreale e Federico Pedroni), ma oggi ci appare limitante. Crediamo che i finali di riconciliazione (East of Eden e Rebel Wihout a Cause) visti come compiacenti per la censura del tempo o rassicuranti per il pubblico piccolo borghese, offrano un’altra pista interpretativa. Infatti, a distanza di quasi settanta anni, davanti alla fine della famiglia “tradizionale”, i tre protagonisti interpretati da James Dean, gridavano, in anticipo sui tempi, che sovente siamo soli, depressi e arrabbiati anche quando ci manca un’autentica famiglia.

USCIRE DALLA VITA, ENTRARE NEL MITO  

È il 30 settembre del 1955. Le riprese di The Giant sono concluse da sei giorni, manca solo la postproduzione. Dean, è sempre più appassionato di automobili; ha ora acquistato una Porsche 550 Spyder, da lui ribattezzata “Little Bastard”. Si sta recando, con il suo meccanico di fiducia, il tedesco Rolf Wütherich, per una gara automobilistica, a Salinas, la città protagonista del suo primo successo, East of Eden. Stanno percorrendo la California State Route 46. In senso opposto procede una Ford Custom Tudor, guidata dal ventitreenne Ronald Gene Turnupseed. Questi non dà precedenza a un incrocio: l’impatto è violento. James Dean muore su colpo, Rolf e il giovane Ronald rimangono feriti. (Rolf si riprenderà a fatica, rimarrà scosso per tutta la vita: morirà nel 1981 in un incidente stradale, in Germania: era ubriaco e senza cintura).

Nel giro di ventiquattro ore la notizia copre tutti gli States. Solo gli appassionati inizialmente realizzano chi sia James Dean. Il 3 giugno del 1955 era uscito Quando la moglie è in vacanza con Marilyn Monroe, regia di Billy Wilder, film di grande successo. A settembre My fair Lady debuttava a New York: sarebbe stato il musical più visto del Novecento. L’opinione pubblica aveva molte notizie da consumare. In Italia il pubblico popolare è preso dalla prima puntata di Lascia o raddoppia?

Solo dopo la distribuzione dei tre film, e il loro successo internazionale, la morte tragica e improvvisa del bel ragazzo James, donava sempre più al suo destino un colore da eroe romantico. Elvis Presley e Bob Dylan cominciavano a citarlo, imitarlo. Purtroppo, tutti realizzavano che un grande attore del cinema non c’era più. Ma nasceva un mito.


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