Aipsa e Università Campus Bio-Medico di Roma hanno firmato un accordo per promuovere la formazione delle figure professionali che dovranno occuparsi della sicurezza nelle aziende nel futuro. Chittaro: “Le aziende devono ripensare ai propri modelli di security”. Il professor Setola: “Serve una visione olistica”
La Aipsa, l’associazione che raccoglie oltre 600 security manager italiani, e l’Università Campus Bio-Medico di Roma hanno sottoscritto un accordo quadro per promuovere la formazione delle figure professionali che dovranno occuparsi della sicurezza nelle aziende nel futuro.
“La crescente complessità geo-politica, il diverso ruolo e valenza dei beni intangibili, gli obblighi sempre più stringenti normativi in tema di sicurezza, la crescente rilevanza degli aspetti reputazionali, il nuovo paradigma della sicurezza partecipata unitamente alla necessità e volontà di salvaguardare sempre di più l’incolumità dei propri dipendenti e utenti impongono alle aziende di ripensare ai propri modelli di security”, spiega Andrea Chittaro, presidente di Aipsa e senior vice president Global security & cyber defence di Snam.
Da qui la necessità sottolineata dal professor Roberto Setola, direttore del Master in Homeland security, di “delineare percorsi formativi multi-disciplinare che vedano affiancate figure professionali con un background proveniente dalle forze dell’ordine, nuove professionalità legate a competenze di ingegneria, economia, sociologia, giurisprudenza, eccetera indispensabili per comprendere la realtà industriale, le tecnologie emergenti e per poter gestire con efficacia le sfide che le aziende devono affrontare in contesti sempre più complessi, articolati e dinamici”.
La security aziendale non è più, infatti, la struttura deputata alla gestione del perimetro aziendale, ovvero a sorvegliare che entri o esca dall’azienda solo ciò che è lecito; ma ha assunto il ruolo di struttura di supporto al business. Un ruolo che vede i professionisti della sicurezza impegnati nella fase di scouting delle controparti, di supporto alla valutazione dei rischi operativi (in primo luogo quelli connessi con la travel security), di gestione degli aspetti di tutela dei beni tangibili ed intangibili e nella gestione delle situazioni anomale.
In altri termini, sottolinea Chittaro, il ruolo della sicurezza aziendale è sempre più quello di un’attività sinergica con i processi aziendali, in grado di conferire a questi ultimi quella capacità di flessibilità, reattività e plasticità necessaria a prevenire, contrastare e gestire le conseguenze di situazioni “impreviste” e “imprevedibili”, in una parola aumentare la resilienza delle singole realtà industriali.
Necessità questa evidenziata anche dalla Commissione europea che ha recentemente emanato una proposta di direttiva europea sulla resilienza delle entità critiche. Non per altro la quasi totalità delle grandi infrastrutture nazionali ha attribuito alle strutture di security la leadership nella gestione dell’emergenza Covid-19 con risultati estremamente positivi sia in termini di capacità di erogazione dei diversi servizi essenziali alla popolazione senza praticamente nessuna interruzione che in termini di salvaguardia della incolumità dei propri dipendenti con tassi di contagio anche inferiori rispetto a quelli del relativo contesto territoriale.
Tutto questo, ha ricordato il professor Setola, richiede una visione globale, in una parola olistica, in grado di abbracciare le diverse sfaccettature della sicurezza. Dalla capacità di analizzare un contesto per comprenderne le possibili minacce e i possibili rischi, alle competenze necessarie per gestire eventi di crisi, dalla conoscenza delle tecnologie emergenti fino a tutto ciò che riguarda il cyberspace. Una visione che supera quella organizzazione “a silos” imperante nel mondo aziendale fino ad alcuni decenni fa che si contraddistingueva per una visione di security by obscurity (nessuno doveva sapere cosa faceva la security), per promuove, invece, una visione aperta, trasparente e maggiormente efficace della sicurezza. Una visione che vede non solo una stretta collaborazione fra la sicurezza aziendale e i diversi dipartimenti aziendali, ed una forte cooperazione pubblico-privato, ma soprattutto una cooperazione privato-privato. Grazie a questa capacità di fare rete e di collaborazione i responsabili della sicurezza delle diverse aziende sono in grado non solo di gestire al meglio le diverse minacce come fatto durante il Covid quando Aipsa ha attivato uno specifico canale istituzionale per la condivisione di esperienze e dati.
Questo è lo spirito che da sempre ha animato il Master in Homeland security del Campus Bio-Medico arrivato alla sua XIII edizione. Un master il cui obiettivo è, oltre che fornire questa visione globale della sicurezza e gli strumenti metodologici e di conoscenza necessarie per una corretta attuazione, quello di porsi come hub nella comunità di coloro che operano nel mondo della sicurezza, siano essi pubblici che privati, promuovendo un modello di Open Security che vede i singoli cooperare in un network di win-win.
Questo accordo vuole ratificare la volontà di Aipsa e del Campus Bio-Medico di voler cooperare su questi temi in vista delle sfide che i nuovi scenari tecnologici imporranno aiutando a formare la Next Generation dei security manager italiani. A questo scopo l’accordo prevede, fra le altre cose, di istituire una borsa di studio per un giovane security manager italiano.